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Xbox: presentatrice costretta a dimettersi per molestie ricevute

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Lei si chiama Isadora Basile. Il suo talento come streamer aveva convinto i vertici Microsoft a ingaggiarla come volto di Xbox News nel suo paese d’origine, il Brasile. Poteva e doveva essere una storia bellissima. Però è stata macchiata permanentemente a causa della tossicità di una parte della community. La peggior parte in assoluto. Questo rende questa storia quasi più grave di quella che ha coinvolto di recente Ubisoft.

Basile aveva firmato il suo contratto in settembre ma, dal momento della sua prima apparizione sui canali social di Xbox, sono stati in tanti, troppi, a inviare alla ragazza pesanti minacce. Dalla morte allo stupro, nulla le è stato risparmiato in una gogna social delle più infamanti in assoluto. A raccogliere la testimonianza della ragazza, ci ha pensato il sito The Enemy.

La pressione è stata insostenibile e, al 16 di ottobre, la ragazza ha annunciato il suo allontanamento dalla posizione lavorativa assunta fino a quel momento. A quanto si riesce a evincere dai suoi post social, pare che la decisione sia stata presa di comune accordo con Microsoft. Erano stati in tanti a pensare, in un primo momento, ad un licenziamento perpetuato da Microsoft stessa ai danni di Basile.

Così potrebbe non essere. La decisione della divisione sud-americana di Xbox potrebbe esser stata ancora più drastica di così. Stando ad un post apparso sul profilo twitter ufficiale di Xbox Brasil, Microsoft avrebbe deciso di tagliare ogni ponte informativo in America Latina. Tutto spento con l’unica eccezione del portale Xbox Wire.

La presentatrice, in coda al suo tweet ha scritto: rispetto la decisione presa da Microsoft. Il mio amore nei loro confronti rimane lo stesso di sempre.

Difficile ricostruire la vicenda in maniera esaustiva senza una testimonianza diretta da entrambe le parti. In molti si sono scagliati contro l’azienda di Redmond colpevole di non essersi schierata apertamente in difesa della sua dipendente ed essersi, invece, arresa alla parte più becera di Internet.

Non è nostra intenzione difendere Microsoft in questo caso. Ci sembra però ovvio che, schierarsi pubblicamente al fianco della propria dipendente sarebbe stato un forte segnale nei confronti degli odiatori del web.

Di sicuro sarebbe stato un segnale di supporto nei confronti di una ragazza già provata da continui messaggi minacciosi. Ecco, avremmo apprezzato una mossa alla Neil Druckmann che, dopo le minacce indirizzate a lui e al suo team, si è espresso con fermezza in diverse occasioni.

Come dicevamo, però, mancano alcuni elementi che ci aiutino a ricostruire il retroscena della faccenda. Primo tra tutti: quanto serie fossero queste minacce. Rimane sempre vero che un messaggio ove si augura la morte o lo stupro di qualcuno sia da condannare senza appelli. Ma se esiste il rischio che alle minacce seguano anche ‘i fatti’, allora può essere comprensibile la mossa dell’allontanamento.

Ripetiamo ancora una volta: gli elementi a nostra disposizione sono pochi. Difficile infatti anche stabilire se si sia trattato di dimissioni, licenziamento o di una decisione presa di comune accordo.

L’unico elemento di cui siamo assolutamente certi è la ferma condanna di quegli utenti che, ancora nel 2020, non riescono ad accettare le regole di un vivere civile e si permettono anche solo di pensare le parole che poi riversano sul web. C’è da preoccuparsi seriamente.

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