Il titolo scelto da James Franco per la sua bio-pic dedicata a Tommy Wiseau non poteva essere più azzaccato: The Disaster Artist, l’artista del disastro. In questo caso legale e finanziario.
Ma cerchiamo di andare con ordine. Poco prima dell’uscita della pellicola di James Franco premiata ai Golden Globe del 2017 era stato prodotto un documentario dal titolo A Room Full of Spoons diretto da Richard Harper. Stando alle ricostruzioni Harper avrebbe chiesto il consenso a Wiseau per l’utilizzo di alcune scene di The Room. Di fronte alla risposta negativa di Wiseau, Harper si sarebbe arrangiato utilizzando 69 mini-clip per una durata totale di appena 7 minuti cosa che ha, ovviamente, fatto infuriare Tommy Wiseau.
L’autore del film del 2003 ha quindi deciso di ricorrere alle vie legali rivolgendosi al tribunale canadese per tentare di ottenere il ritiro del documentario e un risarcimento per la presunta violazione di copyright e della privacy operata da Harper nei suoi confronti. Le richieste non sono state accolte dal giudice che, dopo un processo durato circa due anni, ha deciso di ribaltare tutto obbligando Wiseau a risarcire gli autori del documentario. Oltre 750.000 dollari la somma che Wiseau dovrà versare ad Harper e soci.
Secondo il giudice le clip inserite nel documentario non sono sufficienti per costituire una violazione del copyright in virtù proprio della sua natura documentaristica e per la breve durata delle stesse (7 minuti su quasi due ore di film). Secondo la corte, inoltre, gli autori non hanno infranto la privacy di Wiseau avendone “rivelato” nome, nazionalità, età e luogo di nascita, informazioni non considerate sensibili per il Canada ma che Wiseau ambiva a mantenere nascoste, come il suo luogo di nascita che ora sappiamo essere la Polonia.
Gli autori di Room full of Spoon hanno pubblicato la notizia sul loro sito allegando tutti gli atti del processo, ove fosse possibile farlo. Se avete la voglia e il tempo potete connettervi a questo link e provare a rileggere la vicenda.
Una volta dentro ricordatevi di salutare con un bel “Hi Mark”.