Squid Game ha conquistato tantissimo pubblico diventando la serie Netflix più vista fino ad ora. La serie televisiva sudcoreana, dal titolo originale Ojingeo Geim, è stata scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk. Squid Game è uscita in tutto il mondo su Netflix il 17 settembre 2021, al momento, non è disponibile con il doppiaggio italiano, tuttavia può essere fruita in coreano sottotitolato ita.
Un, due, tre… Squid Game
La serie parla di Seong Gi-hun, interpretato magistralmente da Lee Jung-jae, un uomo di mezza età con molti problemi economici che si ritrova a dover superare dei giochi mortali, insieme ad altri 455 persone in difficoltà economiche. I partecipanti di queste sfide, gareggiano in una serie di tradizionali giochi per bambini mettendo a repentaglio la loro vita per vincere un premio di 45600000000 ₩.
La serie sta riscuotendo molto successo grazie ad un cast strepitoso che dimostra quanto la scuola di recitazione sudcoreana sia all’avanguardia. Già ne stavamo avendo prova negli ultimi anni con film come Parasite, ma ancor prima con Oldboy; ed ogni volta mettono l’asticella un po’ più in alto rendendo ogni lavoro una bellezza per gli occhi e per gli amanti della buona recitazione.
Per quanto riguarda, invece i comparti tecnici, assolutamente nulla che ridire. Un plauso particolare va alla fotografia che in più di un’occasione ha saputo stupire. Costumi e scenografie ispirate riescono a sorprendere ed affascinare in un mondo particolare e quasi surreale all’interno dello Squid Game.
Incomprensioni: spoiler alert
La serie sebbene abbia moltissimi elementi positivi, ha anche delle pecche soprattutto per quanto riguarda la regia, la sceneggiatura (e quindi ogni tanto anche la coerenza interna), perciò se volete evitare gli spoiler saltate direttamente al paragrafo successivo.
Fin da subito è evidente che la maestria della fotografia sia abbinata ad una regia caratterizzata da un ritmo notevolmente lento. Scene che potrebbero durare 2 minuti vengono portate a 7-8 minuti, riempiendo così gli episodi di minutaggio superfluo che uccide il ritmo ed il clima ansiogeno che si stava creando (prendo ad esempio la scena della votazione per uscire).
La sceneggiatura alla fine presenta alcune forzature ed incoerenze che fanno a volte storcere la bocca. Per esempio una volta che Seong Gi-hun vince il gioco, va a recuperare il fratello di Sae-Byeok ma invece di riportarlo dalla madre (che sappiamo essere viva) lo lascia alla madre di Cho Sang-Woo senza alcuna ragione.
Oppure la storia del poliziotto infiltrato sembra messa randomicamente soprattutto quando muore senza portare ad alcuna conclusione e nonostante si scopra che il fratello sia il Frontman, il tutto rimane totalmente superfluo e buttato lì, senza dargli un contesto, una profondità ed un reale interesse.
Tutto il finale di Squid Game, sopratutto gli ultimi 40 minuti dell’ultimo episodio, sono un insieme di azioni mosse, sì da un’idea, ma un’idea che risulta buttata lì con un pretesto forse un po’ troppo semplicistico.
Incongruenze e illogicità come queste ce ne sono diverse e farne una lista non avrebbe molto senso, tuttavia i problemi di sceneggiatura che si possono riscontrare qua e là non ne impediscono la visione, anche se ogni tanto possono dare fastidio.
Squid Game: un gioco sopravvalutato
Ebbene sì, penso che Squid Game sia stato forse un po’ troppo sopravvalutato. Non fraintendetemi: è una bella serie e vale la pena vederla anche solo per la recitazione che è qualcosa di superbo; tuttavia non è poi così innovativa.
Squid Game ricalca in maniera molto decisa le orme di saghe e serie come Hunger Games, 3 %, Death Parade, alcune puntate di Black Mirror, Alice in Borderland (già per altro presente come ispirazione di Hwang Dong-hyuk) e altri titoli come i sopracitati. A conti fatti si tratta di un prodotto ben realizzato che però non risulta essere così innovativo o originale, ma una rivisitazione di concept già preesistenti.
Conclusioni
Ne vale la pena? Sì. Squid Game è una serie ben realizzata con molte frecce nella sua faretra e molti bersagli colpiti. Nonostante possa non essere perfetta ha avuto una notevole fortuna e rimane un prodotto che aiuta a passare diverse ore con un’ambientazione e sfide suggestive. Non direi imperdibile ma sicuramente se si ha voglia di investire quella decina di ore ne vale la pena.
Probabilmente la fortuna è dovuta anche al tempo ed al contesto odierno, in cui la povertà è uno spauracchio sempre più presente fuori dalla porta e per molti è una triste realtà. La serie porta lo spettatore, in caso di necessità, a porsi una domanda fatale: io giocherei?