Soul è il 23° lungometraggio Pixar e, in quanto tale, si conferma veicolo di freschezza e novità. L’idea di fondo per la creazione di Soul nasce al regista Pete Docter (Inside Out, Up e Monsters & Co solo per citare alcuni dei suoi lavori) insieme al suo primo figlio, parliamo perciò di un progetto che ha origine 23 anni fa (coincidenze?).
È disponibile già da qualche tempo su Disney +. Diversamente da quanto deciso per la precedente uscita sulla piattaforma di Mulan, questa volta non è richiesto nessun supplemento di prezzo rispetto al normale abbonamento mensile.
Le aspettative erano decisamente alte perciò ci sembra doveroso dedicare qualche riga all’ultimo piccolo grande spettacolo di casa Disney-Pixar.
La trama
Come anticipato in occasione del trailer, Soul si apre presentandoci la vita di Joe Gardner, insegnante di musica alle scuole medie innamorato del Jazz e del mondo della musica. Da tempo in attesa della sua grande occasione, ha finalmente la possibilità di esibirsi al jazz club The Half Note di New York, ma un piccolo contrattempo spedisce la sua anima allo You Seminar, il luogo in cui nascono tutte le anime, prima di essere mandate a vivere sulla Terra in un nuovo corpo.
Qui le anime vengono dotate di un carattere, scoprono interessi e passioni. Dopodiché, vengono preparate al viaggio verso il nostro mondo dalle figure dei Mentori. Joe è convinto di non aver ancora finito il tempo a sua disposizione sulla Terra, e questa convinzione lo spinge ad affrontare in modo particolare l’esperienza che lo attende in questo strano luogo. Sarà costretto a non muoversi da solo, e insieme alla piccola anima 22 preparerà un piano per tornare nel suo corpo. I due non potrebbero essere più diversi, ma questa unione forzata e proprio le differenze che li caratterizzano, fanno da motore ad un’avventura dai risvolti tanto semplici quanto importanti.
Cosa racchiude Soul?
È noto che i lungometraggi Pixar, in alcuni casi più che in altri, sono in grado di parlare agli adulti con la stessa intensità con la quale lo fanno con i più piccoli. In questo caso specifico però, ci troviamo davanti a un vero gioiello. La decisione di presentarci un personaggio nel pieno della crisi di mezza età sicuramente gioca un ruolo importante in ciò, ma non deve passare in secondo piano la trasparenza con cui vengono presentate le varie situazioni.
Nel corso della vicenda incontriamo musicisti, sarti, un barbiere, ragazzini delle medie e lavoratori part time senza sicurezze. Ognuno dei personaggi che ci vengono presentati è aperto a mostrarci la sua vita, le sue aspirazioni e le sue insicurezze. E anche se non siamo direttamente coinvolti nelle dinamiche del mestiere di cui si sta parlando, entriamo in empatia con loro facilmente e velocemente. Nulla da dire perciò, Pixar ancora una volta si conferma perfettamente in grado di toccare le corde giuste (in tutti i sensi questa volta!).
Soul è un inno all’emozione e alla vita, una spinta ad assaporare ogni istante. Ci invoglia a porci più domande e a cercarne le risposte ma, allo stesso tempo, ci ricorda anche che non è quello il fine ultimo della nostra esistenza. Ci mostra la via delle passioni e dell’entusiasmo, ci fa vedere cosa significa inseguire un sogno per una vita e cosa significa non averne uno. E soprattutto, non ci vuole imboccare con deboli morali trite e ritrite. Quello che Soul vuole dirci, indipendentemente da quali che siano i nostri stili di vita o i nostri eventuali interessi, potrebbe essere riassunto così:
Vai e vivi, goditi ogni attimo, la tua strada non è uguale a quella di nessun altro ed è per questo che è importante.
Cosa ci lascia la visione di Soul?
Soul lascia una sensazione davvero particolare. È quel misto di emozioni che Pixar ha imparato negli anni a far emergere sempre meglio, e che ogni volta ci ricorda quanto è bello non aver perso quella piccola parte di noi che, forse, non crescerà mai.
Dopo la visione di Suol si avverte un entusiasmo verso la vita che non dovrebbe mai passare in secondo piano. È come una nuova presa di coscienza sul fatto che siamo vivi, e che è importante. Significa che possiamo fare tanto, possiamo impegnarci o possiamo riposare, affacciarci alla finestra, farci una cioccolata calda o mangiare un trancio di pizza. Possiamo fare tutto ciò e godercelo, e dovremmo.
E un messaggio di questo genere, specialmente visti i tempi ancora tristi che siamo costretti a vivere, non può che essere una ventata d’aria fresca per tutta la famiglia.
Uno spettacolo per gli occhi
Ultimo ma non per importanza, l’aspetto estetico. Siamo abituati ad un certo standard per quanto riguarda la qualità grafica di casa Disney e Pixar, e Soul si dimostra all’altezza dei predecessori. C’è qualche particolare che potrebbe rimandare a lavori come Inside Out, ma di base lo spettacolo per gli occhi è veramente innovativo.
Come se non bastasse già l’idea di base dell’esistenza dello You Seminar e del mondo delle anime, anche i colori che caratterizzano il film sono sorprendenti. Le atmosfere delle stagioni sono ben riuscite, così come lo stacco dal mondo umano a quello delle anime. Per forza di cose siamo di fronte a stili grafici leggermente differenti perché si tratta di due mondi separati, e ciò è reso alla perfezione. Impossibile non notare poi come l’espressività dei personaggi e la loro intensità siano di nuovo in primo piano.
Concludo al volo consigliando Soul a chiunque abbia voglia di emozionarsi e di vedere qualcosa di non banale. Sarà tempo di qualità condito da intrattenimento e musica jazz di altrettanta qualità!