Un’apocalisse dai colori vibranti ci apre il sipario sulle facce di un gruppo di ragazzini, su un gruppo di “piccoli spaventati guerrieri” come anticipa il titolo del primo volume di Orfani, serie creata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari e pubblicata in Italia dalla Sergio Bonelli editore. La serie completa è composta da 54 albi ed è stata pubblicata dal 2013 al 2018, ma in questa recensione parlerò in particolare dei primi 12 volumi che aprono l’opera.
Orfani: la trama
Questi giovani sopravvissuti vengono raccolti dalle ceneri del vecchio mondo e addestrati all’arte militare con lo scopo di distruggere la razza aliena che ha provocato la distruzione del pianeta e la quasi estinzione della razza umana.
Il compito di trasformarli nei migliori soldati della storia spetta ad una affascinante e fatale professoressa e a uno spietato colonnello senza scrupoli. Ma quella che inizia come una semplice storia di fantascienza post apocalittica prende presto un’altra piega, si anima, e come un serpente d’inchiostro s’addentra nei luoghi più profondi della psiche dei piccoli personaggi, ne avvelena la crescita, striscia tra le ferite fino ad arrivare ad una nuova realtà, una realtà agghiacciante.
Struttura e personaggi
Ogni fumetto si divide in due parti: nella prima metà ci viene mostrato uno sprazzo del passato, una finestra nella vecchia vita di uno dei personaggi, e poi l’addestramento al campo Dorsoduro, con i compagni.
Ci vengono mostrate le ferite, la storia, i fardelli, i sentimenti, i demoni di ciascuno dei bambini, e soprattutto ci viene mostrata la loro crescita insieme, il loro tentativo di colmare il vuoto unendosi come una famiglia, in una storia che diventa quasi di formazione.
Nella seconda metà del fumetto troviamo invece il presente, coi nostri orfani ormai cresciuti, soli a combattere su di un pianeta alieno, soli a combattere contro la terribile verità che sta per venire a galla. La struttura è molto curata: ogni dettaglio del passato risulta essere la chiave per la comprensione dei meccanismi che si innestano nel presente, ogni elemento è funzionale, in linea col principio della pistola di Checov, “se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari”.
Disegni
I disegni sono spettacolari, così come i colori, davvero molto curati, e talvolta simbolici, con tonalità molto differenti per la parte del passato e quella del presente, come talvolta accade nel cinema con i flashback. Le espressioni dei personaggi sono complesse, non stereotipate, caratteristiche, così come il loro modo di muoversi, di sorridere, o di parlare, che indica un character design molto studiato.
Conclusioni
Orfani non è solo un fumetto di fantascienza, è distopia, formazione, e ci racconta anche i meccanismi del controllo delle masse, della psiche umana, ci accompagna in una crescita che diventa un tornare indietro per ampliare la propria visione, come un’inquadratura che si amplia.
È un percorso di consapevolezza che ci accompagna, risalendo quella rete intricata di spunti che si rivela essere la foce a delta di un unico grande flusso di pensiero centrale. È un fumetto che vale la pena d’essere letto, perché suggerisce un qualcosa in più, un punto di domanda, un dubbio machiavellico che lascia anche il lettore con un senso di vuoto e angoscia, oltre che con numerosi punti interrogativi.