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Recensione “Il Club dei Suicidi”, un classico moderno

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Il Club dei Suicidi è un classico della letteratura Occidentale, un capolavoro di Robert Louis Stevenson, che mescola i generi e le prospettive in un crescendo di tensione e suspense narrativa. Il titolo fa parte della raccolta Le nuove Mille e una notte (The New Arabian Nights del 1882) e in questo fumetto edito da Kleiner Flug, della collana Narrativa fra le Nuvole, riprende vita attraverso il disegno di Eddy Vaccaro e i testi di Clément Baloup che sono riusciti nel rendere l’opera moderna e attuale anche per i lettori meno avvezzi ai classici.

Trama

Per fare una sintesi della storia, senza togliere il gusto della lettura, basterà dire che il fumetto ha come protagonisti il Principe Florizel di Boemia e il suo fidato Grande Scudiero, il Colonnello Geraldine, che si trovano invischiati in uno strano club di cui presto scopriranno il lato più oscuro.

Il fulcro di tutta la complessa vicenda è il macabro Club dei Suicidi di Londra, che rappresenta una sorta di cornice narrativa, mentre la trama si sviluppa attraverso tre storie che, dopo un viaggio per l’Europa, riporteranno il lettore proprio dove è cominciato tutto per la terribile resa dei conti.

Ma partiamo dall’inizio. Il Principe Florizel di Boemia è in viaggio a Londra e come molti nobili, stanco dei soliti intrattenimenti, cerca sempre qualcosa che possa destare la sua curiosità e il suo interesse. Mai pago dell’avventura coinvolge nei suoi piani il Colonnello Geraldine insieme al quale mette mano ai più vari travestimenti per poter assaporare la vita notturna della città.

Una sera si imbattono in giovane che offre pasticcini alla crema, incuriositi lo seguono e questo li introduce nel Club dei Suicidi, un particolarissimo circolo, all’apparenza come tanti della Londra dell’800, ma che nasconde un terribile segreto: i soci del club cercano, chi per un motivo chi per l’altro, la morte e saranno le carte a decretare vittima e carnefice.

“Le dirò come ogni sera venga scelta non solo la vittima, ma anche un altro membro che diviene lo strumento nelle mani del Club e, in quell’occasione, il ministro della Morte”.

“Buon Dio! Allora si uccidono l’uno l’altro?”.

In queste battute sta tutta la modernità di questo racconto: nel Club si mette in gioco la vita, per porre fine ad angosce e sofferenze, e lo stesso costringe i membri a farsi ministri di morte per gli altri soci. In questo modo nessuno potrà mai parlare del club, perché tutti sono colpevoli e soprattutto nessuno scapperà, anzi ormai carnefici involontari il loro desiderio di morte si farà sempre più forte. Il Presidente del Club dei Suicidi riesce così a mettere in piedi un piano criminale perfetto, senza che nessuno possa incolparlo di alcun crimine.

Questa rivelazione sarebbe stata abbastanza per far scappare chiunque da quel posto macabro, invece il Principe Florizel, nonostante le suppliche del Colonnello Geraldine che cerca di dissuaderlo, resta affascinato dalla figura geniale e perversa del Presidente del Club e decide di sedersi al tavolo da gioco.

Primo giro di carte: chi riceverà l’Asso di fiori sarà l’assassino, chi quello di picche sarà la vittima designata. L’ansia sale e per la prima volta Il Principe pensa di aver avuto una pessima idea e ad ogni carta girata qualcuno tira un sospiro di sollievo, altri sono gettati nella più cupa disperazione.

Riescono per fortuna ad uscire indenni dalla prima sera, ma per quanto ancora la fortuna potrà essere dalla loro parte?

A questo primo capitolo ne seguono altri due, che ad una prima lettura potrebbero sembrare scollegati, ma che invece altro non sono che un cambio di prospettiva che permette alla storia di avanzare e farsi via via più drammatica, fino alla terza e ultima parte che chiuderà tutte le questioni aperte mettendo la parola fine alla storia.

I disegni

I disegni sono intuitivi, ma non tralasciano tanti dettagli che arricchiscono la scenografia o aiutano a contestualizzare l’ambientazione anche storica della vicenda. Ci sentiamo anche noi protagonisti delle serate di svago del Principe e insieme a lui passeggiamo per una Londra che nel suo torpore notturno nasconde inimmaginabili segreti.

In questa storia che fa delle emozioni un punto importante, la resa dei volti, semplice ma studiata, li trasforma in specchi dell’anima e ogni sentimento, ansia, sollievo, disperazione, paura, angoscia emergono attraverso una ricca serie di espressioni, che a volte si trasfigurano tanto da prendere dei connotati quasi demoniaci.

I colori sono protagonisti della storia tanto quanto i personaggi e quasi ne amplificano le emozioni: le emozioni positive e la spensieratezza creano immagini dai toni chiari, mentre l’ansia e l’angoscia generano spazi dai toni scuri, che incupiscono ancora di più l’atmosfera. Un gioco di chiari e scuri ben bilanciato che si raccorda con la storia.

La sceneggiatura

Prima di leggere il fumetto de Il Club dei Suicidi mi sono presa il tempo per rileggere il racconto originale di Stevenson, e devo ammettere che il testo e la narrazione in generale sono molto fedeli al loro modello di base, di cui rispettano anche il registro linguistico.

Anzi il fumetto, come tutte le “storie per immagini” ha il pregio dell’immediatezza comunicativa, le passioni, le ansie che traspaiono nel testo diventano nel disegno dirette e chiare. Così il rapporto tra i personaggi, le furberie di taluni o l’ingenuità di altri prendono forma in un piccolo gesto, in una smorfia, in un’espressione del volto anche solo accennata, che racconta ben altro.

Conclusione

Kleiner Flug con Il Club dei Suicidi dimostra quanto la narrativa classica possa essere fruibile al pubblico di oggi, soprattutto attraverso il moderno mezzo del fumetto, a riprova di quanto i classici abbiano ancora tanto da raccontare.

La grandezza di un classico è proprio questa, cambia medium ma continua a stupirci ed emozionarci.

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