Il 27 febbraio 2020 Netflix ha rilasciato in contemporanea mondiale il remake in CGI del primo mitico film dedicato ai Pokémon, infatti nell’aprile del 2000 le sale cinematografiche italiane trasmettevano il primo lungometraggio dedicato al mondo dei mostriciattoli tascabili, intitolato Mewtwo Colpisce Ancora (Mewtwo Strikes Back); da quel momento il brand ha visto aumentare costantemente la serie di film al suo attivo, si pensi che il remake oggetto di questa recensione è il 22° titolo della serie.
Mewtwo Colpisce Ancora – L’Evoluzione è un film in Computer Grafica diretto da Kunihiko Yuyama, storico direttore di quasi tutti i film del brand e di altri anime di successo (come Ushio e Tora), e animato dalla OLM, Inc. – casa di animazione con sede a Tokyo – che ha lavorato ai film dedicati al mondo Pokémon e ad altre serie famose come Inazuma Eleven e Yo-kai Watch. Il film riprende per filo e per segno gli avvenimenti dell’originale – tranne per alcune scene di contorno – quindi nel remoto caso non abbiate ancora visto nessuno dei due lungometraggi (recuperateli subito!) attenzione agli spoiler che seguono.
La Recensione
Il film segue pedissequamente gli avvenimenti del precedente quindi dal punto di vista della storia non abbiamo novità di sorta, ciò che colpisce invece è la veste grafica rinnovata e i ragazzi di OLM, Inc. hanno fatto un lavoro pregevole in questo senso. Rimanendo fedele al tema anime, con le proporzioni fisiognomiche e corporali che distinguono questo stile, il tutto si sposa molto bene e crea un amalgama piacevole agli occhi, in particolar modo i Pokémon – e i loro attacchi e movenze – non danno mai l’impressione di essere estranei al contesto anzi sono proprio loro a rendere credibile il mondo, fungendo allo stesso tempo da solido punto principale – per i mostriciattoli principali come Pikachu o Mewtwo – e da piacevole contorno – per quelli secondari come Gyarados o Dragonite. Riguarda alle musiche e agli effetti sonori non c’è molto da dire in realtà, sia le prime che i secondi sono quelli che ogni fan del brand di casa Gamefreak è abituato a sentire, grazie alla famosa “I wanna be the very best (Like no one ever was)” – cantata in italiano anche in questo film – e allo storico “POP!” di apertura delle pokéball, gli “allenatori” di vecchia data sentiranno una dolce malinconia accarezzare le proprie orecchie.
Alcune parole di conclusione vanno spese per il Pokémon Mewtwo, che in questo caso sarebbe più corretto definire come personaggio nel vero senso della parola; durante il film vediamo chiaramente il suo arco evolutivo (è proprio il caso di dirlo) portarlo da neonato guidato da risentimento e smarrimento a adulto che ha preso coscienza dell’importanza della vita e del significato di questa. Le riflessioni del Pokémon sono senza dubbio le più profonde che il format abbia mai visto, pensieri che arrivano a sfiorare il filosofico soffermandosi sul senso della vita e sul destino potrebbero sembrare troppo per il pubblico di piccini ai quali è indirizzato il prodotto – e questo forse è vero – ma ciò non toglie che lo spessore della personalità di Mewtwo tiene assieme tutto il film e lo eleva a vero protagonista del film.
La trama
Le scene inziali del film si concentrano su un gruppo di scienziati in spedizione per rintracciare il più raro dei Pokémon, Mew, dal cui materiale genetico avrebbero potuto creare un altro Pokémon e renderlo il più potente di tutti. Dopo mesi le ricerche hanno portato a dei risultati, un campione di materiale genetico del raro Pokémon è stato trovato e il processo di creazione di Mewtwo ha avuto inizio.
Alcuni anni dopo Mewtwo ha raggiunto la maturità e si è risvegliato, confuso e arrabbiato dall’atteggiamento degli scienziati che lo hanno creato – i quali lo vedono solo come un esperimento ben riuscito – li attacca e con i suoi poteri psichici distrugge il laboratorio dove era stato creato. Fra le macerie del complesso Mewtwo si ferma a riflettere sul motivo della propria nascita e sul destino che lo attende, ad interrompere i suoi pensieri è il malvagio Giovanni, capo dell’organizzazione criminale conosciuta come Team Rocket e finanziatore degli esperimenti sul Pokémon, che lo invita a collaborare per riuscire a controllare i suoi poteri.
Poco dopo Mewtwo si rende conto che il rapporto con Giovanni non è di collaborazione ma egli lo sta usando come arma per sconfiggere i suoi nemici, ancora una volta il Pokémon decide di ribellarsi e prendere in mano il suo destino, scappa dalle grinfie dell’allenatore e torna sull’isola dove era situato il laboratorio per iniziare il suo piano di vendetta contro l’umanità che lo aveva creato, usato e tradito.
L’attenzione a questo punto si sposta sul gruppo di protagonisti della prima stagione dell’anime dei Pokémon, Ash, Misty e Brock stanno proseguendo nella loro avventura quando il primo viene sfidato da un allenatore che riesce a sconfiggere facilmente ma qualcuno tiene d’occhio il giovane allenatore. Poco dopo il gruppo di amici riceve una lettera d’invito, il più grande allenatore di Pokémon del mondo sta chiamando a sé allenatori da tutta la regione per motivi sconosciuti. Accettato l’invito e arrivati al porto più vicino i nostri eroi sono costretti a fermarsi perché una tempesta sta impendendo la circolazione delle navi, gli allenatori che hanno ricevuto l’invito però non vogliono arrendersi e grazie all’aiuto dei loro Pokémon tentano la traversata per raggiungere il luogo del ricevimento – la stessa isola dove Mewtwo ha eretto il suo castello – e altrettanto fanno Ash e compagnia, aiutati dall’immancabile trio del Team Rocket formato da Jessie, James e Meowth.
Superata la tempesta – che si scoprirà essere il primo test per selezionare gli allenatori degni di essere ricevuti dal più grande allenatore di tutti i tempi – i nostri amici giungono sull’isola e fanno la conoscenza degli altri colleghi arrivati prima di loro. A questo punto il più grande allenatore di tutti i tempi si svela, non è altri che Mewtwo il quale intende catturare i Pokémon degli allenatori presenti per clonarli e dare inizio al suo piano di vendetta. Dopo un breve scontro è chiaro che i cloni – già creati da Mewtwo grazie al materiale genetico che già possedeva e alle stesse macchine che gli avevano dato la vita – sono più forti dei Pokémon originali e questi ultimi vengono pian piano catturati e portati nel laboratorio di clonazione per essere duplicati. Ash nella folle corsa per raggiungere il suo caro amico Pikachu, anch’esso catturato, distrugge la macchina di clonazione e libera i Pokémon catturati decidendo di affrontare Mewtwo una volta per tutte.
Sul campo di battaglia dell’isola Ash attacca il Pokémon ma viene prontamente respinto con violenza, subito prima di sbattere contro un muro viene salvato da Mew, il Pokémon originale, che viene sfidato dal suo clone, Mewtwo, in quanto quest’ultimo deve dimostrare di essere meglio dell’originale. Inizia una lotta senza esclusione di colpi fra mostriciattoli originali e cloni, preso atto dell’inutilità della lotta Ash si frappone tra Mew e Mewtwo venendo colpito dai raggi psichici dei due Pokémon e venendo apparentemente ucciso. Il sacrifico del giovane fa commuovere tutti i Pokémon, originali e duplicati, che si uniscono in un pianto comune che fa miracolosamente tornare in vita il ragazzo. Mewtwo assistendo all’estremo gesto di Ash realizza che non importa come si venga al mondo, ciò che importa davvero è quello che si fa del dono della vita, decide dunque di partire con i suoi compagni alla ricerca di un luogo dove possano vivere in pace.
Vi lasciamo con il trailer del lungometraggio che, lo ricordiamo, è già uscito su Netflix.
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Empire Of Shit: È italiano il nuovo film in collaborazione con il mangaka Shintaro Kago, autore di “Principessa del castello senza fine”, “Fraction”, ”Anamorphosys” e tanti altri titoli cult per i fan del genere.
Il regista infatti è Alessio Martino: Salerno, classe ‘2000, laureando in Cinematografia presso l’accademia delle Belle Arti di Napoli.
Questa storia inizia nel 2021, quando Kago e Martino incrociarono le loro strade grazie alla partecipazione di quest’ultimo al Contest Cinematografico Unco Film Festival, in cui il famoso mangaka partecipava in qualità di organizzatore e giudice. Martino presentò allora il suo corto “Brief Clisterization of Ideology”, ambientato in un mondo distopico, con la quale si aggiudicò il secondo posto.
Un anno dopo, nel 2022, Martino partecipò nuovamente al concorso con il film “The Formidable Wave that Destroyed and Recreate the World”, aggiudicandosi questa volta il primo premio: la merda d’oro.
Vi è infatti un tema comune in queste opere: la merda. Ed è infatti da questa idea, che Martino presentò a Kago nel 2023, che nasce The Empire of Shit.
La trama è apparentemente molto semplice:
Una giovane donna desidera che le sue feci abbiano un profumo gradevole, e il suo desiderio si avvera. Questo scatena la cupidigia del suo fidanzato, che vede un’opportunità di lucro in questa straordinaria qualità, trasformando una situazione intima in un’impresa commerciale bizzarra e surreale. Ci sarà però un’escalation di eventi, che porterà ad un finale inaspettato. Se tutto ciò vi ha incuriosito: non sentitevi soli, anche noi vorremmo sapere di più su cosa aspettarci, e proprio mossi da questa curiosità, abbiamo intervistato Alessio Martino, il regista di Empire of Shit.
Ciao Alessio, innanzitutto grazie per averci concesso questa intervista, perdonami ma la peculiarità del progetto mi porta a saltare alcune domande di rito e passare direttamente a questa:
Perché la Merda?
Ed è questa la domanda che ogni autore vorrebbe sentirsi porre. Scherzi a parte, sia io che Kago abbiamo molto a cuore il tema della merda perché nessuno gli dà il giusto peso. Che sia una commedia o uno Splatter la merda finisce sempre per essere del grottesco fine a se stesso ma fermandoci a riflettere sopra la materia di scarto ci si può trovare una grande fonte di riflessione.
Qual è il processo creativo dietro le scelte più audaci, sia visivamente che a livello narrativo?
Il divertimento. Quando il progetto è nato c’era una sola idea chiara in ballo: un Gojira fatto di cacca. Questo è uno di quei progetti dove il perno centrale su cui tutta questa macchina deve muoversi è proprio il divertimento. Dai costumi alla recitazione, tutto deve essere motivato dalla voglia di sperimentare e divertirsi su qualcosa che non si prenderà mai abbastanza sul serio… e forse proprio per questo sarà molto più seria di quanto essa stessa crede.
Hai lanciato una campagna indiegogo per finanziare questo progetto: qual è il tuo end-goal?
Prendere i soldi e scappar… cioè! volevo dire, realizzare un lungometraggio. Anche se sembra un’impresa titanica il goal finale sarebbe quello di poter estendere la durata del film al punto tale da darle un corpo vero, e con esso verrebbero tutte quelle fantastiche chicche in più, come la storia manga prequel disegnata da Kago
Come hai attirato l’attenzione del Maestro Kago?
Ma, di per sé è stato un evento molto organico. Ero a Lucca Comics per girare un documentario, lui era lì come ospite e gli ho semplicemente chiesto di prenderci una birra insieme (le birre alla fine furono molto più di una). Da lì Kago mi ha dichiarato tutto il suo interesse nel voler dedicarsi da anni ad un progetto cinematografico senza avere però mai il tempo per poterlo fare effettivamente. E da quì è arrivata la mia proposta…
Quanto influisce la presenza del mangaka sulla produzione del film?
Tantissimo. Sotto ogni aspetto. Il progetto senza di lui non esisterebbe proprio. Tutto l’aspetto visivo della fabbrica, dei mostri (Coff, coff… scusatemi per lo spoiler), della palette cromatica e del taglio narrativo è tutto frutto della sua vena artistica che noi come troupe stiamo concretizzando.
Che emozioni pensi scaturirà il tuo corto nel pubblico?
Così come ti dicevo riguardo il processo creativo, io spero diverta. Spero davvero che lo spettatore si senta annichilito da tutta la follia che gli verrà tirata addosso e che l’unica cosa sensata che si senta di fare sia ridere. Se poi restassero shockati e traumatizzati al punto tale da volerci denunciare, beh se la vedranno con i legali miei e di Kago!!
Posso avere anche io dei gadget?
No. Scherzo! Se la campagna supererà il goal base, ci saranno belle sorprese per tutti i donatori, ma non posso dire altro ora.
Ti ringrazio nuovamente per averci dedicato del tempo parlandoci del tuo progetto.
Ma grazie a te per avermi dedicato il tuo. E come dice la nostra mascotte Mr. Unkoman: “Unko! Unko! Unko!”.
Cari lettori, non sappiamo esattamente cosa aspettarci, ma l’hype c’è, e sicuramente ciò che fa più piacere è vedere un talento emergente nostrano mettersi in gioco.
Potete anche voi finanziare questo progetto tramite la campagna indiegogo!
Oggi per noi fan è un giorno molto triste. Non si è mai pronti a dire addio ai proprio idoli, ma proprio quando meno te lo aspetti ecco arrivare la notizia.
È morto all’età di 68 anni Akira Toriyama, maestro indiscusso del fumetto giapponese, creatore di Dragon Ball, capolavoro per il quale non servono parole, basti vedere quante generazioni ha accompagnato e, siamo sicuri, accompagnerà ancora in futuro. Tra i suoi capolavori ricordiamo anche “Dr Slump”
Toriyama sensei sarebbe morto a causa di un ematoma subdurale acuto alla testa, ha spiegato il suo team di produzione con un comunicato sul sito e su X. Subito sui social si è riversata una pioggia di affetto e lacrime, l’ultimo tributo dei suoi fan all’uomo che ha rivoluzionato il mondo dei manga e che ha inciso profondamente sulla trasformazione del genere, aprendo la strada a tanti dopo di lui.
Chi era Akira Toriyama, il papà di Dragon Ball
Nato a Nagoya nel 1955, Akira Toriyama era conosciuto soprattutto per il manga “Dragon Ball”, creato nel 1984, che raccontava la vita e le avventure del prodigio delle arti marziali Son Goku, fin dalla sua infanzia.
Il manga ha venduto almeno 260 milioni di copie in tutto il mondo e ha dato origine a numerosi adattamenti per la televisione, il cinema e i videogiochi, e ha avuto numerosi sequel come “Dragon Ball Z” o più recentemente “Dragon Ball Super”.
The Sandbox, uno dei principali mondi virtuali decentralizzati oltre che sussidiaria di Animoca Brands, e TOEI ANIMATION CO., LTD., una delle principali società di animazione del Giappone, hanno annunciato una partnership per creare esperienze Web3 basate sulle proprietà intellettuali (i personaggi) di TOEI ANIMATION nel metaverso di gioco The Sandbox.
Le due aziende stanno sviluppando le esperienze nella LAND in collaborazione con Minto, Inc.. Pioniere dell’animazione giapponese, TOEI ANIMATION ha prodotto alcune delle produzioni di animazione più longeve e di maggior successo planetario, tra cui Dragon Ball, Sailor Moon e ONE PIECE. Grazie alla partnership con TOEI ANIMATION, The Sandbox continua a portare avanti collaborazioni basate su personaggi e contenuti tra i più popolari e influenti della cultura dell’animazione giapponese.
Per commemorare questa partnership, The Sandbox regalerà NFT in edizione limitata alle prime 1.000 persone che si registreranno sul sito register.sandbox.game/toei-animation-it. Il tipo di NFT, comunque non basati su IP di TOEI ANIMATION), sarà annunciato in un secondo momento.
“TOEI ANIMATION sta salpando nel metaverso. Siamo molto felici e orgogliosi di lavorare con The Sandbox e Minto come nostri partner. Sono fiducioso del fatto che insieme tracceremo nuove rotte che guideranno l’industria dell’intrattenimento negli anni a venire – ha affermato Satoshi Shinohara, amministratore delegato di TOEI ANIMATION -. Non vedo davvero l’ora di vedere i vari personaggi che abbiamo creato finora addentrarsi in questo nuovo campo”.
“Manga e anime giapponesi come Dragon Ball, ONE PIECE e Sailor Moon di TOEI ANIMATION hanno sempre fatto parte della mia vita. Sono felice di portare questi contenuti in The Sandbox affinché i giocatori e i creatori di tutto il mondo possano apprezzarli – spiega Sebastien Borget, COO e co-fondatore di The Sandbox -. Questa partnership è un’aggiunta entusiasmante per la nostra piattaforma di metaverso aperto perché porta alcuni dei migliori contenuti della cultura giapponese alla nostra comunità di creatori”.
In parte immobiliare virtuale, in parte parco di divertimenti, The Sandbox abbraccia pienamente l’idea del metaverso come uno spazio digitale condiviso continuo in cui mondi ed eroi si incontrano per creare magie. Quella con Paris Hilton si unisce a oltre 400 partnership esistenti tra cui ZeptoLab, Warner Music Group, Ubisoft, The Rabbids, Gucci Vault, The Walking Dead, Snoop Dogg, Adidas, Deadmau5, Steve Aoki, Richie Hawtin, The Smurfs, Care Bears, Atari, ZEPETO e CryptoKitties. Queste alleanze seguono la visione del team di The Sandbox di consentire ai giocatori di creare le proprie esperienze utilizzando personaggi e mondi sia originali che celebri.