Il primo incontro tra gli Italiani e gli anime fu al cinema: infatti tra la fine degli anni ’50 e la prima metà degli anni ’70 diversi lungometraggi vennero proiettati nell’ambito di matinée domenicali – a volte erano spacciati per prodotti americani –; tra i titoli di questo periodo ricordiamoLa leggenda del serpente bianco, Saiyuki e Jungle taitei, Leo – Il re della giungla (1966), Andersen monogatari (del 1968 tradotto in Le fiabe di Andersen), Taiyo no Ōji – Horusu no daiboken (del ‘68 distribuito con il titolo La grande avventura del piccolo principe Valiant), e Nagagutsu o haita neko (del 1969 conosciuto con il titolo Il gatto con gli stivali).
Ma è stato a partire dalla seconda metà degli anni Settanta che gli anime si sono diffusi capillarmente in Italia, grazie all’importazione di tantissime serie tv destinate al piccolo schermo. Il 13 gennaio 1976 Rete 2 (oggi Rai 2) iniziò la messa in onda di Barbapapà(Bābapapa) – che in molti considerano il primo anime giapponese periodico trasmesso in Italia – seguito nel gennaio 1977 da Vicky il vichingo (Chiisana Viking Vikke), Kimba il Leone Bianco, nel 1978 da Heidi (Alps no shōjo Heidi) e Atlas UFO Robot (UFO Robot Grendizer).
Da quel momento ci fu il boom e tantissime emittenti, pubbliche e private, grandi e piccole acquistarono (non sempre legalmente) tantissimi titoli nipponici che diventarono parte della cultura di massa italiana.
Barbapapà è nato in un giardino, proprio come un fiore. Può assumere qualsiasi forma, è molto simpatico e piace a tutti. Ha costruito una casa per la sua famiglia, non lontano dal villaggio dove vivono i suoi amici Francesco e Carlotta. Con poche trasformazioni e con una fervida immaginazione, lui supera facilmente tutte le situazioni più difficili! È sempre pronto ad aiutare ed è dotato di una grandissima buona volontà.