Due anziani signori appollaiati all’ultimo piano di un palazzo, guardano un mondo in crisi. Ambientale, sociale, politica. Ma Attilio e Zena non sono semplici spettatori di questa tempesta: molti anni prima erano nella stanza in cui si decise di creare il Partito che governa il Paese. Nel suo nuovo graphic novel, Piovono Corvi, Daniel Cuello racconta un mondo non troppo lontano dal nostro: lo stesso in cui ha ambientato Residenza Arcadia, Mercedes e Le Buone Maniere (che ci aveva raccontato in un’altra intervista due anni fa). Ma è una storia a sé stante, ricca di personaggi complessi e temi forti — che continuano a parlarci anche dopo aver chiuso il libro. Perché, come ci spiega Cuello in questa intervista, non è un futuro distopico: è un mondo a meno di cinque minuti (forse pochi secondi) dal nostro.
Piovono Corvi, intervista all’autore Daniel Cuello
In questa storia, tutti hanno i minuti contati. Il Partito, che governa lo Stato (non molto immaginario) in cui vivono i personaggi di Piovono Corvi, sta per subire una resa dei conti. Il pianeta stesso, sconvolto dalla crisi ambientale, sembra più arido che mai. In questo mondo che brucia, Attilio e Zena avanzano lentamente sotto il peso dei loro anni. Qualcuno li sta cercando, per chiedere conto di quello che hanno fatto anni fa, quando il Partito stava solo nascendo. Anche se Zena, non si ricorda di quello che ha fatto, affetta da quella che sembra demenza senile.
Mentre cercano di sopravvivere, aiutati anche da Sami e dal complesso gruppo di personaggi che vive nel loro hotel vicino al confine, assistiamo anche a un’altra persona in fuga. Una donna che non parla, ma che fugge da un pericolo che non vediamo. Questa doppia “bomba a orologeria” ci costringe a girare le pagine con dita ansiose, mentre Cuello ci svela l’umanità dietro ai personaggi messi alle strette. Fra funzionari spietati e chi cerca di mantenere la propria morale anche nei momenti più difficili, Piovono Corvi ha un cast di personaggi che non potremo dimenticare. Anche perché è nei loro ricordi che si celano i segreti più indicibili e i punti di svolta delle trame che Cuello ha saputo intrecciare per un impatto emotivo davvero fortissimo.
Il tempo di cambiare, il tempo di ricordare
Se è vero che abbiamo apprezzato tutti i romanzi grafici di Cuello, con il suo stile carico di pathos e i personaggi spietatamente complessi, ci sembra che Piovono Corvi colpisca forte come non mai. Forse perché il mondo della storia è in crisi permanente, forse perché anche il nostro lo è.
Con il tuo nuovo libro, ci riporti in un mondo che conosciamo bene dopo Residenza Arcadia, Mercedes e Le Buone Maniere (ci sono anche diversi “easter egg”). Se già nei primi tre volumi questo mondo è pieno di tensioni, in Piovono Corvi sembra al collasso. Cosa sta succedendo? Questo libro è il culmine della storia che hai voluto tracciare con gli altri romanzi (pur autoconclusivi)?
Piovono Corvi ha un respiro, una quantità di personaggi, trame e sottotrame tutte sue e per quanto possa sembrare vicino agli altri libri, è completamente diverso. Perché sono diversi i perni intorno ai quali gravitano i vari eventi. Chiaramente, poi, dietro la storia che seguiamo, alle spalle dei protagonisti, c’è tutta un’altra linea narrativa che funziona per conto suo ma che, però, non toglie niente a chi legge i libri in modo randomico. Da questo punto di vista non direi che Piovono Corvi è il culmine, è, semmai, un punto di non ritorno lungo un percorso, un punto in cui un cambiamento si rende necessario.
Fin dalla prima pagina, si capisce che il tempo gioca un ruolo fondamentale in Piovono Corvi. Anzitutto, perché gli eventi della trama e la struttura stessa del romanzo sembrano bombe a orologeria. Perché hai puntato su questa continua urgenza (specie dopo Le Buone Maniere e il suo ritmo volutamente lento)?
Non credo di essere il solo a provare angoscia per il tempo che passa, che scade, in un qualunque contesto. Talvolta al punto di diventare il mio unico pensiero. Un conto alla rovescia che inevitabilmente diventa fretta, angoscia, urgenza perché, appunto, il tempo sta finendo, il tempo sta cambiando, e nulla può sfuggire al tempo. Da cui la necessaria struttura ad orologeria dell’intera storia.
A proposito di tempo, la storia si gioca su due piani temporali diversi: da un lato vediamo flashback sulla nascita del Partito e della dittatura che ha portato, dall’altro vediamo quello che sembra essere il suo collasso. Avevi già in testa questo inizio e questa fine quando hai immaginato il mondo in cui sono ambientati i tuoi romanzi? Oppure sono gli eventi degli altri libri che ti hanno fatto scrivere la “storia ufficiale del partito”?
Ahimè no. Mi spiego. Fin da Residenza Arcadia avevo in testa l’organigramma del Partito, che forma di “nazione” fosse, quali le sue figure chiave. Ma non sapevo ancora dell’esistenza di Zena o Attilio. In effetti già in Mercedes avevo messo un confine protetto da cinte murarie e introdotto gli anni senza nuvole accennati per la prima volta da quella carogna di Carlito. In Le buone maniere Sandro scappa a “nord”, dove, oltre il confine, esiste un’intera nazione fatta di profughi. Mentre lavoravo a Le buone maniere sapevo che qualcosa sarebbe accaduto lassù, dove non piove, nel deserto che attraversa Mercedes e nel quale trova rifugio Sandro. Ma il resto no, non lo sapevo. E ahimè, come dicevo, non mi sono dovuto inventare molto se non i personaggi e le loro vicissitudini: la realtà, quella che viviamo quotidianamente noi qui o in altre zone geografiche del pianeta, sono già come le descrivo io in Piovono Corvi. Per questo mi sorprendo quando parlano di distopia. Distopia in che senso, se tutto ciò che racconto o è già capitato o sta capitando, magari altrove?
Di tempo sembra averne poco anche la protagonista del tuo romanzo, Zena, una donna anziana che non ricorda più il suo passato. Ma è proprio riacquistando la memoria di quello che ha fatto che vediamo il suo personaggio evolvere: non perché cambia, ma perché ricorda chi è. Cosa ti ha spinto a scegliere Zena come protagonista, e che ruolo gioca la memoria in questa storia?
Gli anziani delle mie storie hanno tutti un motivo di essere tali. Non ci potrebbe essere la latta di metallo con il significato che si porta dentro, se non ci fosse l’anziano Dimitri a conservarla con amore. Non ci sarebbe la difficoltà di accettare il nuovo, il diverso, senza la rigidità del più maturo Gianluigi di Le buone maniere. La vecchiaia mi permette di raccontare due storie contemporaneamente. La memoria individuale e quella collettiva e di come, queste due memorie, interagiscono fra di loro entrando spesso in contrasto e impedendo di arrivare una una sola Verità.
Oltre alla memoria, in questo libro mi sembra che parli molto di “responsabilità”. Ci sono personaggi che cercano di sfuggirle: Attilio, il marito di Zena, che “sente il passato che lo guarda”; il Partito che prova a scaricare le sue colpe; la colpa indicibile di Carlito. Invece, Zena e la donna muta che scrive “mi dispiace” su un cartello si assumono le proprie responsabilità, e questo fa sperare in una redenzione. Perché questa contrapposizione, e cosa significa all’interno della storia?
Più che di redenzione, parlerei di stanchezza, di rassegnazione. Attilio rappresenta il fatalismo, anche quando prova ad opporsi al passare del tempo, non può non sentire il gravare degli anni, dei ricordi e delle scelte.
Nel romanzo, vediamo anche molti personaggi bistrattati per il loro ruolo e per le proprie origini, come Alejandro e Sami. Che ruolo giocano in Piovono i Corvi?
Anche questi personaggi, Sami e Alejandro, sono uno specchio ben preciso di alcune fette della nostra società che non vogliamo vedere, che nascondiamo, che ci spaventano. Forse per paura della ricchezza culturale e conseguente cambiamento che possono portare e la rabbia, la frustrazione, che deve necessariamente trovare una sua collocazione, una valvola di sfogo, all’interno della società. E invece no. Continuiamo a nascondere ciò che ci spaventa o che richiede più fatica.
Anche la religione trova il suo spazio in questo romanzo, specialmente nel ruolo del cardinale Raysol e del “monaco essiccato”. Cosa hai voluto raccontare con questi due personaggi?
Può esistere una persona che non creda in niente? Che sia Dio, Ishqur, la scienza, un’ideologia politica o il proprio io, ogni persona ha bisogno di poter credere in qualcosa. Questo, però, significa accertare anche i rischi che comportano i dogmi che ogni credenza porta con sé. Come il totale smarrimento del cardinale Rayosol.
Due anni fa a Lucca ci avevi spiegato che questo mondo è “cinque minuti nel futuro” rispetto al nostro. E sicuramente si riescono a vedere alcuni paralleli con le attualità: la gestione dei rifugiati, il riscaldamento globale. Cosa separa il nostro mondo (che spesso racconti nelle tue strisce sui social) da quello che vediamo in Piovono Corvi?
Ormai i cinque minuti sono diventati pochi secondi. È il motivo per il quale mi sono impegnato molto, lavorando fino allo sfinimento, per farlo uscire in questo periodo. Avrei tranquillamente potuto chiedere a Bao Publishing di posticipare l’uscita alla prossima primavera e non credo avrebbero avuto molto da obiettare, ma mai come ora, e il conto alla rovescia del libro ne è testimone, sentivo che tra anche solo sei mesi sarebbe stato troppo tardi. Il momento era ora.
Il romanzo ha molti momenti “fatalisti”, in cui sembra come nel Gattopardo che tutto deve cambiare perché nulli cambi. Però, ci sembra che pur con un finale drammatico hai voluto dare una speranza: una persona può fare la differenza, se fa la cosa giusta. La pensi davvero così, anche fuori dal romanzo?
Deve necessariamente essere così! Beninteso: la collettività, la comunità, l’intersezione delle battaglie sono la valanga. Ma non ci sarebbe nessuna valanga senza i sassolini che la scatenano, in montagna, per citare Gandalf. Ed è proprio di quei piccoli, dimenticati, sassolini, che a me piace parlare, osservare, comprenderli, diventarne uno a mia volta. E mentre sono lì, tra i sassolini, percepisco la valanga tutt’intorno.
Hai ancora storie da raccontare in questo universo narrativo? Cosa possiamo aspettarci da questo futuro?
Me lo chiedono spesso e la mia risposta per ora è sempre la stessa “lo scopriremo”. Io un po’ di cose le so già
Piovono Corvi è una storia forte, da leggere e da analizzare. Ve lo consigliamo, e anche se come diceva Cuello non c’è bisogno di leggere gli altri libri (Residenza Arcadia, Mercedes, Le Buone Maniere) per capirlo, pensiamo che anche loro meritino una lettura. Potete trovare Piovono Corvi sul sito di Bao Publishing, in libreria e nel box Amazon qui sotto.