Copyright e video su internet, una questione lunga e annosa che non si può certo riassumere in poche righe, ma che torna ad infiammare gli artisti che chiedono che l’utilizzo delle loro musiche sia, giustamente, pagato. Questa volta la controversia ha colpito Twitch.
Le richieste della Artists Rights Alliance
Di recente l’Artists Rights Alliance, un’organizzazione no profit a difesa dei cantanti, ha scritto a Jeff Bezos, ceo di Amazon, proprietario della piattaforma dal 2014, per fare il punto della situazione: durante il lockdown infatti si sono moltiplicate non solo gli spettacoli dal vivo, ma anche le violazioni del copyright.
Su Twitch milioni di ragazzi condividono con il pubblico le loro abilità con videogame e performance creative e i loro show sono sempre accompagnati da canzoni, il più delle volte, protette dal diritto d’autore.
Per gli autori dei brani pare che questa volta ci si sia spinti troppo oltre, anche se Bezos, in un’audizione di fronte ai parlamentari americani il 2 agosto del 2020, ha detto di non sapere che Twitch trasmettesse canzoni protette dal copyright. Una risposta fin troppo elusiva, che cerca di scaricare le responsabilità di chi invece doveva controllare.
La crescita di Twitch
La Artists Rights Alliance non ha lasciato correre sottolineando come durante i mesi di chiusura forzata Twitch sia cresciuto in modo esponenziale, facendo registrare nel secondo trimestre del 2020, 5 miliardi di ore di visite (con una crescita dell’83 % rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente). E le proiezioni mostrano che la piattaforma raggiungerà presto i 40 milioni di utenti nei soli Stati Uniti.
Preso nel fuoco incrociato, Twitch non ha potuto fare finta di niente e ha imposto dei seri controlli che, come spesso accade in questi casi, sono stati una cura più dura del male stesso, facendo infuriare i produttori di contenuti della piattaforma.
Politica “tolleranza zero”
Gli utenti di Twitch ricevono fino a tre avvisi (o “strike”) se le loro trasmissioni violano il diritto d’autore e al terzo e ultimo avvertimento, l’account può essere chiuso in via definitiva, come accade anche su YouTube.
Così a partire da quest’estate, Twitch ha avvisato decine di migliaia di giocatori, tra cui alcune star della piattaforma, perché dei loro vecchi video – creati tra il 2017 e il 2019 – violavano il Dmca (Digital Millennium Copyright Act), la legge statunitense che tutela il diritto d’autore.
Twitch, pare avere messo in atto una politica “tolleranza zero”, spingendo gli utenti a mettersi in riga anche con il passato, ma la piattaforma come ha intenzione di comportarsi per il futuro?
Critiche a questo approccio punitivo vengono anche dalla Artists Rights Alliance che preferirebbe che Twitch consentisse la pubblicazione dei brani, mettendo però a disposizione degli utenti un catalogo ufficiale delle canzoni. In questo modo per ogni canzone la piattaforma dovrebbe riconoscere un contributo agli artisti titolari del diritto d’autore.
Non c’è da stupirsi che i musicisti, così come utenti e giocatori, vogliano guadagnare con Twitch, era solo questione di tempo. Ma Twitch sarà in grado di bilanciare gli interessi di tutti, e soprattutto i suoi?