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Molestie: l’autore di Act-Age deve risponderne davanti al giudice

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Oggi, in occasione del Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, torniamo a parlare di un fatto che ha sconvolto il mondo dell’editoria giapponese. Vi ricordate il caso Act-Age?

Il manga stava avendo un buon successo di pubblico, ma la rivista Weekly Shonen Jump è stata costretta a cancellarlo perché il suo sceneggiatore, Tatsuya Matsuki, era stato arrestato per molestie sessuali ai danni di alcune minorenni.

Dopo i primi momenti di imbarazzo e di gogna mediatica, e di un disperato tentativo di difesa, sono stati trovati dalla polizia dei video che hanno compromesso definitivamente la posizione di Matsuki, che è stato liquidato in fretta e furia dalla casa editrice. È calato così il sipario su Act-Age e sulle possibilità che l’opera vedesse una sua trasposizione animata.

Matsuki davanti al giudice

Ora, a distanza di mesi, il caso è arrivato davanti al giudice. Tatsuya Matsuki, messo all’angolo dalle prove, ha ammesso di essere colpevole per gli atti di molestia ai danni di una studentessa delle scuole medie e il pubblico ministero ha subito chiesto un anno e sei mesi di carcere.

Ma la difesa dell’ex mangaka ha richiesto la sospensione della sentenza: la motivazione? Il caso avrebbe già avuto grande rilevanza pubblica e mediatica e Matsuki avrebbe già ricevuto una punizione sufficientemente severa dalla Casa editrice, che l’ha licenziato e ha cancellato la sua opera.

Assurdo direte voi, eppure è così e se l’istanza della difesa fosse accolta, allora Matsuki non dovrà scontare neanche un giorno di carcere, ma sarà obbligato a seguire una buona condotta fino alla fine del termine deciso. Il 23 dicembre ci sarà il giudizio definitivo sull’autore di Act-Age.

Il silenzio uccide

Queste sono storie di cui non vorremmo parlare, perché vorremmo che il mondo dei manga, che tanto amiamo, resti sempre puro e immacolato, ma purtroppo non è così: allora urliamo le cose che non vanno, denunciamo abusi e violenze di ogni tipo. Senza distinzioni di genere, la violenza è violenza!

Quest’anno, anche sull’onda del movimento Me Too, sono venuti a galla tante storie che hanno fatto tremare i dirigenti della Ubisoft, e addirittura cancellare l’EVO. Il momento di parlare è questo: il silenzio uccide, perché permette ai colpevoli di restare impuniti.

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