Megarette – Savage New World nasce dalla mente di Andrea Pirondini e Aldino Rossi nel 2013. Il progetto si compone di una trilogia ed è edito da Weird Book, per la collana Dark House. I disegni sono di Giacomo Pilato e Fabio Govoni, nomi che vantano rispettivamente precedenti lavori già trattati da Shockdom e Il marchio giallo.
Un occhio al progetto e l’altro al team!
Vista l’origine del personaggio datata 2013, si può dire che Megarette viene da lontano ormai. Dopo l’abbandono di Rossi il lavoro finale subisce vari cambiamenti, ma l’opera generale si conferma di genere fantascientifico, anche se ingabbiarla in una sola categoria è un po’ un sacrifico. Ma ne riparleremo successivamente.
Si tratta senza ombra di dubbio di un progetto ambizioso, davvero ampio. Nella realizzazione di una storia a fumetti si uniscono a collaborare molto spesso figure professionali diverse, a cui magari non si tende a pensare. Nel caso di Megarette, ci troviamo di fronte ad un’autoproduzione che ha saputo unire studi derivanti dagli ambiti più differenti. Eppure questi scambi hanno fatto sì che alla fine una storia articolata come quella di Megarette potesse vantare una struttura solida e funzionale.
Si sa che a un fumetto lavorano sceneggiatori e disegnatori, e forse non stupirà tutti sapere che in questo caso è stata necessaria anche la partecipazione di qualcuno venuto dalla modellazione 3D. Quello che colpisce ancora di più sono le professionalità che hanno collaborato insieme ai creatori della vicenda, come due paleontologi e uno storico delle religioni. Come può tutto ciò avere a che fare con la vicenda di una gigantessa calata in un mondo post apocalittico? Ci arriviamo subito!
La trama (vol. 1)
‘Megarette, una gigantessa d’acciaio alta venticinque metri, precipita sulla Terra dopo un lungo sonno nello spazio siderale’. Così inizia il primo volume della trilogia di Megarette, e allo stesso modo si apre la breve trama riportata sul dorso. Ma chi è quindi Megarette? Non lo sa neppure Anna, il piccolo alter ego della gigantessa che, sperduta, si ritrova su una Terra desolata dai toni post apocalittici. Gli uomini sono di nuovo selvaggi e pericolosi, la catturano e inizialmente la terranno prigioniera su una cittadina-isola di cui nemmeno Anna sa nulla. L’unica cosa che la ragazza sa, è che esiste un altro gigante, ma si tratta di un enorme robot che le ricorda solamente la sua Megarette.
L’inizio della saga pone molte domande, insieme ai presupposti per uno sviluppo decisamente avvincente. Non va sottovalutato il senso di instabilità che si avverte dall’inizio però. L’umanità è minacciata infatti, quale che sia questa minaccia però, deve ancora essere svelato, insieme al passato e al destino di Anna. La ragazza non si ricorda perché sia finita lì e dovrà scoprirlo se vuole sopravvivere in questo tempo, che non è l’unico ‘temp’ del mondo da tenere in considerazione per la trama.
Tematiche, spunti e pensieri da Megarette
In questo breve articolo parleremo solamente del primo volume della trilogia.Gli spunti di riflessione non sono pochi (e state pronti la recensione del secondo volume che è già in lavorazione!).
Dunque, da dove iniziare? La trilogia di Megarette si destreggia continuamente tra aspetti scientifici e fantascientifici, e si ripropone di trattare tematiche di una certa importanza. Tutto ciò è chiarissimo già dalla lettura del primo volume e lo si può intuire per più motivi.
Innanzitutto Megarette sembra parlare di un’umanità ormai verso il collasso, che si è lasciata alle spalle qualcosa di orribile, ma che probabilmente così alle spalle non è. Poi parla di guerra e di confini, gli esseri umani vivono all’interno di mura, protetti da vedette e passaggi strettamente controllati, in un territorio devastato dal tempo e dalla violenza passata.
Ma parla anche di giganti, di robottoni dalle dimensioni gigantesche, e di quando sulla Terra, l’uomo conviveva con i fantomatici Neanderthal.Nessuna di queste tematiche probabilmente risulterà al cento per cento nuova ai lettori, eppure… vi è mai capitato di ritrovarle tutte in un’unica ambientazione? Ed ecco spiegata la necessità di un team di lavoro ampio e differenziato.Per sorreggere nel modo giusto un progetto tanto complesso è sicuramente necessario un lavoro di ricerca di un certo livello. Lavoro che il team in questione ha affrontato per diverso tempo prima di mettere mano all’opera.
Ma non sarà un po’ troppo?
Potreste avere le idee confuse dopo questo piccolo paragrafo, ma la chicca arriva ora. Tutte queste tematiche sono già presenti dal primo numero e… funzionano benissimo! È palese che il numero uno da solo non possa bastare, servono spiegazioni, chiarimenti e soprattutto è necessario capire come mai, ad un certo punto, ci si ritrovi di fronte ad una realtà temporale differente. L’introduzione alla saga di Megarette ci trasporta in un mondo complesso, dalla politica ancora difficile da interpretare e da un’ancora più dubbia religione dilagante tra questi sopravvissuti.
E nonostante la quantità di elementi inseriti, il lettore non si trova disorientato in modo scomodo, anzi! La curiosità aumenta all’aggiunta di ogni passaggio o accenno nuovo, la trama si infittisce e insieme cresce il bisogno di capire dove voglia portarci.
Non voglio parlare troppo di altre tematiche perché sarà più opportuno affrontarle dopo la lettura del secondo volume. Per ora la cosa fondamentale da dire su Megarette è che l’enorme lavoro di preparazione alla base di questo fumetto è riscontrabile durante la lettura. E questo è uno dei maggior pregi del fumetto.
Dall’altra parte, consiglio una lettura attenta. Megarette non è il fumetto adatto per rilassarsi e staccare la mente, prenderlo sottogamba potrebbe portare a tralasciare alcuni passaggi fondamentali per lo sviluppo del destino di Anna.
Quindi Megarette è fantascienza?
Sì, Megarette è un fumetto fantascientifico. Ma come abbiamo imparato durante tutti questi anni di lettura di fumetti, una saga difficilmente è limitata ad un singolo genere. Come difficilmente risulta limitato il potenziale di esso. Diciamo questo perché, già dalle prima vicissitudini, all’interno dell’alone futuristico e apocalittico, troviamo altre tematiche quali la ricerca di sé stessi assieme a quella delle proprie origini, i rapporti fra sudditi e autorità (anche se forse parlare di autorità è utilizzare una terminologia imprecisa), e le incertezze date da oscure paure ancestrali.
Sguardo ai disegni e ai personaggi
Concludiamo questa prima chiacchierata su Megarette con un doveroso sguardo alla parte grafica. Il motivo principale per cui serve questo paragrafo è l’utilizzo della modellazione 3D fatto dai creatori della saga. Ovviamente non troviamo figure ricreate al pc inserite singolarmente nelle vignette, ma se proprio queste vignette funzionano è anche grazie a questo lavoro.
Per rappresentare la gigantessa e il misterioso robottone con le sue sembianze, è servito un lavoro di costruzione e rifinizione della loro struttura principalmente 3D. Questo perché i disegnatori, per poter creare movimenti dei personaggi credibili e funzionanti, hanno giustamente avuto bisogno di basarsi su quelli che sono gli effettivi gesti consentiti, e non, a queste entità. Da qui la necessaria collaborazione di cui sopra.
Altra bellezza di questo fumetto è l’utilizzo del bianco e del nero. Ci sono grigi e ci sono retini nei disegni, ma non per questo i neri passano in secondo piano o sono meno evidenti. La storia è seria, misteriosa e scura, e sarebbe molto più semplice ricreare queste atmosfere con l’utilizzo dei colori giusti al posto giusto. La decisione di basarsi sul bianco e sul nero perciò è sicuramente notevole ed apprezzabile. Forse io sono di parte, ma credo possa essere una decisione apprezzata dai più.
Concludeo ricordandovi l’arrivo a breve della seconda parte della recensione diMegarette, e consigliando agli interessati di recuperare la saga. Già dalle premesse, difficilmente verremo delusi più avanti.