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Legge anti-videogiochi: un ragazzo vuole fare ricorso alla Corte Suprema del Giappone

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Stiamo seguendo da qualche tempo una vicenda particolare che riguarda la Prefettura di Kagawa – sita nella regione giapponese di Shikoku – e i suoi abitanti che hanno visto l’emanazione di un’ordinanza, in vigore dal 1° aprile di quest’anno, che va ad intaccare seriamente la libertà di utilizzo dei videogiochi e di vari dispositivi elettronici affini. Ricapitoliamo.

Dal 2018, lo sappiamo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto come malattia la dipendenza da videogiochi e il Giappone – uno dei Paesi con il più alto numero di ore passate davanti a uno schermo – si era subito mobilitato per cercare di gestire il problema, in questo senso i governatori della Prefettura di Kagawa sono stati particolarmente incisivi.

Con l’ordinanza che citavamo sopra i cittadini residenti nella Prefettura sono stati sottoposti ad una serie di restrizioni in termini temporali per l’utilizzo dei videogiochi: 60 minuti al massimo durante i giorni feriali e 90 minuti durante i giorni festivi per tutti i soggetti minorenni (20 anni è la maggiore età in Giappone), inoltre gli smartphone e i dispositivi simili non possono essere utilizzati oltre le 22:00 per tutti coloro che hanno meno di 15 anni.

Quest’ordinanza, come spesso accade, ha visto sostenitori e oppositori e proprio questo ultimi si sono mossi negli ultimi mesi arrivando persino a promuovere delle cause civili avverso l’atto della Prefettura, ma la storia non finisce qui. Apprendiamo che un ragazzo residente a Kagawa, con il supporto della sua famiglia evidentemente, ha deciso di ricorrere alla Corte Suprema del Giappone – l’organo che controlla la legittimità costituzionale delle leggi e dei vari atti emanati dalle autorità nipponiche – per far dichiarare incostituzionale l’ordinanza della Prefettura di Kagawa; tutto questo procedimento richiede anche la presenza di un avvocato che, pare, sia stato trovato dalla famiglia e abbia accettato di lavorare come legale in questo ricorso.

Com’è stato per gli articoli precedenti scritti da noi che si occupavano di questo tema, lasciamo alla sensibilità del lettore ogni considerazione riguardo all’ordinanza e alle questioni sociali e culturali che rientrano nella vicenda. Noi continueremo a seguire ciò che sta accadendo – facendo presente che sono iter legali e burocratici estremamente lunghi quelli ai quali ci si riferisce, perciò le notizie arriveranno molto dilazionate nel tempo – e vi terremo informati sulle novità riguardo a questa discussa ordinanza e sulle opposizioni che sta scatenando nel lontano Paese del Sol Levante.

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