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Le acquisizioni degli studi fanno male al business dei videogiochi?

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La domanda che fa da titolo a questo articolo è – o almeno dovrebbe essere – passata per la mente di molti videogiocatori, in particolare quelli con l’occhio più attento verso quelli che sono i movimenti nel mercato miliardario che è quello del gaming. Le acquisizioni di studi di produzione di videogiochi, da parte di colossi dell’industria in questione come Sony o Microsoft (nelle loro relative branche quali PlayStation e Xbox), fanno male a questo business? Detto in altri termini: un’eccessiva polarizzazione del mercato verso alcuni esponenti dello stesso potrebbe danneggiarlo e, in ultima istanza, danneggiare anche i suoi fruitori?

A darci un’opinione su questo tema è qualcuno che sa bene come funzionano le cose, ossia Shawn Layden, che fino al 2019 è stato CEO di Sony Interactive Entertainment. È il sito dedicato Gameindustry.biz a riportare le sue parole, eccole:

Il consolidamento è il nemico della diversità, per così dire. Molti pezzi più piccoli vengono tolti dal gioco a causa di conglomerati che diventano sempre più grandi. E, di conseguenza, finiamo con l’avere questo problema di diversità”.

Nel tempo, ciò porterà l’industria ad essere moribonda e verrà creato un mondo dove l’uniformità sarà sovrana”.

Qui abbiamo riportato il punto finale del pensiero di Layden ma, nella lunga intervista rilasciata sul sito fonte, egli spiega il perché di queste sue affermazioni. In buona sostanza per l’ex amministratore delegato il mondo del gaming, qualora acquisizioni come quelle di PlayStation e Insomniac o Xbox e Bethesda dovessero continuare, è destinato ad una uniformazione sempre più forte e ad una focalizzazione totale verso pochi centri d’interesse.

Il monopolio – anzi, in questo caso sarebbe meglio parlare di oligopolio – non fa (quasi mai) bene né alla parte che fornisce né al fruitore e compratore finale, in questo caso il gamer. E non stiamo parlando solo di un aspetto economico (comunque opinabile anche per la parte del produttore), ma anche e soprattutto di un aspetto creativo. Chi scrive è persuaso del fatto che i videogiochi siano potenziali forme d’arte che, come tali, vadano tutelate anche dalle restrizioni del mercato per poter permettere a chiunque voglia di potersi esprimere con questo mezzo e, dall’altra parte, permettere a chiunque di goderne.

Un pensiero ingenuo? Un sogno? Forse, bisogna comunque confrontarsi con la realtà e con gli interessi che intervengono le mondo del gaming, tuttavia è proprio dai sogni di alcune persone che sono nati i videogiochi.

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