È difficile dimenticare l’immagine dell’edificio principale della Kyoto Animation coperto dalle fiamme e dal fumo. È passato un anno, ma l’attacco allo studio d’animazione giapponese che ha portato alla morte di trentasei persone è ancora vivo nelle menti di tutti. Si è trattata della peggiore strage in Giappone da quasi vent’anni, l’ultima di queste dimensioni risale al 2001, un altro incendio nel distretto di Kabukicho a Tokyo, che ha ucciso 44 persone.
Ripercorriamo i fatti.
Alle 10.30 della mattina del 18 luglio 2019, un uomo, poi identificato come Shinji Aoba, era entrato nello studio della Kyoto Animation del distretto Fushimi, e aveva appiccato il fuoco versando in più punti benzina. Secondo alcuni testimoni mentre commetteva l’insensato gesto urlava «Morite!». Il fuoco si era propagato presto nei diversi piani dell’edificio, in cui si trovavano 74 persone, di cui 36 non sono sopravvissute e molte sono rimaste ferite. A peggiorare la situazione probabilmente sono stati anche i numerosi fogli di carta presenti nell’edificio.
Secondo i media locali l’uomo avrebbe comprato 20 litri di benzina a una stazione di servizio proprio quel giorno. Sul posto sono stati trovati anche dei coltelli, ma non è chiaro se fossero parte del piano oppure appartenessero a qualcun altro.
L’autore del gesto si era dichiarato colpevole, ma non era stato arrestato, anche a causa delle gravi lesioni che aveva subito lui stesso durante l’attacco. Ricordiamo infatti che in Giappone è obbligatorio che l’imputato sia in uno stato di salute sufficientemente buono da poter sopravvivere in carcere in attesa del processo. Aoba era quindi rimasto in ospedale, e la sua permanenza è stata prolungata a causa dell’emergenza sanitaria in corso e all’alto rischio di infezione che corre. Questo fino al 27 maggio 2020, quando l’arresto di Aoba è stato ufficializzato dalla prefettura di Kyoto, che lo condurranno nel carcere di Osaka.
Non sono ancora chiare le motivazioni che l’hanno spinto a questo gesto: secondo la polizia l’uomo avrebbe problemi di salute mentale, e dopo aver appiccato l’incendio avrebbe urlato che i dipendenti di Kyoto Animation lo avrebbero plagiato. Secondo fonti investigative l’uomo avrebbe ammesso che il gesto è stato provocato dalla rabbia per il furto del suo romanzo.