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Intervista a Doctor Game

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Durante il Nerd Show di Bologna insieme ai 4 to Play abbiamo intervistato Doctor Game, youtuber ed esperto di retrogaming.

A che età ha iniziato a videogiocare e con che cosa?

Avrò avuto sei, sette anni, col NES (Nintendo Entertainment System) regalato a Natale. Però anche prima non ero un “verginello” in toto, perché avevo già avuto modo di giocare in sala seguendo cugini e amici. ricordo il primo arcade su cui ho potuto mettere le mani: è stato Pacman, e poi sugli home computer dell’epoca. C’erano dei miei parenti che avevano il Commodore 64, andavo lì a smanettare. Da piccolissimo comunque avevo già voglia di rompere le cose, aprirle, distruggerle, scoprire cosa c’era dentro.

Il personaggio del dottore come è nato?

Nasce tutto da una consultazione popolare. All’epoca era ancora attivo il forum del mio sito storico, The Phantom Castle, creato agli inizi del 2000. Doctor Game è nato essenzialmente dal fatto che volessi fare qualche video perché mi era venuta in mente l’idea di portare su video la mia esperienza con alcune console del passato. Ho iniziato con l’Atari Lynx perché proprio in quei giorni ci avevo giocato e mi sono detto “vorrei parlarne”. Però non volevo parlarne come me, sottoscritto, ma utilizzando lo pseudonimo di un personaggio quanto più assurdo possibile. Allora chiesi sul forum un parere su che genere di nome ideare, che personaggio avrei potuto impersonare, e fra le varie opzioni è venuto fuori Doctor Game.

Il camice con le bande verdi, perché?

Non te lo posso dire. Deriva da un passato lavorativo su cui è meglio stendere un velo pietoso. Non è un camice da dottore, più da fruttivendolo diciamo, ma meglio evitare.

Quanto tempo dedichi ai videogiochi a settimana? Video esclusi

Molto meno di quello che vorrei, perché fra lavoro, bambino, casa e tutto quanto non ho tempo di fare niente essenzialmente, quindi mi riduco a giocare di notte fino alle tre o le quattro quando posso, ovvero quasi mai. Insomma, gioco molto poco purtroppo. Il tempo libero che ho lo impiego nei video, non ho più quindici anni e bisogna accettare la cosa.

L’idea di clonarti nei video come ti è venuta?

È partita da una serie di puntate a cavallo fra quella di Ouya e quella delle prime console clonate e dei videogiochi relativi, quando ho fatto la vendetta dei cloni. Mi è venuta in mente questa cosa perché avevo bisogno in quel momento di un secondo player, di una collaborazione all’interno del video. Faccio una vita da monaco solitario perché, a parte la mia famiglia, ho tutti gli amici giù (n.d.r. in Sicilia), quindi è più complicato. Avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse, non c’era nessuno, quindi mi sono aiutato da solo. Sono partito con tre cloni e poi ho aumentato. Questa cosa triplica o quadruplica il lavoro spesso, perché devo riprendere me stesso in diverse situazioni, però rende sullo schermo, per fortuna. È molto faticosa anche perché lavoro solo io ai video, però funziona.

Hai detto una cosa interessante, ti sei trasferito in Veneto da un po’ di anni. Come è stato il passaggio, cosa ti manca e cosa invece hai trovato di buono cambiando regione?

A livello di persone non cambia molto, o sono stato fortunato io che non ho trovato dei polentoni (mi scuso con tutti i polentoni) dalle vedute molto strette (lavoro, lavoro, lavoro). Ho avuto a che fare con persone abbastanza calorose. Il fatto che giù siamo persone calorose è un po’ uno stereotipo, perché non è del tutto vero. Dipende dalle persone che trovi, e anche qui è successa la stessa cosa. È sempre una questione di fortuna, a seconda delle persone con cui hai a che fare. All’inizio mi è mancato praticamente tutto, perché sono venuto qui da solo. Ho lasciato tutta la mia famiglia e i miei amici. Sono venuto qui perché avevo la ragazza, volevo un po’ più di sbocchi lavorativi perché giù c’è il disastro, essenzialmente, e allora sono venuto un po’ allo sbaraglio. Mi sono dovuto reinventare, ma una volta che ci fai l’abitudine…

Sono discorsi da vecchio bacucco, da emigrante… tutto mondo è paese.

Come vedi il futuro?

Il futuro è un futuro di servizi, di app con cui giocheremo che sostituiranno le console e che saranno indipendenti dai dispositivi. Questo è il futuro, secondo me da qui a vent’anni avremo la nostra bella App PlayStation o Nintendo sulle nostre tv.

E l’app XBox?

La XBox è già morta praticamente.

La tua console preferita?

La mia console preferita in assoluto… se la giocano il Super Nintendo e il Dreamcast.

Arancino o Arancina?

ArancinA.

 

Vuoi ascoltare l’intera intervista fatta durante il Nerd Show di Bologna? Visita il canale dei Four to Play!

Roberto V. Minasi



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