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I consigli di Lucrezia: Yasunari Kawabata

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Non consiglio un’opera, ma tutto un autore e leggendo capirete perché. Per iniziare a parlare di Yasunari Kawabata si potrebbero dire mille cose: che è stato il primo giapponese a vincere il premio Nobel per la letteratura, che è stato uno scrittore prolifico e sempre alla ricerca del senso più profondo delle cose, che è stato un avanguardista, un grande viaggiatore e un conoscitore del suo tempo, un buddista (della scuola zen) convinto e infine un uomo forse schiacciato dalla consapevolezza della vita. Ma partiamo dal principio.

La vita

La vita di Yasunari Kawabata (1899-1972) inizia come quella di quasi tutti i protagonista di un manga shōnen: a due anni resta orfano di padre (che muore appena trentaduenne) e l’anno dopo perde anche la madre – e questi avvenimenti incideranno profondamente sul suo modo di rapportarsi con il mondo e sul pessimismo di fondo che caratterizza tante sue opere.

Quando Kawabata ha 10 anni muore pure sua sorella maggiore e ormai solo viene affidato al nonno, ma ben presto sarà il ragazzo a dover prendersi cura di quest’ultimo ormai anziano e cieco (raccoglierà questa difficile esperienza in Diario di un sedicenne).



Giovinezza, avanguardia e affermazione letteraria

Da sempre amante della scrittura inizia giovanissimo a stendere i primi racconti e nel 1920 si laurea in letteratura giapponese all’Università Imperiale di Tokyo. Viaggia molto e rimane colpito e affascinato da Izu (che sarà di ispirazione per alcune opere), si innamora, prende due di picche e alla fine si sposa; era solito dire: “Non domandatemi quante volte mi sono innamorato, m’innamoro ogni giorno, diversamente non potrei vivere”.

Nel frattempo si interessa di letteratura occidentale, in particolare inglese e russa, e conosce Kan Kikuchi, mecenate e scrittore, che sarà fondamentale per la sua affermazione nel mondo della letteratura. L’uomo gli affida tra l’altro la redazione delle riviste “Shinshicho” e “Bungei Shunju”.

In quegli anni, insieme ad altri giovani autori (tra cui Kataoka Teppei, Inagaki Taruho, Nakagawa Yoichi e soprattutto Yokomitsu Riichi) fonda un movimento d’avanguardia noto come Shinkankakuha che si proponeva di cogliere la realtà attraverso l’immediatezza delle sensazioni.



Il dopoguerra

Continua a viaggiare per passione, per studio o su invito delle università di mezzo mondo, adotta la figlia di un cugino e continua a scrivere incessantemente, rallentando il suo impegno solo durante la Seconda guerra mondiale, che lo ferirà profondamente nello spirito e negli affetti dato che moriranno tanti suoi amici e colleghi, tra cui Kan Kikuchi.

Kawabata si mostra inoltre molto attivo nell’ambito dell’associazionismo letterario giapponese e ricopre la carica di presidente (e dopo di vice) del PEN Club giapponese, dove si confronta con pensatori diversi.



Il Nobel e gli ultimi anni

Nel 1968 è il primo autore di nazionalità giapponese a ricevere il premio Nobel per la letteratura: più che a me, è stato dato alla letteratura giapponese. Il suo discorso di premiazione intitolato “Giappone, la Bellezza e me stesso” spaziava dal Buddhismo Zen, al quale era molto legato, al concetto di bellezza, di natura, dai Bonsai all’Ikebana (l’arte della disposizione dei fiori recisi) per spiegare come la vera bellezza fosse nella semplicità.

È tra i primi a riconoscere il talento letterario di Yukio Mishima, al quale è molto legato, e non è un segreto che il suicidio dell’amico lo rattristò immensamente. Alcuni dicono che il dolore persistente, a due anni di distanza, lo portò a porre fine alla sua stessa vita, altri che si trattò solo di un incidente, sta di fatto che nel 1972 morì soffocato dal gas. Il tutto resta avvolto ancora oggi nel mistero.

Le opere

Yasunari Kawabata è stato uno scrittore incredibilmente prolifico, con all’attivo decine e decine di racconti, romanzi tradizionali e brevi che purtroppo solo in minima parte sono conosciuti al pubblico italiano (anche se resta uno degli autori giapponesi più tradotti).

Molte opere ormai non si riescono quasi più a reperire perché fanno parte di progetti editoriali vecchi, ma ci sono anche dei grandi classici come Il paese delle nevi, La danzatrice di Izu, Bellezza e tristezza, Mille gru o La casa delle belle addormentate che si trovano facilmente sugli scaffali delle librerie virtuali e non.

In Italia nel corso degli anni si è preferito tradurre le opere della maturità letteraria di Kawabata, presentandolo al pubblico come una sorta di epitome della cultura e tradizione giapponesi, quando in realtà, se si considerasse la totalità delle sue opere, trasparirebbe anche la sua grande modernità e la voglia di sperimentare.



Perché consigliarlo?

Yasunari Kawabata dovrebbe essere un classico non solo della letteratura giapponese, ma di quella mondiale alla pari di Dostoevskij, Joyce, Pirandello e Maupassant, ma ancora la sua opera resta oscura a parte del grande pubblico.

Gli anni della giovinezza con i primi ingenui amori, la consapevolezza della morte, la brutalità di alcuni aspetti della vita, il vivere quotidiano, il piacere di un buon tè, la sensualità di una casa di incontri, nelle sue opere c’è tutto questo e molto altro. Kawabata ci porta in un mondo a volte onirico, quasi sospeso nel tempo, che però rimanda continuamente alla realtà, che in quegli anni sta cambiando, trasformando anche la cultura giapponese.

Tutte insieme le sue pagine prendono forza l’una dall’altra. Il non detto, la non-narrazione, le opere non terminate, il suo linguaggio spezzato ed evocativo, lo sviluppo caleidoscopoico, quasi vertiginoso, del tempo e delle immagini che vuole rappresentare producono sulla carta qualcosa di mistico, di ineffabile, semplice e denso di significati allo stesso tempo, un po’ come la filosofia zen del tutto che sta nel nulla.

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