Quello del gaming è un panorama in continuo mutamento. Se la quinta generazione di console – e in misura leggermente minore la sesta – erano il dominio dei platform vibranti e colorati (basti pensare ai “giganti” Crash Bandicoot, Spyro e Super Mario 64), la settima generazione e in misura minore l’ottava hanno visto un generale allontanamento dal genere, almeno da parte delle case di sviluppo più prominenti. Nonostante la ritrovata rilevanza degli ultimissimi anni (principalmente legata, comunque, a revisioni, re-immaginazioni o diretti sequel dei giganti del passato), resta il fatto che Nintendo, in un certo senso “mamma” del genere, sia stata lasciata pressoché indiscussa sul trono dei platform mainstream. Uno dei suoi principali competitor d’un tempo, Naughty Dog, ha lasciato da parte le sue aspirazioni al trono con l’inizio della settima generazione di console, quando ha spostato definitivamente la sua attenzione sullo sparatutto d’avventura in terza persona – incarnato nell’ormai iconica serie di Uncharted.
Una trilogia di transizione
Com’è spesso il caso in questo mondo, tuttavia, il passaggio non è stato così radicale come si potrebbe credere. Tra il “puro” platform che è Crash Bandicoot e l’altrettanto “puro” shooting d’avventura che è Uncharted si posiziona la serie forse meno spropositatamente famosa di Naughty Dog – la serie che ha incarnato gli sforzi della casa di produzione nel corso della sesta generazione di console: la trilogia di Jak and Daxter. Tre giochi che, pur all’interno di una generale continuità narrativa e una parziale continuità ludica, hanno accompagnato i fan attraverso numerosi processi di mutamento che stavano interessando il gaming in quegli anni, rendendo, a tutti gli effetti, la serie di Jak and Daxter una sorta di ponte tra il “prima” e il “dopo”, tra l’assoluta astrazione fantastica del gaming anni ‘90 e la fascinazione per il realismo grafico e ludico del gaming del secondo decennio del 2000. Se il primo gioco della trilogia, Jak and Daxter, può iscriversi a pieno titolo al mondo dei platform collectathon sia nelle meccaniche che nello spirito estetico e narrativo, i due successivi titoli, Jak 2 e Jak 3, possono dirsi figli della rivoluzione portata al gaming dal travolgente successo di GTA 3, dall’evoluzione continua delle meccaniche sparatutto e dal generale shift verso narrative, ambientazioni e tematiche più complesse e di aspirazione più matura.
Sia chiaro: quest’introduzione non vuole essere un giudizio di valore rispetto ad uno o ad un altro paradigma – quanto piuttosto un tentativo di contestualizzare il panorama quantomeno complesso e metamorfico degli anni della Playstation 2, macchina che, in virtù del suo successo di mercato travolgente, conferiva alle sue esclusive l’inerente potere di influire in maniera preponderante sui cambiamenti del panorama videoludico.
Giochi per tutti
Ma non sono certo qui a consigliarvi dei giochi unicamente per l’importanza che ricoprono nell’evoluzione del medium. I tre titoli di Jak and Daxter, molto prima che uno specchio dei cambiamenti in atto nella grammatica ludica di quegli anni, sono dei giochi accattivanti e divertenti, in grado di donare molto a giocatori di svariate età e svariati gusti.
La componente esplorativa e quella avventurosa, vere costanti attraverso i tre titoli, sono eseguite magistralmente, forti di un design che, pur figlio dei suoi anni, è perfettamente in grado di catturare l’attenzione ancora oggi. Parliamo insomma di titoli che reggono a dovere il peso dello scorrere del tempo, in parte anche grazie al lavoro di rimasterizzazione effettuato per portare la trilogia su PS3 prima e su PS4 poi. Fintanto che siate in possesso di una console tra PS2, PS3 e PS4, insomma, sarete in grado di accedere in qualche modo alla gioia ludica di questa trilogia.
Jak and Daxter
Il primo titolo della trilogia, Jak and Daxter, attinge a piene mani dall’esperienza maturata da Naughty Dog nel corso della precedente generazione. Estetica, spirito e in una certa misura i comandi riflettono e sviluppano quanto già visto con i tre Crash. La vera evoluzione, tuttavia, la si apprezza negli ambiti del level e, soprattutto, del world design: quello di Jak and Daxter è infatti un mondo aperto (non nella connotazione moderna di “open world”, sia chiaro), sviluppato orizzontalmente e verticalmente, in grado di offrire una moltitudine di scenari, ostacoli, sfide e collezionabili. Una varietà calibrata, ben dosata, che non detrae affatto dalla forza e dall’identità che il titolo crea attorno alla semplicità della sua storia e delle sue meccaniche.
La storia in particolare è ancora figlia della snellezza narrativa tipica dei giochi a piattaforme vecchio stampo. Anziché risultare un difetto, tuttavia, questa semplicità riesce ad ergersi a punto di forza, grazie soprattutto alla coerenza che un simile approccio a vicende e personaggi narrati mantiene in rapporto al resto dell’impianto ludico.
Le vicende
I nostri protagonisti, Jak e Daxter, sono due adolescenti originari del villaggio di Sandover, dove conducono una vita pacifica.
Nei dintorni del villaggio sono presenti vari lasciti di un’antica civiltà: i Precursor. Il mistero di questo antico popolo, alimentato fin dalla narrazione che fa da apertura al gioco, sarà un filo rosso che ci accompagnerà nel corso dell’intera trilogia.
Le vicende che spingeranno Jak e Daxter nella loro avventura in giro per il mondo prendono il via nell’Isola della Nebbia, un misterioso luogo al largo del villaggio di Sandover. Lì, i due ragazzi si imbattono in una congrega di creature dall’aspetto poco raccomandabile (i cosiddetti “Lurker”), guidati da un uomo e una donna, di nome Gol e Maia. Gol e Maia sono “Saggi dell’eco”, ovvero studiosi esperti del materiale che, come introdotto dalla narrazione iniziale, è un’energia legata a doppio filo sia al pianeta, sia agli antichi precursor. Gol e Maia sono tuttavia Saggi esperti di eco oscuro, la variante più pericolosa dell’eco, presente, non a caso, in grandi quantità nell’Isola della Nebbia. Nel corso della loro esplorazione, poco dopo aver udito le malvage intenzioni di Gol e Maia, Daxter cade in una delle pozze di eco oscuro presenti nel luogo. Il “tuffo”, anziché fargli del male, lo trasforma inspiegabilmente in uno strano animale, un Otsell (una sorta di incrocio tra una lontra e un furetto) mantenendo tuttavia intatto il suo carattere e la sua memoria.
Confusi e spaesati, i due ragazzi fanno dunque ritorno a Sandover, nella speranza che Samus, Saggio dell’eco verde, possa avere una soluzione al problema di Daxter.
L’impianto ludico
Da qui in poi prende il via il viaggio dei due alla ricerca del resto dei saggi dell’eco e di Gol e Maia, con Daxter che, a causa delle sue piccole dimensioni, è relegato a spalla e supporto comico del coraggioso e capace (ma ancora completamente silenzioso) Jak. Un viaggio per lo più lineare, privo di particolari sorprese o colpi di scena, che tuttavia riesce a fungere da più che adeguata base al resto dell’impianto ludico – nonché a farci affezionare parimenti ai protagonisti e ai loro comprimari, i quali continueranno ad avere un posto e un ruolo nei più narrativamente complessi titoli successivi.
Riguardo a quest’ultimo, degna di nota è l’implementazione “meccanica” che è stata fatta nel gameplay dei vari tipi di eco. Dal pacifico eco verde, in grado di curare la nostra salute; all’elettrizzante eco blu, in grado di velocizzare Jak, azionare meccanismi e rompere contenitori; ai potenti eco rosso ed eco giallo, in grado di fornire bonus in combattimento e di aumentare, di conseguenza, la profondità di un sistema che non si sarebbe altrimenti discostato troppo prepotentemente da quello della saga che l’aveva preceduto.
In conclusione
Tirando le somme, il primo capitolo della saga di Jak and Daxter è un titolo aperto, coinvolgente e maledettamente divertente, in grado di fare le gioie soprattutto degli amanti del gaming di epoca Playstation 1. Personalmente, tuttavia, lo consiglio caldamente anche a chi cercasse nelle sue esperienze di gioco elementi leggermente più complessi e “maturi”, dato che i successivi giochi della saga (che tratteremo in un successivo Consiglio!), Jak 2 e Jak 3, compiono indubbiamente dei notevoli passi in quella direzione.
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