Viviamo in un mondo globalizzato e standardizzato, pieno di copie della stessa cosa dove i grandi marchi fanno il bello e il cattivo tempo, controllando il produttore e veicolando i gusti dei consumatori. Preso atto di questa ovvietà non deve stupire il fatto che quando scopriamo qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso, questo diventi subito un successo. My Hero Academia è un esempio di tutto ciò: una novità, in un mondo – quello degli shōnen – uguale a se stesso. Ma cerchiamo di capire perché è innovativo sotto certi aspetti.
Prima un po’ di trama
Se siete fra quelli che non conoscono My Hero Academia non vi farà male un’infarinatura generale riguardo alla storia. Protagonista delle vicende è Izuku Midoriya, ragazzo nato senza alcun potere in un mondo dove la stragrande maggioranza della popolazione è dotata di Quirk, unamutazione particolare che dona al suo portatore abilità straordinarie; si va dallo sputare fuoco al potersi ingigantire, dalla creazione di buchi neri all’avere arti aggiuntivi. Questa mancanza di poteri crea nel protagonista una forte sofferenza interiore, soprattutto perché lui è un grande fan dei supereroi, coloro che proteggono la popolazione e fungono da spina dorsale della civiltà dotata di Quirks.
Midoriya è fan in particolare di All Might, il più grande degli eroi, e sogna di diventare come lui un giorno. Tornando da scuola il ragazzino viene attaccato da un villain – uno dei criminali che infestano il mondo di My Hero Academia – e salvato proprio da All Might. A seguito di alcune vicende Midoriya entra in possesso di One for All – il Quirk di All Might – e decide di iscriversi alla U-A, la più grande e prestigiosa scuola per diventare eroi professionisti che ci sia. Sarà proprio l’arrivo in questa accademia che darà il via alle avventure di Midoriya, inseguendo il suo sogno di diventare un vero eroe.
Il solito shōnen che non è il solito shōnen
Per capre cosa distingue My Hero Academia dagli altri manga per ragazzi bisogna prima intendersi sulla nozione di shōnen. Il termine dal giapponese viene tradotto come “ragazzo” e indica quella fetta di prodotti manga pensati e pubblicati per un pubblico maschile giovane. Questo genere presenta delle caratteristiche fisse: protagonisti giovani (solitamente liceali), un obiettivo da raggiungere, una certa dose di humor e soprattutto tanta azione.
Quest’ultima caratteristica è indubbiamente la più importante, tanto che ha dato il via a un sottogenere – il battle shōnen – che ha fra i suoi esponenti alcuni dei lavori più importanti della storia dei manga: Dragon Ball, One Piece, Narutoe via discorrendo. Ma Perché My Hero Academia sarebbe diverso dagli altri?
Indubbiamente rientra nella categoria del battle shōnen, in quanto possiede tutte le caratteristiche elencate sopra, tuttavia alcuni elementi lo contraddistinguono dal resto dei prodotti affini.
In primis il protagonista – Midoriya Izuku – che ben si allontana dallo stereotipo del classico personaggio principaleà la Goku: carattere solare, forza di volontà incrollabile, fame da branco di leoni in dieta. Midoriya è un ragazzino nato senza superpoteri in un mondo dove tali peculiarità fanno parte del vivere quotidiano, questa sua mancanza scoperta in tenera età lo ha segnato e lo ha reso un ragazzo insicuro e dubbioso, lontano dallo spavaldo protagonista tipico degli shōnen. Nel corso delle sue avventure Midoriya conoscerà All Might, che lo vedrà come il suo successore e gli passerà il suo potere ma, nonostante questo cambiamento, il giovane eroe rimarrà sempre un po’ timido e questo suo lato del carattere non può che farlo distinguere dalla massa.
Il secondo elemento che riesce a far emergere My Hero Academia è la presenza degli eroi, cuori pulsanti delle vicende. In questo manga i protagonisti indiscussi sono i supereroi, tutta la società si basa su questi paladini della giustizia che accorrono in caso di pericolo. Dalle pagine del manga traspare chiaramente l’amore che Horikoshi Kohei – l’autore – serba per le storie dedicate a questi personaggi, in particolare per i fumetti. Per quanto possa sembrare strano prima di My Hero Academia il mondo dei manga non era mai stato attraversato da importanti opere dedicate ai supereroi, dominio indiscusso dei comic americani. Questo è il merito di Kohei: aver dato importanza a queste figure anche sulle pagine di un’opera giapponese.
Poi bisogna anche dire che il mangaka è stato fortunato (o furbo) perché ha cavalcato – e ancora sta cavalcando – il successo di un momento in cui le vicende dei supereroi attraggono milioni di persone, il successo del Marvel Cinematic Universe al cinema ne è un esempio. Con questo non vogliamo togliere nulla al talento dell’autore (che apprezziamo), ma è oggettivo che negli ultimi anni ci sia stata una rinascita esplosiva dei supereroi nei media di intrattenimento.
My Hero Academia: manga o anime? Entrambi!
Abbiamo presentato brevemente le vicende di My Hero Academia e spiegato perché è un’opera che si distingue dalla massa degli shōnen, ma non abbiamo chiarito se sia meglio leggere il manga o guardare l’anime. In realtà c’è ben poca differenza in questo caso. L’anime ricalca fedelmente il manga – al netto di qualche filler – ed è fatto anche piuttosto bene. Non ci sentiamo di consigliare di netto la lettura del manga o la visione dell’anime, l’una vale l’altra perciò scegliete quella che è più in linea con i vostri gusti.
Anzi fate così: leggetevi il manga e guardatevi anche l’anime. My Hero Academia merita tutta la vostra attenzione perché è un’opera divertente, leggera e piena di azione, ma soprattutto ha il pregio di inserirsi appieno in un genere piegandone gli stilemi e le linee guida. Si trasforma così in qualcosa di familiare ma diverso.
Ricordiamo che l’ultimo film di My Hero Academia, Heroes Rising, sarà nei cinema dal 12 al 18 novembre e che è stata annunciata la quinta stagione dell’anime. Trovate tutte le informazioni nel nostro articolo dedicato.
Giurista appassionato di videogiochi che ama passare delle ore a guardare anime e serie tv, sembra una descrizione strampalata ma quando si aggiunge anche un sano amore per la palestra... il risultato è ancora peggio. Eppure una volta ero capace di vendermi bene.
Empire Of Shit: È italiano il nuovo film in collaborazione con il mangaka Shintaro Kago, autore di “Principessa del castello senza fine”, “Fraction”, ”Anamorphosys” e tanti altri titoli cult per i fan del genere.
Il regista infatti è Alessio Martino: Salerno, classe ‘2000, laureando in Cinematografia presso l’accademia delle Belle Arti di Napoli.
Questa storia inizia nel 2021, quando Kago e Martino incrociarono le loro strade grazie alla partecipazione di quest’ultimo al Contest Cinematografico Unco Film Festival, in cui il famoso mangaka partecipava in qualità di organizzatore e giudice. Martino presentò allora il suo corto “Brief Clisterization of Ideology”, ambientato in un mondo distopico, con la quale si aggiudicò il secondo posto.
Un anno dopo, nel 2022, Martino partecipò nuovamente al concorso con il film “The Formidable Wave that Destroyed and Recreate the World”, aggiudicandosi questa volta il primo premio: la merda d’oro.
Vi è infatti un tema comune in queste opere: la merda. Ed è infatti da questa idea, che Martino presentò a Kago nel 2023, che nasce The Empire of Shit.
La trama è apparentemente molto semplice:
Una giovane donna desidera che le sue feci abbiano un profumo gradevole, e il suo desiderio si avvera. Questo scatena la cupidigia del suo fidanzato, che vede un’opportunità di lucro in questa straordinaria qualità, trasformando una situazione intima in un’impresa commerciale bizzarra e surreale. Ci sarà però un’escalation di eventi, che porterà ad un finale inaspettato. Se tutto ciò vi ha incuriosito: non sentitevi soli, anche noi vorremmo sapere di più su cosa aspettarci, e proprio mossi da questa curiosità, abbiamo intervistato Alessio Martino, il regista di Empire of Shit.
Ciao Alessio, innanzitutto grazie per averci concesso questa intervista, perdonami ma la peculiarità del progetto mi porta a saltare alcune domande di rito e passare direttamente a questa:
Perché la Merda?
Ed è questa la domanda che ogni autore vorrebbe sentirsi porre. Scherzi a parte, sia io che Kago abbiamo molto a cuore il tema della merda perché nessuno gli dà il giusto peso. Che sia una commedia o uno Splatter la merda finisce sempre per essere del grottesco fine a se stesso ma fermandoci a riflettere sopra la materia di scarto ci si può trovare una grande fonte di riflessione.
Qual è il processo creativo dietro le scelte più audaci, sia visivamente che a livello narrativo?
Il divertimento. Quando il progetto è nato c’era una sola idea chiara in ballo: un Gojira fatto di cacca. Questo è uno di quei progetti dove il perno centrale su cui tutta questa macchina deve muoversi è proprio il divertimento. Dai costumi alla recitazione, tutto deve essere motivato dalla voglia di sperimentare e divertirsi su qualcosa che non si prenderà mai abbastanza sul serio… e forse proprio per questo sarà molto più seria di quanto essa stessa crede.
Hai lanciato una campagna indiegogo per finanziare questo progetto: qual è il tuo end-goal?
Prendere i soldi e scappar… cioè! volevo dire, realizzare un lungometraggio. Anche se sembra un’impresa titanica il goal finale sarebbe quello di poter estendere la durata del film al punto tale da darle un corpo vero, e con esso verrebbero tutte quelle fantastiche chicche in più, come la storia manga prequel disegnata da Kago
Come hai attirato l’attenzione del Maestro Kago?
Ma, di per sé è stato un evento molto organico. Ero a Lucca Comics per girare un documentario, lui era lì come ospite e gli ho semplicemente chiesto di prenderci una birra insieme (le birre alla fine furono molto più di una). Da lì Kago mi ha dichiarato tutto il suo interesse nel voler dedicarsi da anni ad un progetto cinematografico senza avere però mai il tempo per poterlo fare effettivamente. E da quì è arrivata la mia proposta…
Quanto influisce la presenza del mangaka sulla produzione del film?
Tantissimo. Sotto ogni aspetto. Il progetto senza di lui non esisterebbe proprio. Tutto l’aspetto visivo della fabbrica, dei mostri (Coff, coff… scusatemi per lo spoiler), della palette cromatica e del taglio narrativo è tutto frutto della sua vena artistica che noi come troupe stiamo concretizzando.
Che emozioni pensi scaturirà il tuo corto nel pubblico?
Così come ti dicevo riguardo il processo creativo, io spero diverta. Spero davvero che lo spettatore si senta annichilito da tutta la follia che gli verrà tirata addosso e che l’unica cosa sensata che si senta di fare sia ridere. Se poi restassero shockati e traumatizzati al punto tale da volerci denunciare, beh se la vedranno con i legali miei e di Kago!!
Posso avere anche io dei gadget?
No. Scherzo! Se la campagna supererà il goal base, ci saranno belle sorprese per tutti i donatori, ma non posso dire altro ora.
Ti ringrazio nuovamente per averci dedicato del tempo parlandoci del tuo progetto.
Ma grazie a te per avermi dedicato il tuo. E come dice la nostra mascotte Mr. Unkoman: “Unko! Unko! Unko!”.
Cari lettori, non sappiamo esattamente cosa aspettarci, ma l’hype c’è, e sicuramente ciò che fa più piacere è vedere un talento emergente nostrano mettersi in gioco.
Potete anche voi finanziare questo progetto tramite la campagna indiegogo!
Oggi per noi fan è un giorno molto triste. Non si è mai pronti a dire addio ai proprio idoli, ma proprio quando meno te lo aspetti ecco arrivare la notizia.
È morto all’età di 68 anni Akira Toriyama, maestro indiscusso del fumetto giapponese, creatore di Dragon Ball, capolavoro per il quale non servono parole, basti vedere quante generazioni ha accompagnato e, siamo sicuri, accompagnerà ancora in futuro. Tra i suoi capolavori ricordiamo anche “Dr Slump”
Toriyama sensei sarebbe morto a causa di un ematoma subdurale acuto alla testa, ha spiegato il suo team di produzione con un comunicato sul sito e su X. Subito sui social si è riversata una pioggia di affetto e lacrime, l’ultimo tributo dei suoi fan all’uomo che ha rivoluzionato il mondo dei manga e che ha inciso profondamente sulla trasformazione del genere, aprendo la strada a tanti dopo di lui.
Chi era Akira Toriyama, il papà di Dragon Ball
Nato a Nagoya nel 1955, Akira Toriyama era conosciuto soprattutto per il manga “Dragon Ball”, creato nel 1984, che raccontava la vita e le avventure del prodigio delle arti marziali Son Goku, fin dalla sua infanzia.
Il manga ha venduto almeno 260 milioni di copie in tutto il mondo e ha dato origine a numerosi adattamenti per la televisione, il cinema e i videogiochi, e ha avuto numerosi sequel come “Dragon Ball Z” o più recentemente “Dragon Ball Super”.
The Sandbox, uno dei principali mondi virtuali decentralizzati oltre che sussidiaria di Animoca Brands, e TOEI ANIMATION CO., LTD., una delle principali società di animazione del Giappone, hanno annunciato una partnership per creare esperienze Web3 basate sulle proprietà intellettuali (i personaggi) di TOEI ANIMATION nel metaverso di gioco The Sandbox.
Le due aziende stanno sviluppando le esperienze nella LAND in collaborazione con Minto, Inc.. Pioniere dell’animazione giapponese, TOEI ANIMATION ha prodotto alcune delle produzioni di animazione più longeve e di maggior successo planetario, tra cui Dragon Ball, Sailor Moon e ONE PIECE. Grazie alla partnership con TOEI ANIMATION, The Sandbox continua a portare avanti collaborazioni basate su personaggi e contenuti tra i più popolari e influenti della cultura dell’animazione giapponese.
Per commemorare questa partnership, The Sandbox regalerà NFT in edizione limitata alle prime 1.000 persone che si registreranno sul sito register.sandbox.game/toei-animation-it. Il tipo di NFT, comunque non basati su IP di TOEI ANIMATION), sarà annunciato in un secondo momento.
“TOEI ANIMATION sta salpando nel metaverso. Siamo molto felici e orgogliosi di lavorare con The Sandbox e Minto come nostri partner. Sono fiducioso del fatto che insieme tracceremo nuove rotte che guideranno l’industria dell’intrattenimento negli anni a venire – ha affermato Satoshi Shinohara, amministratore delegato di TOEI ANIMATION -. Non vedo davvero l’ora di vedere i vari personaggi che abbiamo creato finora addentrarsi in questo nuovo campo”.
“Manga e anime giapponesi come Dragon Ball, ONE PIECE e Sailor Moon di TOEI ANIMATION hanno sempre fatto parte della mia vita. Sono felice di portare questi contenuti in The Sandbox affinché i giocatori e i creatori di tutto il mondo possano apprezzarli – spiega Sebastien Borget, COO e co-fondatore di The Sandbox -. Questa partnership è un’aggiunta entusiasmante per la nostra piattaforma di metaverso aperto perché porta alcuni dei migliori contenuti della cultura giapponese alla nostra comunità di creatori”.
In parte immobiliare virtuale, in parte parco di divertimenti, The Sandbox abbraccia pienamente l’idea del metaverso come uno spazio digitale condiviso continuo in cui mondi ed eroi si incontrano per creare magie. Quella con Paris Hilton si unisce a oltre 400 partnership esistenti tra cui ZeptoLab, Warner Music Group, Ubisoft, The Rabbids, Gucci Vault, The Walking Dead, Snoop Dogg, Adidas, Deadmau5, Steve Aoki, Richie Hawtin, The Smurfs, Care Bears, Atari, ZEPETO e CryptoKitties. Queste alleanze seguono la visione del team di The Sandbox di consentire ai giocatori di creare le proprie esperienze utilizzando personaggi e mondi sia originali che celebri.