Chi è avvezzo al mondo degli anime sa che al giorno d’oggi il numero di cartoni animati giapponesi esistenti è esorbitante, nel Vecchio Continente ne approda una parte davvero esigua – anche se con le nuove piattaforme online negli ultimi anni si sono fatti passi da gigante – e proprio grazie all’ausilio di internet gli amanti di questo tipo di intrattenimento trovano moltissimi modi per riuscire a vedere “la prossima puntata”.
All’opposto chi non è avvezzo a questo mondo fatica ad immaginare quanti anime esistano – anche se per rendersene conto basta fare una semplice ricerca in internet e navigare su qualche sito dedicato –, per queste persone l’animazione giapponese si ferma a ciò che trovano su Netflix o su Prime Video, i più avventurosi e pazzerelli si spingono fino a Crunchyroll, più in là non osano.
E fanno male.
I cartoni animati giapponesi sono molto più che “robottoni” enormi che combattono gli alieni malvagi o storie di ragazzi che vanno in giro per il mondo a catturare mostriciattoli per farli combattere (e io sono cresciuto sia con i primi che con i secondi), in mezzo a questa marea di titoli abbiamo anche storie che parlano di vita quotidiana e traggono spunto da attività che interessano milioni di persone nella realtà, ad esempio la palestra.
A questo riguardo mi sono imbattuto in un anime – che, lo dico per onestà intellettuale, non ho finito di vedere – che tratta proprio del variopinto mondo della palestra, How Heavy Are The Dumbbells You Lift? (Dumbbell Nan-Kilo Moteru?) è il titolo di questo prodotto in 12 episodi andato in onda nella terra del Sol Levante durante l’estate dell’anno scorso. Lo studio Doga Kobo (fondato da Hideo Furusawa, ex membro della Toei Animation) ha curato l’adattamento televisivo dell’opera originale, un manga ancora in corso, scritta da Yabako Sandrovich e illustrata da MAAM, edita Shogakukan.
La storia ruota attorno ad una liceale, di nome Sakura Hibiki, che adora mangiare junk-food e questo l’ha portata a prendere qualche chilo, dopo che una sua amica le ha fatto notare le “nuove rotondità” lei decide di iscriversi ad una palestra che ha appena aperto i battenti in città, la Silverman Gym. Arrivata in palestra scopre che non è la sola ragazza a frequentarla e infatti incontra Soryuin Akemi, una ragazza più grande che frequenta la sua stessa scuola, con la quale poi instaurerà un legame di amicizia. Dopo un primo giorno di palestra piuttosto deludente e doloroso Sakura non ne vuole più sapere, costretta a tornarci – per una serie di motivi – incontra Machio Naruzo, il personal trainer della Silverman, e innamoratasi di lui si fa coraggio e si iscrive definitivamente.
Non mi spingerò oltre nel descrivere la storia e non darò opinioni in merito al prodotto, anche se per quello che ho visto posso dire che mi sembra un anime valido e ben studiato – in ogni puntata vengono spiegati per bene gli esercizi mostrati e vengono date delle rudimentali, ma fondamentali, nozioni sul come si sta in palestra e cosa bisogna fare per evitare incidenti – sempre, beninteso, qualora lo si prenda per quello che è: un anime leggero che vuol far divertire lo spettatore, niente più e niente meno.
Quello che ho pensato dopo aver scoperto dell’esistenza di Dumbbell Nan-Kilo Moteru?, e cercando il materiale per questo breve articolo, è che l’animazione giapponese non conosce davvero limiti. Come detto sopra la maggior parte delle persone quando pensa agli anime pensa a prodotti di tutt’altro genere (Dragon Ball, Naruto, Bleach, Full Metal Alchemist e altri sono i primi che vengono alla mente) dove la scala degli eventi è planetaria – o universale – e la fantasia galoppa e dove esseri con poteri straordinari compiono gesta magnifiche e inverosimili.
Ma gli anime sono anche altro. Attraverso questo medium – e prima ancora attraverso i manga – il popolo nipponico esprime la sua cultura, le sue tradizioni e alle volte ci dona anche momenti di vita quotidiana. Sono convinto che sia questo ciò che rende così affascinante, agli occhi di noi occidentali, l’intrattenimento giapponese: ci permette di diventare parte di una cultura e di un modo di vedere la vita molto lontani da noi ma questa lontananza e diversità sono proprio quello che le rende così affascinanti.
Detto questo vi lasciamo con l’opening di How Heavy Are The Dumbbells You Lift?: