Questo febbraio, la Sergio Bonelli Editore esce in edicola con ben tre volumi per il nostro amato Dylan Dog. Il primo, come abbiamo già visto, della serie normale; il secondo della serie “Color Fest” ed il terzo “Oldboy“.
Vediamo dunque, com’è questo Dylan Dog Color Fest 40, dal titolo: “Estreme visioni“.
La colazione dei campioni
Questa prima storia, realizzata da Officina Infernale, parte con un Dylan piuttosto svogliato, in quello che potremmo definire un piano diverso rispetto alla consueta serie. Al posto di Groucho, una nuova assistente tuttofare, acida e viperina di nome Daliah.
La giornata non inizia al meglio per Dylan che guardandosi allo specchio si riconosce come un rottame: troppo alcol, dolore, sigarette e pastiglie. Ma può sempre andare peggio, infatti, un’entità che lo riporterà indietro, verso una nuova indagine, arriva a chiedere aiuto al nostro indagatore dell’incubo.
La casa dello splatter
La seconda storia, dal disegno così diverso dalla precedente, è stata scritta, disegnata e colorata da Spugna. Una storia superba con la particolarità di essere muta ma tremendamente loquace.
Dylan si risveglia in una fognatura e, per prima cosa, si trova a dover fronteggiare dei mostri alquanto inquietanti. Cercando di uscire troverà il suo “elisir” che lo aiuterà a proseguire, fino a quando… Consiglio veramente di leggerla, è una storia rapida, semplice, ma che mi ha genuinamente divertito per colori, trama e colpi di scena.
Il teatro dei demoni
Cambiamo nuovamente stile, sia grafico che narrativo, per essere introdotti in questa storia creata da Jacopo Starace, che con un’idea che mi ha intrigato parecchio.
Dalle inquadrature teatrali, all’ampio palco, l’episodio narra di Dylan che, congedato il signorThompson, riceve la visita di una misteriosa figura, una specie di teatrante che lo vuole scritturare per il “teatro dei demoni”. Il nostro indagatore è scettico, ma poi, incuriosito viene catapultato su un palco.
Conclusioni
Questo Dylan Dog Color Fest 40, mi ha saputo divertire e stupire molto. Tutte le storie sono fortemente ispirate, anche se molto diverse per stile grafico e ritmi di narrazione.
Penso valga la pena leggerlo e, a mio parere personale, quelle che ho apprezzato di più sono state le ultime due. La seconda per la sua semplicità e il suo non prendersi sul serio; la terza per l’ambientazione, la regia e soprattutto il finale.
Consiglio anche la prima se, vi piace quel tipo di disegno, molto soggettivo, abbinato però ad una storia notevolmente intrigante.
Speriamo che i Color Fest continuino sempre su questa strada.