Rinunaciare a Dragon Ball era davvero troppo, tanto che pure Shonen Jump aveva spinto più volte il suo autore Akira Toriyama a proseguire il manga, e lo stesso aveva fatto anche Toei doga, che decise di far proseguire le avventure di Goku anche dopo la conclusione della storia originale.
E così il 7 febbraio 1996 veniva trasmesso in Giappone il primo episodio di Dragon Ball GT, ad una sola settimana dalla conclusione della serie Dragon Ball Z. Un seguito però che non ha trovato il favore di tutti i fan della saga.
Trama
Sono passati alcuni anni dai fatti di Dragon Ball Z e ormai l’addestramento di Ub è completato. Dopo un ultimo allenamento con Goku i due si salutano, con il saiyan che sembra finalmente pronto a tornare dalla propria famiglia. Tuttavia, proprio in quel momento, il gruppo di Pilaf si intrufola nel palazzo di Dio per rubare delle sfere del drago mai viste prima.
A causa di un errore però Pilaf chiede al nuovo Shenron di far tornare Goku bambino. Dopo di che, le sfere si sparpagliano nei più remoti angoli dell’universo. Informato da Re Kaio che quelle sfere del drago sono molto diverse dalle vecchie e che l’intero pianeta verrà distrutto se non verranno recuperate entro un anno da quando è stato espresso il desiderio, Goku decide di partire per un lungo viaggio nello spazio insieme a Goten e Trunks per ritrovare le sfere.
Tutto è pronto per la partenza, ma Pan, la giovane nipote di Goku, sale di nascosto sulla navicella spaziale prendendo il posto dello zio Goten. Il resto è storia.
Com’è nato Dragon Ball GT
Conosciamo la trama della serie, ma come ha preso forma tutta l’avventura? Per approfondire la genesi dell’opera riportiamo la traduzione dell’intervista al produttore Kōzō Morishita che si trovava nel Dragon Book allegato al BOX DVD giapponese del 2005.
Per prima cosa vorrei com’è nato Dragon Ball GT
Il manga originale si era concluso mentre Dragon Ball Z andava ancora in onda, ma nessuno di noi aveva la sensazione che quella fosse la fine. Non solo noi dello staff, ma anche la stazione televisiva e gli sponsor, volevamo che la serie di Dragon Ball continuasse in quella magica fascia oraria del mercoledì alle 19:00. Questo per farvi capire quanto slancio e popolarità aveva la serie.
Nonstante il manga fosse concluso, decideste di realizzare una storia originale?
Esatto. L’ultimo capitolo del manga originale è ambientato dieci anni dopo la battaglia contro Majin Bu, quindi l’idea iniziale fu quella di creare contenuti originali che raccontassero gli eventi di quei dieci anni, e furono pianificate diverse storie. Si era pensato di incentrare le vicende intorno alla crescita di personaggi come Pan e Trunks; insomma, la nuova generazione di bambini.
Quindi era stato immaginato come “Dragon Ball: La nuova generazione”
L’idea di continuare con una nuova serie venne comunicata a Toriyama e al dipartimento editoriale di Shonen Jump e, dopo alcuni incontri iniziali, si decise che sarebbe stato preferibile realizzare una storia originale, separata dal manga. In quel modo anche Toriyama avrebbe potuto godersi un Dragon Ball diverso dal manga originale. Inoltre credevamo fosse incredibilmente irrispettoso non separare questo nuovo progetto dal manga del maestro. Si decise quindi di rappresentare eventi successivi all’ultimo capitolo del manga, realizzando così un nuovo Dragon Ball senza intaccare l’originale.
I piani per Dragon Ball GT riguardavano la nuova generazione di personaggi, ma analizzando la serie nel suo complesso è finita per diventare la storia di Son Goku.
In fin dei conti il protagonista di Dragon Ball è Goku. Personaggi come Piccolo, Vegeta o Trunks potranno anche essere popolari ma alla fine si torna sempre a Goku. Ne ero assolutamente sicuro in quanto creatore, e il problema principale di Dragon Ball GT fu come far interagire Goku con la nuova generazione. Fu a quel punto che pensai di far tornare bambino lo stesso Goku. Inoltre, dal momento che Dragon Ball Z aveva portato lo sviluppo della storia ai suoi limiti, sarebbe stato difficile per questa nuova storia avere una struttura alla “ora arriva un nemico ancora più potente”. C’era anche qualcuno che pensava saremmo dovuti tornare alla prima serie di Dragon Ball, cosa che ci portò a decidere per un’avventura dove i personaggi viaggiano nello spazio profondo.
Perchè avete scelto lo spazio come ambientazione?
Semplicemente perchè rendeva tutto più facile. Considerando il senso delle proporzioni, lo spazio profondo era meglio della Terra e l’ambientazione del manga originale era abbastanza grande da permettere di creare qualsiasi tipo di personaggio volessimo. Se avessimo potuto continuare saremmo potuti andare avanti per altri 10 o 20 anni. Fu per questo che optammo per lo spazio.
Quanto fu importante la collaborazione di Toriyama al progetto?
Alcuni semplici trame fatte da Toei, come ad esempio “loro viaggiano su queste tipologie di pianeti”, furono consegnate al maestro, che realizzò nuove bozze di disegni e immagini per Goku bambino, Pan, Trunks, la nave spaziale e altri personaggi importanti.
Ho sentito che fu lo stesso Toriyama a intitolare la serie Dragon Ball GT.
Esattamente. Noi ci limitammo a ricevere il titolo, per cui non siamo sicuri di cosa volesse dire. Pensammo fosse un riferimento alle macchine GT e interpretammo la sigla come “Grand Touring”, per trasmettere l’idea di una narrazione in stile road movie.
Qualcuno potrebbe anche interpretare GT come Galaxy Tour
Ora che ci penso, anche con Dragon Ball Z ricevemmo semplicemente il titolo dal maestro; all’inizio ci scervellammo tantissimo nel cercare di capire cosa significasse la Z. Finimmo per trovare varie interpretazioni, tra cui quella secondo cui, essendo la Z l’ultima lettera dell’alfabeto, volesse significare il raggiungimento del limite estremo.
E così Dragon Ball GT finalmente iniziò. Nella prima parte dell’opera c’erano molti episodi in cui Pan aveva un ruolo molto attivo.
Il ruolo di Pan era quello di essere forte ma di perdere comunque contro i nemici, in modo da poter essere salvata da Goku: l’eroina che rende Goku l’eroe. Cambiando un attimo contesto, anche il grande successo Titanic aveva commosso il pubblico femminile perchè era una storia in cui l’eroina (ora anziana) ricordava l’eroe; non sono forse le basi del cinema? Se l’eroe non salva l’eroina forse gli adulti capirebbero che la vita a volte va così, ma sarebbe davvero duro per i bambini. Le storie in cui l’eroe salva l’eroina trasmettono un senso di sicurezza. Pertanto abbiamo creato uno schema dove Pan si trova in pericolo e Goku si arrabbia contro i nemici “Non ve la farò passare liscia!”.
Nonostante Pan abbia sangue Saiyan, non si trasforma mai in Super Saiyan.
In Dragon Ball GT c’è un episodio in cui Pan viene trasformata in una bambola, dove viene introdotto lo schema “Pan causa un incidente che Goku risolverà”. Permettere a Pan di trasformarsi in Super Saiyan avrebbe spezzato tale schema. Forse Pan sarebbe riuscita a diventare Super Saiyan se l’episodio in cui diventa una bambola fosse avvenuto più tardi.
Pan è quel tipo di personaggio che agisce anche quando le si dice di non farlo, per cui è facile che possa causare problemi
Esatto. Se fosse stato Trunks a combinare guai, sarebbe stato necessario spiegare come mai l’assennato Trunks avesse agito così sconsideratamente, cosa che sarebbe stata noiosa: una spiegazione inserita solamente per portare ad un’altra spiegazione.
A metà della storia, iniziano a saltare fuori nemici come il Dr. Myu, il Generale Lilde e Baby, dando una maggior connotazione combattiva alla vicenda
Inizialmente avevo preparato una trama approssimativa per 26 episodi, ma quando fu completata la sceneggiatura del terzo episodio ci rendemmo conto che “questi episodi di viaggio non sarebbero stati interessanti”. Quindi ci fermammo. Questo è il motivo per cui Gil e la nave spaziale ad un certo punto smettono di comparire, nonostante il maestro si fosse impegnato tanto nel disegnarli per noi.
Che peccato! In ogni caso, di cosa parlavano gli episodi scartati?
Avevamo pensato ad un intero pianeta di prigionieri e varie idee simili, ma avremmo potuto fare infiniti episodi del genere, cosa che li avrebbe resi noiosi. Durante gli incontri emerse l’idea che una storia in cui la Terra è in pericolo sarebbe andata bene e che sarebbe stato interessante inserire nemici dalla forte personalità facendo ruotare la trama intorno alle battaglie contro di loro. In fin dei conti, una storia di Dragon Ball deve avere un senso di eccitazione.
Quindi avete svoltato da un road movie ai combattimenti.
No, fu un’evoluzione naturale più che un improvviso cambio di direzione. Quando Goku non è il protagonista la storia va fuori controllo, diventa instabile. Dopo 500 episodi televisivi e 15 film posso dire che Goku non è un personaggio ordinario. Per esempio, tornando a Dragon Ball Z, sebbene il rating non calasse i bambini perdevano interesse quando c’erano episodi in cui combattevano personaggi diversi da Goku. Gli adulti lo guardavano per la storia e quindi potevano apprezzare anche le parti in cui Goku non compariva, ma i bambini lo guardavano per i personaggi. Per cui era necessario che Goku comparisse. Per questo motivo, quando in Dragon Ball Z Goku non comparve per diverso tempo dovemmo pensare a lungo su come riuscire a mostrarlo comunque.
Dragon Ball = Goku. In Dragon Ball GT Goku si trasforma in Super Saiyan 4. Era stato pensato fin dall’inizio?
Avemmo l’idea del Super Saiyan 4 mentre stavamo perfezionando la parte centrale della storia. Naturalmente il sapore Toriyamesco era presente in tutta la serie di Dragon Ball, per cui non sembrava innaturale che un giorno Goku potesse diventare Super Saiyan 4. Un approccio simile per un ordinario anime originale sarebbe sembrato il sintomo di una storia mediocre; ma anche come trasformazione per esprimere un aumento di forza, il Super Saiyan 4 era probabilmente il limite.
Qual è l’aspetto più importante di Dragon Ball GT?
Nonostante in Dragon Ball GT Goku torni bambino, cosa che potrebbe significare un ritorno al punto di partenza, pensavo che fosse importante non tornare indietro. In altre parole, una caratteristica di Dragon Ball è il non ripetere mai quanto fatto in passato. Nonostante sia più facile e veloce ripetere le stesse cose, è cruciale andare sempre avanti, anche solo di un singolo passo, e continuare a farlo. Per esempio, nel manga originale viene rivelato che Goku è un alieno, cosa che viene fatta tramite brevi dialoghi e non con flashback o lunghe spiegazioni. Con Goku alieno, la storia e l’ambientazione avanzano costantemente da quel punto in avanti. Per questo non era il caso che Dragon Ball ripetesse quanto fatto in passato.
Questa è la ragione per cui personaggi familiari come Piccolo, Tenshinhan e Yamcha non compaiono molto?
Non volevamo che Dragon Ball GT ripetesse quanto fatto in Z. Suppongo inoltre fossimo troppo concentrati nel creare nuovi nemici. Lavorammo davvero duramente nel decidere le capacità e il tipo di malvagità dei nemici. Ripensandoci ora, i nemici di Dragon Ball GT sono in parte basati sui nemici delle serie precedenti.
Quale fu la reazione del pubblico alla prima trasmissione di Dragon Ball GT?
Ci furono molti fan che apprezzarono la progressione della storia portata avanti dal manga originale. Allo stesso tempo, ci fu chi disse che ci eravamo spinti troppo oltre. Ci fu anche chi ci chiese perchè avevamo rovinato l’originale e chi invece riteneva che le parti “rovinate” fossero quelle più interessanti. Forse Dragon Ball GT ha allontanato alcuni dei fan che avevano seguito il manga fin dall’inizio, ma ha anche creato nuovi appassionati, e magari Goku è diventato importante anche per questi ultimi. Ripensandoci ora, forse Dragon Ball GT si allontana dal senso di sicurezza dato dall’essere “un lavoro di Akira Toriyama”. Tuttavia sono certo che anche i più critici tra i fan cambieranno idea guardando l’episodio finale di Dragon Ball GT.
L’ultima scena dell’episodio finale di Dragon Ball GT lascia sicuramente una forte impressione. Goku cavalca Shenlong verso un luogo lontano… lascia una strana sensazione, che ti spinge a ringraziare Goku per quanto fatto finora
Avevamo deciso fin dall’inizio quale sarebbe stata la scena finale di Dragon Ball GT, senza sapere se fosse vivo o morto. Fu proprio perchè avevamo ben chiara in mente quella scena conclusiva che Goku potè fare quell’impressionante apparizione alla fine dello special televisivo. Essendo lo special una storia originale richiese molta più manodopera, soldi e lavoro rispetto a mandare in onda semplicemente due episodi televisivi in uno slot da un’ora, ma anche in quel senso Dragon Ball GT ci diede carta bianca su come lavorarci. Sono davvero grato per questo; la serie di Dragon Ball è il mio prezioso tesoro!
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Empire Of Shit: È italiano il nuovo film in collaborazione con il mangaka Shintaro Kago, autore di “Principessa del castello senza fine”, “Fraction”, ”Anamorphosys” e tanti altri titoli cult per i fan del genere.
Il regista infatti è Alessio Martino: Salerno, classe ‘2000, laureando in Cinematografia presso l’accademia delle Belle Arti di Napoli.
Questa storia inizia nel 2021, quando Kago e Martino incrociarono le loro strade grazie alla partecipazione di quest’ultimo al Contest Cinematografico Unco Film Festival, in cui il famoso mangaka partecipava in qualità di organizzatore e giudice. Martino presentò allora il suo corto “Brief Clisterization of Ideology”, ambientato in un mondo distopico, con la quale si aggiudicò il secondo posto.
Un anno dopo, nel 2022, Martino partecipò nuovamente al concorso con il film “The Formidable Wave that Destroyed and Recreate the World”, aggiudicandosi questa volta il primo premio: la merda d’oro.
Vi è infatti un tema comune in queste opere: la merda. Ed è infatti da questa idea, che Martino presentò a Kago nel 2023, che nasce The Empire of Shit.
La trama è apparentemente molto semplice:
Una giovane donna desidera che le sue feci abbiano un profumo gradevole, e il suo desiderio si avvera. Questo scatena la cupidigia del suo fidanzato, che vede un’opportunità di lucro in questa straordinaria qualità, trasformando una situazione intima in un’impresa commerciale bizzarra e surreale. Ci sarà però un’escalation di eventi, che porterà ad un finale inaspettato. Se tutto ciò vi ha incuriosito: non sentitevi soli, anche noi vorremmo sapere di più su cosa aspettarci, e proprio mossi da questa curiosità, abbiamo intervistato Alessio Martino, il regista di Empire of Shit.
Ciao Alessio, innanzitutto grazie per averci concesso questa intervista, perdonami ma la peculiarità del progetto mi porta a saltare alcune domande di rito e passare direttamente a questa:
Perché la Merda?
Ed è questa la domanda che ogni autore vorrebbe sentirsi porre. Scherzi a parte, sia io che Kago abbiamo molto a cuore il tema della merda perché nessuno gli dà il giusto peso. Che sia una commedia o uno Splatter la merda finisce sempre per essere del grottesco fine a se stesso ma fermandoci a riflettere sopra la materia di scarto ci si può trovare una grande fonte di riflessione.
Qual è il processo creativo dietro le scelte più audaci, sia visivamente che a livello narrativo?
Il divertimento. Quando il progetto è nato c’era una sola idea chiara in ballo: un Gojira fatto di cacca. Questo è uno di quei progetti dove il perno centrale su cui tutta questa macchina deve muoversi è proprio il divertimento. Dai costumi alla recitazione, tutto deve essere motivato dalla voglia di sperimentare e divertirsi su qualcosa che non si prenderà mai abbastanza sul serio… e forse proprio per questo sarà molto più seria di quanto essa stessa crede.
Hai lanciato una campagna indiegogo per finanziare questo progetto: qual è il tuo end-goal?
Prendere i soldi e scappar… cioè! volevo dire, realizzare un lungometraggio. Anche se sembra un’impresa titanica il goal finale sarebbe quello di poter estendere la durata del film al punto tale da darle un corpo vero, e con esso verrebbero tutte quelle fantastiche chicche in più, come la storia manga prequel disegnata da Kago
Come hai attirato l’attenzione del Maestro Kago?
Ma, di per sé è stato un evento molto organico. Ero a Lucca Comics per girare un documentario, lui era lì come ospite e gli ho semplicemente chiesto di prenderci una birra insieme (le birre alla fine furono molto più di una). Da lì Kago mi ha dichiarato tutto il suo interesse nel voler dedicarsi da anni ad un progetto cinematografico senza avere però mai il tempo per poterlo fare effettivamente. E da quì è arrivata la mia proposta…
Quanto influisce la presenza del mangaka sulla produzione del film?
Tantissimo. Sotto ogni aspetto. Il progetto senza di lui non esisterebbe proprio. Tutto l’aspetto visivo della fabbrica, dei mostri (Coff, coff… scusatemi per lo spoiler), della palette cromatica e del taglio narrativo è tutto frutto della sua vena artistica che noi come troupe stiamo concretizzando.
Che emozioni pensi scaturirà il tuo corto nel pubblico?
Così come ti dicevo riguardo il processo creativo, io spero diverta. Spero davvero che lo spettatore si senta annichilito da tutta la follia che gli verrà tirata addosso e che l’unica cosa sensata che si senta di fare sia ridere. Se poi restassero shockati e traumatizzati al punto tale da volerci denunciare, beh se la vedranno con i legali miei e di Kago!!
Posso avere anche io dei gadget?
No. Scherzo! Se la campagna supererà il goal base, ci saranno belle sorprese per tutti i donatori, ma non posso dire altro ora.
Ti ringrazio nuovamente per averci dedicato del tempo parlandoci del tuo progetto.
Ma grazie a te per avermi dedicato il tuo. E come dice la nostra mascotte Mr. Unkoman: “Unko! Unko! Unko!”.
Cari lettori, non sappiamo esattamente cosa aspettarci, ma l’hype c’è, e sicuramente ciò che fa più piacere è vedere un talento emergente nostrano mettersi in gioco.
Potete anche voi finanziare questo progetto tramite la campagna indiegogo!
Oggi per noi fan è un giorno molto triste. Non si è mai pronti a dire addio ai proprio idoli, ma proprio quando meno te lo aspetti ecco arrivare la notizia.
È morto all’età di 68 anni Akira Toriyama, maestro indiscusso del fumetto giapponese, creatore di Dragon Ball, capolavoro per il quale non servono parole, basti vedere quante generazioni ha accompagnato e, siamo sicuri, accompagnerà ancora in futuro. Tra i suoi capolavori ricordiamo anche “Dr Slump”
Toriyama sensei sarebbe morto a causa di un ematoma subdurale acuto alla testa, ha spiegato il suo team di produzione con un comunicato sul sito e su X. Subito sui social si è riversata una pioggia di affetto e lacrime, l’ultimo tributo dei suoi fan all’uomo che ha rivoluzionato il mondo dei manga e che ha inciso profondamente sulla trasformazione del genere, aprendo la strada a tanti dopo di lui.
Chi era Akira Toriyama, il papà di Dragon Ball
Nato a Nagoya nel 1955, Akira Toriyama era conosciuto soprattutto per il manga “Dragon Ball”, creato nel 1984, che raccontava la vita e le avventure del prodigio delle arti marziali Son Goku, fin dalla sua infanzia.
Il manga ha venduto almeno 260 milioni di copie in tutto il mondo e ha dato origine a numerosi adattamenti per la televisione, il cinema e i videogiochi, e ha avuto numerosi sequel come “Dragon Ball Z” o più recentemente “Dragon Ball Super”.
The Sandbox, uno dei principali mondi virtuali decentralizzati oltre che sussidiaria di Animoca Brands, e TOEI ANIMATION CO., LTD., una delle principali società di animazione del Giappone, hanno annunciato una partnership per creare esperienze Web3 basate sulle proprietà intellettuali (i personaggi) di TOEI ANIMATION nel metaverso di gioco The Sandbox.
Le due aziende stanno sviluppando le esperienze nella LAND in collaborazione con Minto, Inc.. Pioniere dell’animazione giapponese, TOEI ANIMATION ha prodotto alcune delle produzioni di animazione più longeve e di maggior successo planetario, tra cui Dragon Ball, Sailor Moon e ONE PIECE. Grazie alla partnership con TOEI ANIMATION, The Sandbox continua a portare avanti collaborazioni basate su personaggi e contenuti tra i più popolari e influenti della cultura dell’animazione giapponese.
Per commemorare questa partnership, The Sandbox regalerà NFT in edizione limitata alle prime 1.000 persone che si registreranno sul sito register.sandbox.game/toei-animation-it. Il tipo di NFT, comunque non basati su IP di TOEI ANIMATION), sarà annunciato in un secondo momento.
“TOEI ANIMATION sta salpando nel metaverso. Siamo molto felici e orgogliosi di lavorare con The Sandbox e Minto come nostri partner. Sono fiducioso del fatto che insieme tracceremo nuove rotte che guideranno l’industria dell’intrattenimento negli anni a venire – ha affermato Satoshi Shinohara, amministratore delegato di TOEI ANIMATION -. Non vedo davvero l’ora di vedere i vari personaggi che abbiamo creato finora addentrarsi in questo nuovo campo”.
“Manga e anime giapponesi come Dragon Ball, ONE PIECE e Sailor Moon di TOEI ANIMATION hanno sempre fatto parte della mia vita. Sono felice di portare questi contenuti in The Sandbox affinché i giocatori e i creatori di tutto il mondo possano apprezzarli – spiega Sebastien Borget, COO e co-fondatore di The Sandbox -. Questa partnership è un’aggiunta entusiasmante per la nostra piattaforma di metaverso aperto perché porta alcuni dei migliori contenuti della cultura giapponese alla nostra comunità di creatori”.
In parte immobiliare virtuale, in parte parco di divertimenti, The Sandbox abbraccia pienamente l’idea del metaverso come uno spazio digitale condiviso continuo in cui mondi ed eroi si incontrano per creare magie. Quella con Paris Hilton si unisce a oltre 400 partnership esistenti tra cui ZeptoLab, Warner Music Group, Ubisoft, The Rabbids, Gucci Vault, The Walking Dead, Snoop Dogg, Adidas, Deadmau5, Steve Aoki, Richie Hawtin, The Smurfs, Care Bears, Atari, ZEPETO e CryptoKitties. Queste alleanze seguono la visione del team di The Sandbox di consentire ai giocatori di creare le proprie esperienze utilizzando personaggi e mondi sia originali che celebri.