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Daily Kōkishin

Dalla aristocrazia militare allo shogunato

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Daily Kōkishin, la nuova rubrica di Daily Nerd, è pronta a farvi scoprire tante “curiosità”, e non solo, che riguardano l’Oriente e in particolare il Paese del Sol Levante!

Per questo primo appuntamento abbiamo deciso di parlare di uno degli aspetti più affascinanti della storia giapponese: la nascita dello shogunato, una dittatura militare, caratterizzata da un sistema di governo definito bakufu (幕府), ossia “governo della tenda”.

La formazione degli shoen

A partire dal periodo Nara (奈良時代), che collochiamo tra il 710 e il 784, si registrò un aumento demografico importante, che comportò il bisogno di un maggior numero di terre da coltivare. Per questa ragione, il governo centrale decise di affidare ad alcuni volontari la bonifica delle terre vergini presenti nel nord-est dello Honshu (本州), l’isola più grande dell’arcipelago, concedendone il possesso a chi aveva portato avanti i lavori, prima per un periodo da una a tre generazioni, poi in perpetuo.

Questa pratica si tradusse nei fatti in un accentramento delle terre (e del potere) in mano a gruppi familiari o istituzioni (ad esempio i santuari o i templi buddhisti), che con il passare del tempo privarono il governo imperiale di molte delle entrate provenienti dalla tassazione delle terre agricole statali. Questi possedimenti agricoli di dimensioni più o meno vaste sono definiti shoen (荘園).

Come erano gestiti gli shoen?

Poiché il sistema della leva militare obbligatoria allontanava sempre più persone dalle attività agricole e produttive, per le operazioni di difesa si scelse di affidarsi ad alcune milizie costituite da uomini provenienti dalle famiglie di funzionari e altre personalità influenti (spesso rami cadetti). Queste erano persone specializzate nel combattimento, dei soldati di professione. E dal momento che anche la difesa degli shoen richiedeva delle unità militari in ciascun possedimento, i proprietari, definiti ryoshu (領主), iniziarono a circondarsi di questi uomini.

La presenza di queste milizie si fece sempre più comune nei secoli successivi e i loro membri divennero una vera e propria classe sociale indipendente. I compiti di questi uomini non si limitavano alla difesa dei territori, ma comprendevano anche la riscossione degli introiti degli shoen e l’amministrazione delle terre agricole. Il nome di questi guerrieri era bushi (武士) o saburai (侍), da cui deriva il termine “samurai”. Sono loro le figure che avrebbero avuto un ruolo centrale nel sistema shogunale.

Il riconoscimento dei samurai

Signore feudale giapponese
Taira no Kiyomori, il leader del clan Taira durante il suo periodo al potere

Con il tempo i samurai acquisirono un potere tale da mettersi in competizione con l’aristocrazia “di palazzo”, riuscendo anche ad ottenere il controllo delle tenute shoen. I samurai allontanarono quindi dal governo delle zone di campagna le famiglie aristocratiche, che rimanevano spesso (e volentieri) nella capitale imperiale Heiankyo (平安京), l’attuale Kyoto (京都).

Nel corso del periodo Heian (平安時代) l’aristocrazia militare si affermò come la classe deputata al mantenimento dell’ordine, compito che richiese un costante uso della violenza. Emblematico è il caso della rivolta dell’era Hogen, scoppiata nel 1155 a seguito di una disputa per la successione imperiale. L’imperatore Sutoku (崇徳上皇), che aveva abdicato, voleva porre sul trono il figlio, mentre l’imperatore Go Shirakawa (後白河天皇) ambiva a salire al trono al suo posto. I due sovrani, per dirimere la contesa, misero in campo le loro all’élite militare. Il primo si affidò alla famiglia dei Minamoto (源家) e il secondo a quella dei Taira (平家).

La nascita del sistema shogunale e della dittatura militare

La fazione di Go Shirakawa ottenne la vittoria nel 1156 e iniziò così un periodo definito Rokuhara (六波羅時代), in cui a esercitare l’effettivo controllo sull’arcipelago fu la famiglia Taira, in particolare Taira no Kiyomori (平清盛), il leader del clan. Egli attuò una politica di controllo su tutte le istituzioni statali basata sulla violenza e la repressione. Tutto questo sfociò nella guerra civile Genpei, in giapponese genpei gassen (源平合戦), che vide nuovamente sul campo di battaglia i Minamoto contro i Taira. La vittoria questa volta fu del clan Minamoto.

Dopo questi eventi, che si conclusero con la battaglia navale di Dannoura (壇ノ浦の戦い), venne stabilito il primo governo shogunale a Kamakura (鎌倉), un villaggio di pescatori che venne convertito in base militare. A questo punto il potere dell’aristocrazia militare divenne ancora maggiore, fino a separarsi anche fisicamente dal potere imperiale, la cui posizione di primo piano era stata ormai scalzata.

Da questo momento in poi, il cosiddetto seiitai shogun (征夷大将軍), abbreviato in shogun, avrebbe controllato ogni aspetto della vita politica del Paese, relegando la famiglia imperiale e l’aristocrazia di corte ad un ruolo meramente simbolico (funzionale solo al cerimonale di palazzo). Il predominio della classe guerriera sarebbe durato per oltre 600 anni, ossia fino alla Restaurazione Meiji, in giapponese Meiji ishin (明治維新), avvenuta nel 1868.

Faccio parte di quella strana categoria di persone che, nonostante ci siano mille film da guardare, milioni di manga da leggere e trecento nuovi titoli di videogiochi, si fissa sempre sulle solite cose, per poi passare notti intere a rimettersi in pari con il mondo. Laureata in Lettere e in Editoria e Giornalismo, colleziono libri antichi in modo ossessivo, adoro piante e gatti e pratico judo da anni nella speranza di diventare, se non invincibile, almeno più saggia.

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Daily Kōkishin

K-Pop: ballare per passione, competere per ambizione

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Il K-Pop contest organizzato da Comicon e K-ble Jungle

I ballerini di K-Pop danzano soprattutto per una grandissima passione verso i loro idoli coreani, allenandosi in cameretta con Just Dance, ritrovandosi tra amici in piazze e parcheggi con le casse acustiche come trent’anni prima facevano i break dancer, e imparando a memoria testi di canzoni in una lingua che non conoscono. Per chi ama il K-Pop ballare è alla base di tutto!

Loghi di K-ble Jungle e K-Pop Dance Fight Fest

I contest di K-Pop in Italia

Da una quindicina d’anni hanno anche la possibilità di mettersi alla prova davanti ad una giuria in sfide chiamate K-Pop contest, spesso ospitate da festival del fumetto, del cosplay e della cultura pop. Questi contest, nati per rafforzare la community e dare ai ballerini la possibilità di esibirsi su un palco davanti ad un pubblico, sono nel tempo diventati veri e propri eventi centrali nella cultura giovanile. Da raduni amatoriali quasi improvvisati siamo arrivati ad un campionato italiano di danza K-Pop, diviso in selezioni regionali sparse in tutta Italia, finali per crew a Napoli e per solisti a Bergamo, il tutto organizzato dal festival Comicon e dal collettivo K-ble Jungle, supportati da una decina di associazioni e scuole di danza locali, tra cui Coreapoli, TKC, DASK, OK-B3ATZ, Ciac, Arrosticini&Kpop, e molte altre.

Il campionato europeo di K-Pop

Dal 2024 il campionato italiano diventa addirittura un contest europeo di K-Pop, raccogliendo alcuni tra i Paesi europei dove il movimento K-Pop è più radicato, con selezioni regionali e nazionali seguiti da una finalissima a Catania, anche questa organizzata da Comicon e K-ble Jungle, con direzione artistica di Silvio Franceschinelli.

Le nazioni partecipanti alla prima edizione sono state Francia (i vincitori!), Repubblica Ceca, Lettonia, Spagna, Austria, Polonia e naturalmente Italia.

Il K-Pop contest organizzato da Comicon e K-ble Jungle
I finalisti europei del contest K-Pop a Etna Comics

Il K-Pop: ballare a Etna Comics e Comicon

La finale italiana è organizzata da Comicon, con l’ultima tappa per i solisti a Bergamo e per le crew a Napoli. La finalissima europea è ospitata e supportata da Etna Comics, il più grande festival siciliano di cultura pop. Due festival dove non solo godersi le selezioni regionali che porteranno alla finale nazionale dell’anno successivo e le finali nazionali ed europee, ma anche un intenso programma di conferenze e incontri, mostre, random dance e concerti, feste serali all’insegna della musica asiatica, coreana e giapponese soprattutto.

Asian Pop Fiesta, le feste K-Pop e J-Pop (KJ Nights)
Le KJ Nights sono le feste a tema K-Pop e J-Pop

Contatti

Per contatti riguardo il K-Pop contest nazionale ed europeo si prega di contattare Silvio Franceschinelli, responsabile organizzativo. 

K-Pop Contest 2021: la sfida nazionale tra i migliori ballerini

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Daily Kōkishin

Gli iKON in tour europeo

seconda tappa europea degli iKON, parte del loro secondo tour mondiale dal titolo “Take off”, iniziato lo scorso 5 maggio

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Gli iKON in tour europeo

Il 28 giugno Firenze è stata protagonista della seconda tappa degli iKON in tour europeo, parte del loro secondo tour mondiale dal titolo “Take off”, iniziato lo scorso 5 maggio con il primo spettacolo a Seoul. Ho avuto il piacere di far parte del pubblico di un concerto che per me significa moltissimo, dato che seguo gli iKON dagli inizi, e le mie aspettative sono state più che ripagate.

La band

Prima di passare al racconto di questa bellissima esperienza, qualche informazione di base sul gruppo: gli iKON sono stati uno dei gruppi maschili di punta della YG Entertainment, una delle tre maggiori compagnie di intrattenimento in Corea, prima di cambiare agenzia all’inizio del 2023 dopo la scadenza del loro contratto e spostarsi tutti insieme alla 143 Entertainment, che gli ha permesso di intraprendere il tour mondiale. Originariamente il gruppo era composto da 7 membri: B.I. Jinhwan (JAY), Yunhyeong (SONG), Bobby, Donghyuk (DK), Junhoe (JU-NE) e Chanwoo (CHAN), ma nel 2019 il leader B.I si è visto costretto a lasciare il gruppo, riuscendo tuttavia a continuare la propria carriera musicale da solista. I

l loro debutto risale al 2015 con l’album “Welcome Back” e la canzone dal titolo “My Type” (취향저격), ma in moltissimi li ricordano soprattutto per il grande successo del 2018 “Love Scenario” (사랑을 했다), brano che ha contribuito ad aumentare ulteriormente la fama degli iKON tanto da essere considerata la loro canzone simbolo.

Il concerto K-Pop a Firenze
Gli iKON sul palco del Nelson Mandela Forum

Il concerto

È la prima volta in quasi 10 anni di carriera che gli iKON tengono dei concerti in Europa, e tutte e tre le date sono state un grande successo: i ragazzi si sono infatti esibiti prima in Germania, ad Essen, poi a Firenze, ed infine a Parigi. L’Italia sembra aver catturato gli iKON con l’arte, il buon cibo, ma soprattutto un pubblico caloroso che ha restituito loro tutto l’amore che gli hanno dimostrato con la loro performance. Dall’apertura fino all’encore nessuno è riuscito a rimanere seduto, e il gruppo stesso ha più volte incitato i fan a scatenarsi sugli spalti e ballare insieme a loro. Il modo in cui i ragazzi interagiscono con il pubblico, in particolare Bobby, è qualcosa di veramente speciale e che tutti hanno apprezzato, ed ha reso l’esperienza ancora più travolgente. Gli iKON sono degli entertainer a tutto tondo: guardandoli dal vivo si riesce davvero a capire quanto siano appassionati del loro lavoro, quanto si divertano a stare sul palco e a coinvolgere gli iKONIC durante l’intera durata della performance, dal parterre fino all’ultima fila delle gradinate. Persino i ment, momenti in cui i membri fanno una pausa dalle loro intense coreografie parlando e facendo giochi insieme al pubblico, sono stati piacevoli e divertentissimi, con i ragazzi che hanno raccontato come hanno passato i due giorni prima del concerto e ci hanno deliziato con il loro italiano riempiendoci di grazie e ti amo.

In poco più di 2 ore di concerto abbiamo potuto ascoltare i loro più grandi successi, insieme a parte del loro nuovo album (che porta lo stesso nome del tour, Take off) in un percorso pieno di emozioni che spaziano dal puro divertimento con brani quali Rhythm Ta (리듬 타) e Bday (벌떼), alla malinconia che accompagna pezzi come Why why why (왜왜왜) e Goodbye Road (이별길). Un altro momento che ha sicuramente catturato il cuore degli iKONIC è stato quello delle esibizioni soliste dei membri JAY, JU-NE, DK e SONG: dall’oceano di torce accese durante la cover di Love on the brain di Rihanna interpretata da JAY, alla performance di JU-NE con la sua Want you back accompagnato dalla chitarra, fino alla vera e propria scarica di adrenalina con l’intensa Kiss Me di DK e Fighting (으라차차), il brano trot di SONG. L’atmosfera creata dagli iKON è stata quella di una festa che non si è fermata nemmeno con le canzoni più lente e commoventi, e che ha sicuramente avuto un grande impatto sul pubblico, sia per chi è un’iKONIC da anni, sia per chi si considera semplicemente un ascoltatore occasionale. Non c’è dubbio che la serata passata insieme agli iKON sia stata meravigliosa, e speriamo davvero di riuscire a rivederli in Italia molto presto.

Link

Sito ufficiale degli iKON
Sito dell’agenzia Jin Entertainment Profilo Instagram della band
Gli iKON in Italia! di Silvio Franceschinelli

Articolo di Francesca Antolini, DASK ASD

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Anime e Manga

Si può sposare un ologramma? Cerchiamo di capire cos’è la “fictosessualità”

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fictossessualità

Nei giorni scorsi è impazzata agli onori della cronaca la storia di Akihiko Kondo, 38enne giapponese che nel 2018 si è sposato. E fin qui niente di strano. Ma ecco perché la notizia ha fatto il giro del mondo: lui è un impiegato dell’amministrazione di Tokyo, lei un “vocaloid”, un sintetizzatore software, in forma di ologramma. Il fenomeno (chiamato fictosessualità) in particolare nel Paese del Sol Levante non è una novità, ma di recente sui social la discussione intorno al romanticismo da fiction è diventato un trend piuttosto dibattuto.

Il fatto è stato ripreso dal New York Times e come spesso capita con le stranezze tutte giapponesi, in Occidente si fa fatica a capire come una persona possa felicemente (ma non civilmente) essere sposata con un ologramma. Tra l’altro lei  ha un nome, si chiama Hatsune Miku, è una ragazza dai capelli azzurri che fa la cantante e vanta collaborazioni con artisti internazionali (ovviamente tutta finzione).

L’uomo però si dice più che soddisfatto di questa relazione: in passato era stato scaricato da alcune donne in carne ed ossa ed era pure stato bullizzato dai colleghi di lavoro, cadendo così in una profonda depressione, ma l’incontro con Miku ha rappresentato una vera e propria ancora di salvezza.

La svolta in questa relazione è arrivata nel 2017 grazie a un Gatebox, un macchinario da 1300 dollari che ha consentito ai suoi proprietari di interagire con i personaggi amati tramite ologrammi e pure di sposarli.

Sembra un rapporto impossibile tra i due sposini, eppure Kondo dice di essere innamorato e felice. La pratica ha un nome e si chiama “fictosessualità” e riguarda persone che provano attrazione sessuale per figure immaginarie. Il New York Times sostiene addirittura che siano “decine di migliaia” i fictosessuali al mondo con una concentrazione particolare proprio in Giappone.

La ricerca scientifica sulla fictosessualità

Uno studio del 2021 pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Psychology ha analizzato il fenomeno dei fictosessuali. La ricerca fornisce un’analisi esplorativa dei concetti di fictosexualityfictoromance e fictophilia, termini nuovi, con il quale è importante imparare a confrontarsi.

Queste etichette indicano un forte sentimento di amore, infatuazione o desiderio per un personaggio immaginario. Gli autori hanno tenuto a sottolineare come l’intenzione non fosse quella di far apparire i fictosexual come persone disturbate, infatti, al momento, il fenomeno non è riconosciuto come condizione diagnostica specifica dall’Organizzazione mondiale della sanità. Tuttavia, emozioni e sentimenti nei confronti di personaggi immaginari possono generare disagio poiché le persone non possono interagire con i personaggi nello stesso modo in cui fanno con altri esseri umani. Se perdurante, l’assenza di contatto fisico potrebbe quindi causare danni psicologici.

Chi di noi non si è innamorato del personaggio di un manga o anime? Per Kondo e Miku questa è diventata la loro “realtà”. Non si fa fatica a immaginare quanto un personaggio immaginario possa aiutare ad uscire da un momento difficile, sappiamo bene quanto in alcuni momenti della vita un buon libro o un film non ci abbiano aiutato, ma c’è chi si spinge ben oltre.

Nessuno ha il diritto di giudicare una scelta, che in ogni caso è stata fatta con il cuore, certo la stranezza di tutta la storia resta e chi non preferirebbe stringere a sè qualcuno in carne ed ossa piuttosto in fissare gli occhi vuoti di un ologramma? Ma la felicità ha forme molto diverse e se Kondo ha trovato la sua ben per lui!

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