Justice League Snyder Cut, dopo le richieste dei fan, sta arrivando. Ma cos’è? Da cosa è nato tutto? Con Snyder Cut si intende la versione di Justice League come originariamente pensata dal regista Zack Snyder, e non la versione uscita nei cinema, completata da Joss Whedon, che ha deluso molti fan e critici.
La storia
Justice League doveva essere diretto da Zack Snyder, che però a metà produzione è stato colpito da una tragedia: il suicidio della figlia Autumn. A causa di questo evento ha quindi deciso di abbandonare la produzione. La Warner ha presto trovato un sostituto, Joss Whedon appunto, vista anche l’esperienza pregressa nei cinecomic con la Marvel (The Avengers). Nei titoli di coda gli è stato attribuito il titolo di cosceneggiatore, ma non di codirettore, nonostante abbia rigirato e cambiato la maggior parte delle scene girate, scritte e pensate da Zack Snyder. Proprio durante i titoli di coda, quando appare il nome di Joss Whedon, vediamo anche un clochard con un cartello con scritto “Ci ho provato” (I tried nell’originale), forse sintomo che lo stesso Whedon non fosse contento del risultato finale.
Secondo voci di corridoio, comunque, per la Warner la sostituzione non è stata un problema, dato che già da tempo c’erano problemi tra Snyder e Warner.
Una scelta che, sulla carta, sembra logica e vincente. Joss Wedon ha ricevuto ottime critiche per i suoi film Marvel, sia dagli esperti che dai fan, e quindi sembrava l’uomo adatto per prendere in mano la situazione e dare nuova vita al DC Cinematic Universe. Dalla teoria alla pratica però cambia molto, e la Warner non sembra aver preso in considerazione la grandissima differenza di visione tra Zack Snyder e Joss Whedon.
Da un lato abbiamo un regista che predilige toni cupi, personaggi tormentati e temi seri e reali, dall’altro una visione più leggera, con meno implicazioni nella vita (e politica) reale. Questo mix ha dato vita a un film flop, che ha deluso un po’ tutti: dalla critica ai fan più accaniti, ma anche i “casual”. Una batosta per la Warner, che ha messo un freno alle sue produzioni future.
Snyder Cut e il potere dei fan
Da questa situazione nasce lo Snyder Cut, ovvero il film che sarebbe dovuto essere Justice League se si fosse seguita la visione del suo regista originale. I fan hanno chiesto a gran voce, attraverso una campagna social mai vista prima e l’hashtag #ReleaseSnyderCut, che venisse rilasciato, e dopo mesi hanno ottenuto quello che volevano. Verrà reso disponibile su HBO Max (proprietà di Warner Media), la nuova piattaforma di streaming del colosso della tv americano.
La Warner ha reso disponibili 30 milioni di dollari per girare scene extra, ricostruendo quindi il film come da idea iniziale. Una situazione del genere non ha precedenti nella storia del cinema, ed è considerata una enorme vittoria per i fan che hanno dimostrato il potere delle loro opinioni contro quelle di una grande casa di produzione. Una nuova versione che secondo le speranze dei fan cambierà radicalmente il film originale e la sua percezione tra il pubblico generalista e i fan più accaniti. Insomma, molti si aspettano un film completamente diverso da quello che abbiamo visto al cinema.
I dettagli
La nuova versione di Justice League durerà circa quattro ore, e sarà diviso in quattro parti da un’ora ciascuna, come confermato da Zack Snyder stesso durante il DC FanDome. Una scelta che risulta azzeccata se si prende in considerazione la natura della piattaforma di streaming e del mezzo di riproduzione (solitamente computer o smart tv).
Sarà presente anche uno dei villain più iconici dell’universo DC: Darkseid, il sovrano di Apokolips, un conquistatore galattico dalle enormi mire espansionistiche, creato da Jack Kirby. Il suo arrivo era stato già anticipato durante Dawn of Justice, nella sequenza “knightmare”, ovvero in cui Batman si vede circondato dall’esercito di Superman.
La sua presenza è fondamentale per il film, che nella versione cinematografica ha visto come antagonista principale Steppenwolf. Un cattivo poco convincente, quasi caricaturale e soprattutto poco apprezzato dai fan. Insomma, non un degno avversario per la Justice League.
Darkseid non sarà l’unico personaggio extra ad apparire: si parla infatti della presenza di Martian Manhunter, un’aggiunta molto interessante soprattutto in ottica della creazione di un DC Extended Universe organico e coerente come quello della Marvel.
I personaggi e il loro approfondimento, quindi, saranno il cambiamento principale, ma non il solo. Secondo Zack Snyder approfondiremo il viaggio nel futuro (non molto roseo) mostrato in Knightmare, in cui troveremo anche Flash. Verrà spiegata la motivazione del suo viaggio per avvertire Batman, ma non sarà l’unico a ricevere particolare attenzione. Anche gli altri membri della Justice League verranno approfonditi, primo fra tutti Cyborg, che non ha ricevuto particolari attenzioni rimanendo in disparte durante la narrazione principale. Verranno affrontate maggiormente anche le varie dinamiche all’interno del gruppo, spesso appena accennate durante il film.
Ma quanto sarà diverso il risultato finale? Al momento è impossibile dirlo, anche perché nonostante i cambiamenti possano sembrare enormi, e molti abbiano accolto lo Snyder Cut come una rivoluzione della storia, lo svolgimento della trama rimarrà quasi immutato. Verranno quindi aggiunte sequenze, approfondimenti e musiche, ma non verrà completamente stravolto come molti speravano.
I dubbi
Nonostante l’enorme mobilitazione mostrata dai fan, molti rimangono scettici. Basteranno delle riprese in più, qualche personaggio aggiunto e uno stile di ripresa diverso a salvare il film? Oppure anche lo Snyder Cut sarà un flop, proprio come Justice League?
Per molti, poi, si tratta di una mossa di marketing da parte della Warner per cambiare la percezione che hanno i fan, e apparire in una luce migliore dopo il pessimo lavoro di gestione del film.
Snyder Cut: il teaser trailer
Zack Snyder ha pubblicato su twitter il teaser trailer di quello che sarà la Snyder Cut.
Il Trailer
Durante il DC FanDome, durante il panel dedicato proprio alla Snyder Cut, è stato pubblicato il trailer ufficiale del film.
Non ci resta che aspettare per scoprire se lo Snyder Cut riuscirà a salvare Justice League, creando così un precedente storico nel mondo del cinema.
Giornalista pubblicista e Laureata in Lingue e Culture per l’Editoria. Procrastinatrice seriale, vado avanti a forza di caffeina e ansia e in qualche modo sta funzionando. Mi piacciono la lettura, i Beatles, lo Spritz Campari e le maratone (Netflix). Non mi piacciono il caffè annacquato, scrivere biografie e fare liste.
Empire Of Shit: È italiano il nuovo film in collaborazione con il mangaka Shintaro Kago, autore di “Principessa del castello senza fine”, “Fraction”, ”Anamorphosys” e tanti altri titoli cult per i fan del genere.
Il regista infatti è Alessio Martino: Salerno, classe ‘2000, laureando in Cinematografia presso l’accademia delle Belle Arti di Napoli.
Questa storia inizia nel 2021, quando Kago e Martino incrociarono le loro strade grazie alla partecipazione di quest’ultimo al Contest Cinematografico Unco Film Festival, in cui il famoso mangaka partecipava in qualità di organizzatore e giudice. Martino presentò allora il suo corto “Brief Clisterization of Ideology”, ambientato in un mondo distopico, con la quale si aggiudicò il secondo posto.
Un anno dopo, nel 2022, Martino partecipò nuovamente al concorso con il film “The Formidable Wave that Destroyed and Recreate the World”, aggiudicandosi questa volta il primo premio: la merda d’oro.
Vi è infatti un tema comune in queste opere: la merda. Ed è infatti da questa idea, che Martino presentò a Kago nel 2023, che nasce The Empire of Shit.
La trama è apparentemente molto semplice:
Una giovane donna desidera che le sue feci abbiano un profumo gradevole, e il suo desiderio si avvera. Questo scatena la cupidigia del suo fidanzato, che vede un’opportunità di lucro in questa straordinaria qualità, trasformando una situazione intima in un’impresa commerciale bizzarra e surreale. Ci sarà però un’escalation di eventi, che porterà ad un finale inaspettato. Se tutto ciò vi ha incuriosito: non sentitevi soli, anche noi vorremmo sapere di più su cosa aspettarci, e proprio mossi da questa curiosità, abbiamo intervistato Alessio Martino, il regista di Empire of Shit.
Ciao Alessio, innanzitutto grazie per averci concesso questa intervista, perdonami ma la peculiarità del progetto mi porta a saltare alcune domande di rito e passare direttamente a questa:
Perché la Merda?
Ed è questa la domanda che ogni autore vorrebbe sentirsi porre. Scherzi a parte, sia io che Kago abbiamo molto a cuore il tema della merda perché nessuno gli dà il giusto peso. Che sia una commedia o uno Splatter la merda finisce sempre per essere del grottesco fine a se stesso ma fermandoci a riflettere sopra la materia di scarto ci si può trovare una grande fonte di riflessione.
Qual è il processo creativo dietro le scelte più audaci, sia visivamente che a livello narrativo?
Il divertimento. Quando il progetto è nato c’era una sola idea chiara in ballo: un Gojira fatto di cacca. Questo è uno di quei progetti dove il perno centrale su cui tutta questa macchina deve muoversi è proprio il divertimento. Dai costumi alla recitazione, tutto deve essere motivato dalla voglia di sperimentare e divertirsi su qualcosa che non si prenderà mai abbastanza sul serio… e forse proprio per questo sarà molto più seria di quanto essa stessa crede.
Hai lanciato una campagna indiegogo per finanziare questo progetto: qual è il tuo end-goal?
Prendere i soldi e scappar… cioè! volevo dire, realizzare un lungometraggio. Anche se sembra un’impresa titanica il goal finale sarebbe quello di poter estendere la durata del film al punto tale da darle un corpo vero, e con esso verrebbero tutte quelle fantastiche chicche in più, come la storia manga prequel disegnata da Kago
Come hai attirato l’attenzione del Maestro Kago?
Ma, di per sé è stato un evento molto organico. Ero a Lucca Comics per girare un documentario, lui era lì come ospite e gli ho semplicemente chiesto di prenderci una birra insieme (le birre alla fine furono molto più di una). Da lì Kago mi ha dichiarato tutto il suo interesse nel voler dedicarsi da anni ad un progetto cinematografico senza avere però mai il tempo per poterlo fare effettivamente. E da quì è arrivata la mia proposta…
Quanto influisce la presenza del mangaka sulla produzione del film?
Tantissimo. Sotto ogni aspetto. Il progetto senza di lui non esisterebbe proprio. Tutto l’aspetto visivo della fabbrica, dei mostri (Coff, coff… scusatemi per lo spoiler), della palette cromatica e del taglio narrativo è tutto frutto della sua vena artistica che noi come troupe stiamo concretizzando.
Che emozioni pensi scaturirà il tuo corto nel pubblico?
Così come ti dicevo riguardo il processo creativo, io spero diverta. Spero davvero che lo spettatore si senta annichilito da tutta la follia che gli verrà tirata addosso e che l’unica cosa sensata che si senta di fare sia ridere. Se poi restassero shockati e traumatizzati al punto tale da volerci denunciare, beh se la vedranno con i legali miei e di Kago!!
Posso avere anche io dei gadget?
No. Scherzo! Se la campagna supererà il goal base, ci saranno belle sorprese per tutti i donatori, ma non posso dire altro ora.
Ti ringrazio nuovamente per averci dedicato del tempo parlandoci del tuo progetto.
Ma grazie a te per avermi dedicato il tuo. E come dice la nostra mascotte Mr. Unkoman: “Unko! Unko! Unko!”.
Cari lettori, non sappiamo esattamente cosa aspettarci, ma l’hype c’è, e sicuramente ciò che fa più piacere è vedere un talento emergente nostrano mettersi in gioco.
Potete anche voi finanziare questo progetto tramite la campagna indiegogo!
Il documentario Il Padiglione sull’Acqua è un viaggio, estetico e poetico, nell’immaginario dell’architetto veneziano Carlo Scarpa e nella sua passione per la cultura giapponese. Il Giappone rappresentò per l’architetto un universo ispirazionale ma fu anche il luogo dove egli morì, nel 1978, all’apice della sua carriera, ripercorrendo misteriosamente i tragitti del poeta errante Matsuo Bashō.
Attraverso le impressioni suggerite dal filosofo giapponese Ryosuke Ōhashi, la narrazione si sviluppa lungo il filo di una domanda, la domanda sul senso della bellezza. La possibilità̀ di questa riflessione accomuna qui le opere scarpiane e l’estetica tradizionale giapponese. Venezia, nella veste di porta verso l’Oriente e luogo di nascita di Scarpa, e l’esplorazione incantata delle sue opere, sono l’occasione per rievocare la poetica ed episodi emblematici della vita dell’architetto.
Essi sono restituiti attraverso le parole del figlio Tobia, dagli allievi Guido Pietropoli, Giovanni Soccol e Guido Guidi, e dal ricercatore J.K. Mauro Pierconti. Un sentimento di nostalgia colora tutta la narrazione. Una nostalgia per quell’evento raro che è la nascita di un artista. Seppur ora abbia abbandonato questa terra, lascia in dono le sue opere e la meraviglia che esse tuttora suscitano.
Carlo Scarpa il Giappone
Carlo Scarpa amava definirsi «bizantino nel cuore, un europeo che salpa per l’Oriente» e proprio come l’artista veneziano, Stefano Croci e Silvia Siberini viaggiano attraverso le ispirazioni nipponiche che lo hanno guidato nella sua costante ricerca del senso della bellezza.
Per farlo, in Il padiglione sull’acqua si fanno guidare dalle ispirazioni del filosofo Ryōsuke Ōhashi e dalle testimonianze del figlio Tobia Scarpa, degli allievi Guido Pietropoli, Giovanni Soccol e Guido Guidi, del ricercatore J.K. Mauro Pierconti, degli artigiani Paolo e Francesco Zonon e della maestra di ikebana Shuho Hananofu.
Nel 1978 Carlo Scarpa tornò in Giappone. Nessuno sa con precisione quali fossero i suoi intenti. Il celebre architetto giapponese Arata Izosaki ha ipotizzato che stesse ripercorrendo le stesse tappe del poeta errante Matsuo Bashō, riportate nel diario di viaggio Lo stretto sentiero verso il profondo nord, ma purtroppo morì a seguito di una tragica caduta e non raggiunse mai la meta anelata.
Lasciò incompiute delle opere, che lo resero ancora più celebre, come il Memoriale Brion a San Vito di Altivole in provincia di Treviso, scelto anche da Denis Villeneuve tra le location del prossimo capitolo di Dune.
Apple TV+ ha svelato il trailer di “Constellation”, il nuovo thriller psicologico composto da otto episodi intepretato da Noomi Rapace (“Millennium – Uomini che odiano le donne”, “Non sarai sola”, “Lamb”, “Seven Sisters”) e dal candidato all’Emmy Jonathan Banks (“Breaking Bad”, “Better Call Saul”). La serie farà il suo debutto su Apple TV+ il 21 febbraio con i primi tre episodi seguiti da un episodio a settimana, fino al 27 marzo.
Creata e scritta da Peter Harness (“Il commissario Wallander”, “The War of the Worlds”), “Constellation” ha come protagonista Noomi Rapace nel ruolo di Jo, un’astronauta che torna sulla Terra dopo un disastro nello spazio e scopre che alcuni pezzi fondamentali della sua vita sembrano essere scomparsi. La serie è un’avventura spaziale ricca di azione che esplora i lati più oscuri della psicologia umana e segue la disperata ricerca di una donna nel tentativo di svelare la verità sulla storia dei viaggi spaziali e di recuperare tutto ciò che ha perso.
Cast Constellation
Nel cast della serie figurano anche James D’Arcy (“Agent Carter”, “Oppenheimer”), Julian Looman (“Emily in Paris”, “Mallorca Crime”), William Catlett (“A Thousand and One”, “Coppia diabolica”), Barbara Sukowa (“Passioni violente”, “Hannah Arendt”) e con la partecipazione di Rosie e Davina Coleman nel ruolo di Alice. Diretta dalla vincitrice del premio Emmy Michelle MacLaren (“Shining Girls”, “The Morning Show”, “Breaking Bad”), dal candidato all’Oscar® Oliver Hirschbiegel (“La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler”, “The Experiment – Cercasi cavie umane”) e dal candidato all’Oscar® Joseph Cedar (“Footnote”, “Our Boys”).
Produzione
Prodotta da Turbine Studios e Haut et Court TV, “Constellation” è prodotta esecutivamente da David Tanner (“Small Axe”), Tracey Scoffield (“Small Axe”), Caroline Benjo (“No Man’s Land”), Simon Arnal (“No Man’s Land”), Carole Scotta (“No Man’s Land”) e Justin Thomson (“Liaison”). MacLaren dirige i primi due episodi ed è produttrice esecutiva insieme a Rebecca Hobbs (“Shining Girls”) e al co-produttore esecutivo Jahan Lopes per conto della MacLaren Entertainment. Harness è produttore esecutivo attraverso la Haunted Barn Ltd. La serie è stata girata principalmente in Germania ed è stata prodotta da Daniel Hetzer (“Monaco – Sull’orlo della guerra”) per Turbine Studios, Germania.