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Brand New Animal, la recensione (senza spoiler)

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Oggi parliamo di un nuovo lavoro dello Studio Trigger, disponibile su Netflix, Brand New Animal, o come viene chiamato per comodità, BNA. La serie è composta da 12 episodi ed è diretta da Yō Yoshinari e scritta da Kazuki Nakashima, mentre Yusuke Yoshigaki si è occupato del character design.

La trama

La storia parla di un mondo nel quale esistono sia umani che “uomini-bestia”, la cui convivenza è tutt’altro che semplice. Con l’aiuto del governo giapponese e della casa farmaceutica Sylvasta è stato deciso di costruire una città, Anima City, che potesse essere un luogo sicuro per gli uomini-bestia discriminati.

Qui incontriamo Michiru Kagemori, una normale studentessa umana che un giorno si trasforma improvvisamente in un tanuki. Spaventata e inseguita dagli esseri umani, decide di cercare rifugio ad Anima City, ma anche lì le cose non sono così facili e purtroppo non tutti gli uomini-bestia sono concordi nel voler mantenere la pace.



Quando per caso si trova coinvolta in un attento incontra un uomo-lupo di nome Shirou Ogami che la salva e insieme a lui, che si rivela subito sveglio, fortissimo e un po’ burbero, inizierà ad indagare per capire il motivo della sua trasformazione in bestia. Quello che scopriranno però metterà a rischio l’intera Anima City.

Recensione

Brand New Animal parte lentamente, introducendo lo spettatore nelle dinamiche del mondo degli uomini-bestia, tanto che i primi episodi sembrano quasi slegati uno dall’altro. Dopo la metà il tutto diventa molto più avvincente e dinamico e negli ultimi episodi ci sono dei veri e propri colpi di scena che risollevano decisamente il morale.

Purtroppo 12 episodi sono pochi per entrare nel dettaglio di tanti aspetti che sicuramente con una serializzazione più lunga sarebbero stati decisamente più apprezzati. Il mondo delle bestie non è una copia grottesca di quello umano, ma certo ne ripropone alcune dinamiche, prima tra tutte la ricerca di ordine per far convivere specie diverse; ma negli spazi lasciati vuoti dal potere centrale ecco insinuarsi la criminalità e la violenza diventa il modo più semplice per affrontare le situazioni complicate.



Le relazioni tra i personaggi non sono sempre facili e più volte Michiru parla della sua trasformazione come di una malattia, ma con il tempo impara a conoscere e a sfruttare a suo vantaggio il corpo con il quale adesso è costretta a convivere, arrivando a cambiare la sua prospettiva sulla vita e capendo che il confine tra bene e male non sempre è una linea così netta e che i tranelli sono sempre dietro l’angolo.

Shirou è un personaggio schivo ed enigmatico, il classico buono che farebbe di tutto per proteggere gli uomini bestia; odia gli umani, ma non è uno stupido e, anche grazie all’ingenua testardaggine di Michiru, riuscirà ad ammorbidire il suo carattere e a comprendere che non tutti gli esseri umani sono cattivi, come non tutti gli uomini-bestia sono senza macchia.

La storia si può leggere come un’allegoria del razzismo: da una parte gli esseri umani e dall’altra gli uomini-bestia, incapaci di convivere insieme e nel mezzo la vita vissuta, dove spesso questo confine diventa un ostacolo insormontabile, altre volte può trasformarsi in un’occasione per conoscere meglio gli altri e se stessi. Questa tematica è il filo rosso che tiene unita la storia, senza mai farsi troppo pressante e travalicare i confini di un anime che rimane comunque di genere shōnen.



L’animazione

Tutto in questo anime parla con la voce dello Studio Trigger – già famoso per anime quali Gurren Lagann e Promare. I colori, le animazioni quasi evanescenti, l’atmosfera a volte surreale durante gli scontri e il gigantismo (non di robot questa volta, ma di animali!) dominano le sequenze. Nel complesso il lavoro è godibile, ma non possiamo dire sia il migliore dello Studio.

Lo Studio Trigger è specializzato nella narrazione dell’impossibile e trasforma con maestria l’irreale in reale e i personaggi si muovono in un mondo in cui si può precipitare da un grattacielo salvandosi per miracolo, ci si può scontrare con lupi giganti e ci si può trovare ad essere amici della figlia del boss della malavita.

E non mancano nemmeno gli sketch comici, tutti in stile Studio Trigger, con battute semplici, facili da capire e reazioni esagerate dei personaggi che fanno sorridere.



Il doppiaggio

L’anime è doppiato in italiano, e devo dire che è stato fatto un discreto lavoro, peccato solo non vedere alla fine i credits con l’elenco dei doppiatori coinvolti: nell’elenco manca giusto l’italiano che vanta tra i doppiatori migliori al mondo.

La musica

Mabanua ha composto la musica della serie, una delle note di maggior pregio di questo anime che ha dei motivetti davvero piacevoli che dopo poco entrano in testa. Il tema musicale Ready To è interpretato da Sumire Morohoshi, mentre Aaamyyy esegue la sigla finale Night Running.



Gli animali antropomorfi o gli uomini-bestia negli anime

Di certo questo è il periodo degli animali-umani negli anime e dopo Beastars e Dorohedoro Netflix ne sdogana un altro, Brand New Animal appunto, ma di genere diverso dai primi due (anche se è curioso che sia Shirou di Brand New Animal che Legoshi di Bestars siano due lupi).

Sarà che per parlare di brutture e bellezze del mondo degli uomini bisogna confrontarci con le bestie che ci sono in noi? Non sarà forse che le bestie vere sono gli esseri umani e che alla fine il povero lupo sia costretto a fare la parte del cattivo?

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