A fine novembre era stata comunicata la decisione di demolire il primo palazzo di Kyoto Animation, distrutto da un incendio doloso. L’autore del gesto, che ha causato la morte di 36 persone, è il quarantunenne Shinji Aoba.
Prima però, ricostruiamo l’accaduto. La mattina del 18 luglio 2019, alle 10.30, ora locale, Shinji Aoba era entrato nello studio del distretto Fushimi, a Kyoto, e aveva appiccato il fuoco versando in più punti benzina mentre urlava, secondo alcuni testimoni «Morite!». Il fuoco si era propagato presto nei diversi piani dell’edificio, in cui si trovavano 74 persone, di cui 36 non sono sopravvissute e molte sono rimaste ferite. Ad aiutare la diffusione probabilmente anche i numerosi fogli di carta, presenti nell’edificio. Si tratta della peggiore strage in Giappone da quasi vent’anni, l’ultima di queste dimensioni risale al 2001, un altro incendio nel distretto di Kabukicho a Tokyo, che ha ucciso 44 persone.
Secondo i media locali l’uomo avrebbe comprato 20 litri di benzina a una stazione di servizio proprio quel giorno. Sul posto sono stati trovati anche dei coltelli, ma non è chiaro se fossero parte del piano oppure appartenessero a qualcun altro.
L’autore del gesto si era dichiarato colpevole, ma non era stato arrestato, anche a causa delle gravi lesioni che aveva subito lui stesso durante l’attacco. In Giappone infatti, è obbligatorio che l’imputato sia in uno stato di salute sufficientemente buono da poter sopravvivere in carcere in attesa del processo. Aoba era quindi rimasto in ospedale, e la sua permanenza è stata prolungata a causa dell’emergenza sanitaria in corso e all’alto rischio di infezione che corre. Questo fino al 27 maggio 2020, quando l’arresto di Aoba è stato ufficializzato dalla prefettura di Kyoto, che lo condurranno nel carcere di Osaka.
Delle sue motivazioni si sa ancora poco: secondo la polizia l’uomo avrebbe problemi di salute mentale, e dopo aver appiccato l’incendio avrebbe urlato che i dipendenti di Kyoto Animation lo avrebbero plagiato. Secondo fonti investigative l’uomo avrebbe ammesso che il gesto è stato provocato dalla rabbia per il furto del suo romanzo. Al momento però non sono stati trovati collegamenti tra il sospettato e lo studio di animazione.