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IF – La Fondazione Immaginaria, quattro storie fuse in un solo universo | Recensione

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Quattro mondi narrativi, due media diversi, un solo universo. Dire che IF – La Fondazione Immaginaria, la storia che vi raccontiamo in questa recensione, sia un progetto ambizioso, sarebbe limitativo. Non serve la spiccata fantasia di Leo Knight, protagonista sia del libro che del fumetto, per immaginare il lavoro di Fabio Guaglione, insieme agli autori e fumettisti che hanno scritto i romanzi e i graphic novel che compongono l’Imagoverso: Quarantine Prophets, Carisma, Carnivalia e, per l’appunto, IF – La Fondazione Immaginaria. Quattro mondi, con i loro rispettivi “poteri” e personaggi, tutti fusi nella stessa storia. Ma ha funzionato? E soprattutto, potete leggere solo quello che volete, oppure dovete seguire tutta la saga? Vi aiutiamo a capirlo in questa recensione di IF – La Fondazione Immaginaria.

La nostra recensione di IF – La Fondazione Immaginaria

Solitamente, nelle nostre recensioni, partiamo dalla storia: è quasi sempre il motivo per leggere un libro o un fumetto. Ma il progetto dell’Imagoverso merita un approccio diverso, perché ha un coraggio che ci ha davvero colpito. Anzitutto, progettare universi crossmediali non è banale nel mondo dell’editoria. E poi si tratta di un progetto tutto italiano, con romanzi editi da La Corte e fumetti da Panini Comics — cosa ancora più rara.

Quattro mondi, due media: un universo

Tutto nasce con Quarantine Prophets – Epifania (che abbiamo recensito qui), che ci porta in una prigione per Profeti. Si tratta di persone che, all’improvviso, mostrano superpoteri — un mix fra un “prison drama” e gli X-Men. Continua con Carisma – La scienza dell’anima, che vede la scienziata Clara De Martini lavorare con l’esorcista Padre Jacques, facendosi aiutare da una persona tormentata da un dono maledetto, Erik. Un po’ noir e un po’ horror, fra scienza e religione. Poi arriva Carnivalia – La notte della maschera di fuoco, dove un artefatto mistico trasforma gli invitati a una festa nella maschera che indossano, con un gruppo di ragazzi che dovrà spezzare l’incantesimo. Ma si fonde in IF – La Fondazione Immaginaria, l’oggetto di questa recensione.

Oltre ai fumetti, sono usciti anche quattro romanzi, che completano e arricchiscono ognuno dei quattro mondi. L’indagine dell’anima ci ripresenta i protagonisti di Carisma; La prigione dei Profeti ci mette nei panni di una delle guardie di Quarantine Prophets; Schiavi della maschera ci fa vivere la precedente notte magica di Carnivalia, quando la maschera risveglio le divinità degli schiavi diretti in America. E poi c’è il romanzo di IF, che introduce tutti i personaggi della scuola dell’immaginazione al centro del fumetto (di cui vi parleremo più nel dettaglio.

Durante i vari fumetti e nei romanzi, Guaglione e i suoi co-autori hanno messo indizi di varia natura del fatto che i quattro mondi fossero collegati. Ma è solo con il fumetto di IF, uscito quest’anno, che hanno tirato le fila in un crossover fumettistico.

Recensione di IF – La Fondazione Immaginaria: il potere dell’immaginazione

I crossover non sono certo una novità per il mondo dei fumetti. Ma di solito, avvengono fra personaggi dello stesso mondo: Batman e Superman possono facilmente percorrere la distanza fra Gotham e Metropolis. In altri casi, si ricorre al “multiverso” per far incontrare personaggi troppo diversi per vivere nello stesso mondo. Ma l’Imagoverso, invece, ha usato il potere dell’immaginazione.

Per poter tessere tutte le fila, serviva una storia capace da fare da “contenitore” di tutte le altre. Il mondo di IF è quello perfetto per questo tipo di esercizio — e lo si capiva già leggendo il romanzo di Fabio Guaglione e Maurizio Temporin. È qui che incontriamo Leonard, un giovanissimo aspirante scrittore che viene reclutato in una “scuola per Bambini Imago”.

In questo mondo, scopriamo, l’immaginazione può dare vita ai personaggi inventati da scrittori e leggende. I Bambini Imago, come Leo o i suoi compagni di corso Rebecca, Mirko ed Eve, hanno tanta fantasia da poter immaginare dei modi per catturare questi essere fantastici (Imagonoidi). E quando li immaginano con convinzione, questi modi diventano reali e loro risolvono le missioni.

Accanto a loro troviamo personaggi nuovi come la mentore Mila, ma anche “vecchie conoscenze” di tutti i lettori, come Sherlock Holmes, un Imagonoide consapevole che ha deciso di diventare un insegnante per la IF.

Una storia per unire più mondi in un solo Imagoverso

Nel mondo di Leo e compagni, leggere libri è l’atto più potente che qualsiasi persona possa fare. Ma anche la nona arte non scherza. Diego è un ragazzo che divora fumetti di ogni tipo, e vuole presentare una sua sceneggiatura originale al prossimo evento Nerd della propria città per realizzare il suo sogno: diventare un fumettista.

Suo padre non è della stessa idea: vorrebbe che si concentrasse di più sulla scuola, soprattutto perché Diego è peggiorato molto da quando ha perso la madre. Diego, però, per un caso fortuito scopre di poter diventare molto più che un autore: trova una maschera magica in un cassonetto, la stessa di uno dei suoi fumetti preferiti, Carnivalia.

Dalla camera di Diego capiamo subito che Carnivalia non è il solo fumetto dell’Imagoverso che ha letto. E nel corso della storia, troveremo anche poteri, artefatti e personaggi di Carisma e Quarantine Prophets.

La IF scoprirà che qualcosa non funziona nel verso giusto. E sospetta che la fantasia di Diego possa giocare un ruolo in quello che sta succedendo: le storie dell’Imagoverso stanno prendendo vita. Ma si tratta solo del potere dell’immaginazione, o c’è qualcos’altro sotto?

Un bilanciamento difficile

IF – La Fondazione Immaginaria si presta naturalmente a contenere in sé altre storie. Nel romanzo, troviamo alcune pagine tratte da classici come Il Mago di Oz, trascritti parola per parola, per ispirare i protagonisti della storia principale. Quindi tirare le fila dell’Imagoverso ha senso qui.

Tuttavia, il rischio è sempre quello di snaturare il tono “naturale” dei personaggi. Come un Batman dentro una storia di Flash, Padre Jacques di Carisma non si trova a suo agio nel tono più spensierato di IF. Lo stesso vale al contrario: vedere i personaggi di Quarantine Prophets dà un tono più “adulto” alla scuola di immaginazione che rischia di stridere un po’.

Questa è la grande scommessa dell’intero Imagoverso: trovare lettori che possano trovarsi a proprio agio in tutti i mondi. Carnivalia e IF si rivolgono a un pubblico decisamente più giovane rispetto a Quarantine Prophets e Carisma, cosa che rischia di ridurre il numero di lettori che vogliono vivere l’esperienza per completo. Non che sia obbligatorio: tutti i mondi stanno in piedi da soli. Ma questa storia in particolare migliora se avete letto anzitutto il romanzo omonimo, ma anche tutti i fumetti (e meglio anche i romanzi). E per farlo dovete abituarvi a saltare da un tono all’altro, da un genere all’altro in maniera piuttosto fluida.

Recensione di IF – La Fondazione Immaginaria: cosa significa fare centro

Noi siamo lettori onnivori e, in linea di massima, dobbiamo dire che esplorare l’Imagoverso ha suscitato il nostro interesse. Ma abbiamo trovato IF – La Fondazione Immaginaria meno “immaginifico” di quanto ci aspettassimo. Il romanzo ha una progressione piuttosto scontata, e i “meta-riferimenti” di Leo che cita il Viaggio dell’Eroe non fanno che sottolinearlo. Alcune delle rivelazioni (per esempio, su chi è il cattivo finale) sono un po’ telegrafate e alcune scene non ci hanno colpito emotivamente come avrebbero dovuto.

Ma, forse, non si tratta di vere e proprie pecche, quanto del fatto che sia un romanzo di avventura per ragazzi, volutamente più semplice da seguire. Lo stesso vale per il fumetto, che per contenere la complessità dell’Imagoverso finisce per semplificare la struttura della trama.

L’ambizione di questo fumetto era quella di far convergere quattro diversi mondi e due diversi media: in questo, pensiamo che Guaglione, Temporin, Gammardella e Rudoni abbiano fatto centro. La storia fa convergere gli altri universi narrativi in maniera convincente, oltre che efficiente. Il problema è che il fumetto dovrebbe anche far convergere due diversi toni, quello più “adulto” di Carisma e dei Profeti con quello più “giovane” di Carnivalia e dei Bambini Imago. E su questo fronte ci sembra che manchi qualcosa.

Questo, tuttavia, non per forza deve essere un limite. Per esempio, sarebbe interessante vedere un incontro dell’Imagoverso nel mondo buio e lugubre di Carisma, anche se forse trovare una logica con cui legare le storie sarebbe complicato. Ma, dopotutto, questo intero universo si basa sulla forza dell’immaginazione: non c’è nulla di impossibile.

Trovate il fumetto sul sito di Panini Comics, mentre su quello di La Corte potete anche acquistare la combinazione libro e fumetto.

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IF. La Fondazione Immaginaria
Guaglione, Fabio (Autore)

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Il fascino della musica italiana in un party game: com’è Hitster Solo Musica Italiana

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C’è chi le conosce tutte e chi, conoscendole tutte, ci tiene a farlo sapere al mondo. Con Hitster Solo Musica Italiana, il classico gioco di carte incontra la musica, offrendo un’esperienza unica per gli appassionati di suoni nostrani. 

Questo party game, frutto della collaborazione tra Yas!Games e Radio Italia, celebra il meglio della musica italiana con una playlist curata che attraversa diversi decenni di storia musicale del Belpaese. Abbiamo avuto il piacere di provarlo per qualche settimana, allietandovi le serate autunnali (tanto per citare a metà un Re della canzone italiana), ed ecco come ci è sembrato.

Come funziona Hitster: Solo Musica Italiana

Il cuore del gioco è una selezione di oltre 300 brani iconici, dai classici come Mille lire al mese di Gilberto Mazzi ai successi contemporanei di artisti come Mahmood e Tananai. Nel mezzo c’è tutto il resto (e ci ha particolarmente commosso aver pescato un brano del recentemente scomparso Pino D’Angiò, giocando proprio a casa sua, nella ridente Pompei). 

Le canzoni, scelte per rappresentare generazioni diverse, offrono un’esperienza inclusiva e coinvolgente, rendendo il gioco perfetto per famiglie e gruppi di amici. La presenza di artisti iconici come Mina, Vasco Rossi e Lucio Battisti, insieme a voci più recenti, garantisce una sfida avvincente per tutti​. L’immancabile confronto generazionale – che trascende le dinamiche del gioco stesso – porta poi a interessanti dibattiti, soprattutto se giocate in una compagnia di età variegata (e di grandi appassionati di musica italiana).

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Ma precisamente, come si gioca?

Le regole di Hitster: Solo Musica Italiana sono intuitive: ogni giocatore pesca una delle 300 Carte Canzone, la scopre e la pone davanti a sé. Ogni Carta presenta il titolo di una canzone della storia della musica italiana, ma soprattutto comprende la data di uscita del brano in questione. Sarà quello l’anno Zero di ogni giocatore, che da lì dovrà comporre la loro timeline corretta. 

A turno si pesca quindi una nuova Carta Canzone senza scoprirla: sul retro vi è infatti un QR Code da scansionare tramite l’app dedicata (disponibile su dispositivi Android e iOS) e si ascolta il brano (tramite Spotify, quindi è consigliato avere un abbonamento Premium). Una volta partita la riproduzione del brano (l’app nasconde tutte le informazioni relative alla canzone), il giocatore dovrà posizionarla sulla propria linea temporale, creando così una timeline della musica italiana

Una volta posizionata la carta, la si potrà girare: se la data di uscita del brano sarà corretta rispetto alla timeline del giocatore, quest’ultimo potrà mantenere la carta. In caso contrario dovrà scartarla, perdendola definitivamente. Si prosegue quindi in senso orario fino a quando uno dei giocatori non avrà correttamente collezionato 10 carte sulla propria linea del tempo musicale.

Regole flessibili per turni personalizzabili

Ma non è finita qui! Hitster: Solo Musica Italiana permette personalizzare il gioco con regole avanzate: (come l’uso di gettoni Hitster, utili per rubare le carte agli avversari o indovinare nome artista e titolo brano per ottenere un turno extra). A dirla tutta, nessuna di queste opzioni aggiuntive ci ha fatto particolarmente impazzire, sebbene ci abbiano dato la possibilità di inventare noi stessi regole aggiuntive e modi alternativi di utilizzare i gettoni in dotazione.

Più in generale, le regole si adattano a giocatori di età diverse, e le modalità avanzate permettono di ampliare la sfida per conquistare lo scettro di i conoscitori totali della musica italiana.

La recensione di Hitster: Solo Musica Italiana, la nostra esperienza di gioco

Da grandi appassionati di musica, dotati anche di una certa dose di competitività, abbiamo particolarmente amato le sessioni di gioco che – senza utilizzare le meccaniche più avanzate – arrivano a durare sui 40 minuti se in compagnia di 7/8 amici. Come anticipato, non ci hanno fatto impazzire le meccaniche dei gettoni Hitster, che rischiano di rendere più macchinosa l’esperienza di gioco (durante la prima sessione erano tutti molto timidi nell’usarle).

Dalla seconda giocata in poi, però, ci è venuta l’intuizione: inventiamoci noi delle regole per usare i gettoni. E allora spazio alla creatività, tra chi ha pensato bene di usarli come dischi volanti per disturbare la concentrazione degli avversari e chi ha optato per considerarli come punti bonus da accumulare e vincere la partita. Insomma, da questo punto di vista, il regolamento di Hitster: Solo Musica Italiana si presta a numerose reinterpretazioni in cui unico limite è la creatività di chi gioca.

Un affresco impressionista della storia della musica italiana

Un aspetto che abbiamo particolarmente apprezzato è stata la selezione musicale, con gemme dimenticate e imperante effetto nostalgia. Bene l’integrazione con l’app del gioco, che si appoggia a Spotify nascondendone i dettagli, ma scomodo se non si ha un abbonamento Premium alla piattaforma di streaming. Inoltre, avendo giocato con un iPhone 15 Pro Max, il dynamic island ha rischiato di mostrarci le copertine dei brani in questione (agevolando i più furbi). 

Infine un ultimo elogio ai ragazzi di Yas!Games e Radio Italia: i 300 brani rappresentati dalle Carte Canzone regalano un vero e proprio quadro impressionista della storia della musica italiana, e più di una volta ci siamo presi una piccola pausa dal gioco: perchè quella canzone proprio non potevamo skipparla.

Poi, ovviamente, siamo tornati contenderci la corona di conoscitore assoluto della musica italiana.

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Rocco Giocattoli Yas Games – Hitster Radio Italia
[NOVITÀ] – Una nuova versione di Hitster, targata Radio Italia, con solo musica italiana.[MUSICA] – Fate un viaggio nella memoria in Hitster Radio Italia con più di 300 hit italiane degli ultimi 100 anni.[CREA LA TIMELINE] – Il primo giocatore che riesce a costruire una sequenza temporale da 10 Carte Musicali, vince![DAI VITA ALLA PLAYLIST DEFINITIVA] – Hitster Radio Italia è un gioco stand-alone, ma puoi unirlo a Hitster “la sfida musicale del Secolo” per creare la Playlist definitiva!

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Daniel Cuello ci racconta Piovono Corvi

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Due anziani signori appollaiati all’ultimo piano di un palazzo, guardano un mondo in crisi. Ambientale, sociale, politica. Ma Attilio e Zena non sono semplici spettatori di questa tempesta: molti anni prima erano nella stanza in cui si decise di creare il Partito che governa il Paese. Nel suo nuovo graphic novel, Piovono Corvi, Daniel Cuello racconta un mondo non troppo lontano dal nostro: lo stesso in cui ha ambientato Residenza Arcadia, Mercedes e Le Buone Maniere (che ci aveva raccontato in un’altra intervista due anni fa). Ma è una storia a sé stante, ricca di personaggi complessi e temi forti — che continuano a parlarci anche dopo aver chiuso il libro. Perché, come ci spiega Cuello in questa intervista, non è un futuro distopico: è un mondo a meno di cinque minuti (forse pochi secondi) dal nostro.

Piovono Corvi, intervista all’autore Daniel Cuello

In questa storia, tutti hanno i minuti contati. Il Partito, che governa lo Stato (non molto immaginario) in cui vivono i personaggi di Piovono Corvi, sta per subire una resa dei conti. Il pianeta stesso, sconvolto dalla crisi ambientale, sembra più arido che mai. In questo mondo che brucia, Attilio e Zena avanzano lentamente sotto il peso dei loro anni. Qualcuno li sta cercando, per chiedere conto di quello che hanno fatto anni fa, quando il Partito stava solo nascendo. Anche se Zena, non si ricorda di quello che ha fatto, affetta da quella che sembra demenza senile.

Mentre cercano di sopravvivere, aiutati anche da Sami e dal complesso gruppo di personaggi che vive nel loro hotel vicino al confine, assistiamo anche a un’altra persona in fuga. Una donna che non parla, ma che fugge da un pericolo che non vediamo. Questa doppia “bomba a orologeria” ci costringe a girare le pagine con dita ansiose, mentre Cuello ci svela l’umanità dietro ai personaggi messi alle strette. Fra funzionari spietati e chi cerca di mantenere la propria morale anche nei momenti più difficili, Piovono Corvi ha un cast di personaggi che non potremo dimenticare. Anche perché è nei loro ricordi che si celano i segreti più indicibili e i punti di svolta delle trame che Cuello ha saputo intrecciare per un impatto emotivo davvero fortissimo.

Il tempo di cambiare, il tempo di ricordare

Se è vero che abbiamo apprezzato tutti i romanzi grafici di Cuello, con il suo stile carico di pathos e i personaggi spietatamente complessi, ci sembra che Piovono Corvi colpisca forte come non mai. Forse perché il mondo della storia è in crisi permanente, forse perché anche il nostro lo è.

Con il tuo nuovo libro, ci riporti in un mondo che conosciamo bene dopo Residenza Arcadia, Mercedes e Le Buone Maniere (ci sono anche diversi “easter egg”). Se già nei primi tre volumi questo mondo è pieno di tensioni, in Piovono Corvi sembra al collasso. Cosa sta succedendo? Questo libro è il culmine della storia che hai voluto tracciare con gli altri romanzi (pur autoconclusivi)?

Piovono Corvi ha un respiro, una quantità di personaggi, trame e sottotrame tutte sue e per quanto possa sembrare vicino agli altri libri, è completamente diverso. Perché sono diversi i perni intorno ai quali gravitano i vari eventi. Chiaramente, poi, dietro la storia che seguiamo, alle spalle dei protagonisti, c’è tutta un’altra linea narrativa che funziona per conto suo ma che, però, non toglie niente a chi legge i libri in modo randomico. Da questo punto di vista non direi che Piovono Corvi è il culmine, è, semmai, un punto di non ritorno lungo un percorso, un punto in cui un cambiamento si rende necessario.

Fin dalla prima pagina, si capisce che il tempo gioca un ruolo fondamentale in Piovono Corvi. Anzitutto, perché gli eventi della trama e la struttura stessa del romanzo sembrano bombe a orologeria. Perché hai puntato su questa continua urgenza (specie dopo Le Buone Maniere e il suo ritmo volutamente lento)?

Non credo di essere il solo a provare angoscia per il tempo che passa, che scade, in un qualunque contesto. Talvolta al punto di diventare il mio unico pensiero. Un conto alla rovescia che inevitabilmente diventa fretta, angoscia, urgenza perché, appunto, il tempo sta finendo, il tempo sta cambiando, e nulla può sfuggire al tempo. Da cui la necessaria struttura ad orologeria dell’intera storia.

A proposito di tempo, la storia si gioca su due piani temporali diversi: da un lato vediamo flashback sulla nascita del Partito e della dittatura che ha portato, dall’altro vediamo quello che sembra essere il suo collasso. Avevi già in testa questo inizio e questa fine quando hai immaginato il mondo in cui sono ambientati i tuoi romanzi? Oppure sono gli eventi degli altri libri che ti hanno fatto scrivere la “storia ufficiale del partito”?

Ahimè no. Mi spiego. Fin da Residenza Arcadia avevo in testa l’organigramma del Partito, che forma di “nazione” fosse, quali le sue figure chiave. Ma non sapevo ancora dell’esistenza di Zena o Attilio. In effetti già in Mercedes avevo messo un confine protetto da cinte murarie e introdotto gli anni senza nuvole accennati per la prima volta da quella carogna di Carlito. In Le buone maniere Sandro scappa a “nord”, dove, oltre il confine, esiste un’intera nazione fatta di profughi. Mentre lavoravo a Le buone maniere sapevo che qualcosa sarebbe accaduto lassù, dove non piove, nel deserto che attraversa Mercedes e nel quale trova rifugio Sandro. Ma il resto no, non lo sapevo. E ahimè, come dicevo, non mi sono dovuto inventare molto se non i personaggi e le loro vicissitudini: la realtà, quella che viviamo quotidianamente noi qui o in altre zone geografiche del pianeta, sono già come le descrivo io in Piovono Corvi. Per questo mi sorprendo quando parlano di distopia. Distopia in che senso, se tutto ciò che racconto o è già capitato o sta capitando, magari altrove?

Di tempo sembra averne poco anche la protagonista del tuo romanzo, Zena, una donna anziana che non ricorda più il suo passato. Ma è proprio riacquistando la memoria di quello che ha fatto che vediamo il suo personaggio evolvere: non perché cambia, ma perché ricorda chi è. Cosa ti ha spinto a scegliere Zena come protagonista, e che ruolo gioca la memoria in questa storia?

Gli anziani delle mie storie hanno tutti un motivo di essere tali. Non ci potrebbe essere la latta di metallo con il significato che si porta dentro, se non ci fosse l’anziano Dimitri a conservarla con amore. Non ci sarebbe la difficoltà di accettare il nuovo, il diverso, senza la rigidità del più maturo Gianluigi di Le buone maniere. La vecchiaia mi permette di raccontare due storie contemporaneamente. La memoria individuale e quella collettiva e di come, queste due memorie, interagiscono fra di loro entrando spesso in contrasto e impedendo di arrivare una una sola Verità.

Oltre alla memoria, in questo libro mi sembra che parli molto di “responsabilità”. Ci sono personaggi che cercano di sfuggirle: Attilio, il marito di Zena, che “sente il passato che lo guarda”; il Partito che prova a scaricare le sue colpe; la colpa indicibile di Carlito. Invece, Zena e la donna muta che scrive “mi dispiace” su un cartello si assumono le proprie responsabilità, e questo fa sperare in una redenzione. Perché questa contrapposizione, e cosa significa all’interno della storia?

Più che di redenzione, parlerei di stanchezza, di rassegnazione. Attilio rappresenta il fatalismo, anche quando prova ad opporsi al passare del tempo, non può non sentire il gravare degli anni, dei ricordi e delle scelte.

Nel romanzo, vediamo anche molti personaggi bistrattati per il loro ruolo e per le proprie origini, come Alejandro e Sami. Che ruolo giocano in Piovono i Corvi?

Anche questi personaggi, Sami e Alejandro, sono uno specchio ben preciso di alcune fette della nostra società che non vogliamo vedere, che nascondiamo, che ci spaventano. Forse per paura della ricchezza culturale e conseguente cambiamento che possono portare e la rabbia, la frustrazione, che deve necessariamente trovare una sua collocazione, una valvola di sfogo, all’interno della società. E invece no. Continuiamo a nascondere ciò che ci spaventa o che richiede più fatica.

Anche la religione trova il suo spazio in questo romanzo, specialmente nel ruolo del cardinale Raysol e del “monaco essiccato”. Cosa hai voluto raccontare con questi due personaggi?

Può esistere una persona che non creda in niente? Che sia Dio, Ishqur, la scienza, un’ideologia politica o il proprio io, ogni persona ha bisogno di poter credere in qualcosa. Questo, però, significa accertare anche i rischi che comportano i dogmi che ogni credenza porta con sé. Come il totale smarrimento del cardinale Rayosol.

Due anni fa a Lucca ci avevi spiegato che questo mondo è “cinque minuti nel futuro” rispetto al nostro. E sicuramente si riescono a vedere alcuni paralleli con le attualità: la gestione dei rifugiati, il riscaldamento globale. Cosa separa il nostro mondo (che spesso racconti nelle tue strisce sui social) da quello che vediamo in Piovono Corvi?

Ormai i cinque minuti sono diventati pochi secondi. È il motivo per il quale mi sono impegnato molto, lavorando fino allo sfinimento, per farlo uscire in questo periodo. Avrei tranquillamente potuto chiedere a Bao Publishing di posticipare l’uscita alla prossima primavera e non credo avrebbero avuto molto da obiettare, ma mai come ora, e il conto alla rovescia del libro ne è testimone, sentivo che tra anche solo sei mesi sarebbe stato troppo tardi. Il momento era ora.

Il romanzo ha molti momenti “fatalisti”, in cui sembra come nel Gattopardo che tutto deve cambiare perché nulli cambi. Però, ci sembra che pur con un finale drammatico hai voluto dare una speranza: una persona può fare la differenza, se fa la cosa giusta. La pensi davvero così, anche fuori dal romanzo?

Deve necessariamente essere così! Beninteso: la collettività, la comunità, l’intersezione delle battaglie sono la valanga. Ma non ci sarebbe nessuna valanga senza i sassolini che la scatenano, in montagna, per citare Gandalf. Ed è proprio di quei piccoli, dimenticati, sassolini, che a me piace parlare, osservare, comprenderli, diventarne uno a mia volta. E mentre sono lì, tra i sassolini, percepisco la valanga tutt’intorno.

Hai ancora storie da raccontare in questo universo narrativo? Cosa possiamo aspettarci da questo futuro?

Me lo chiedono spesso e la mia risposta per ora è sempre la stessa “lo scopriremo”. Io un po’ di cose le so già

Piovono Corvi è una storia forte, da leggere e da analizzare. Ve lo consigliamo, e anche se come diceva Cuello non c’è bisogno di leggere gli altri libri (Residenza Arcadia, Mercedes, Le Buone Maniere) per capirlo, pensiamo che anche loro meritino una lettura. Potete trovare Piovono Corvi sul sito di Bao Publishing, in libreria e nel box Amazon qui sotto.

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Piovono corvi
Cuello, Daniel (Autore)

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Oceania 2: esclusiva carta Disney Lorcana in regalo con UCI Cinemas

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Oceania 2, nuovo capitolo del film d’animazione Disney, esordisce nelle sale italiane il 27 novembre, e in occasione dell’uscita, UCI Cinemas offre un regalo esclusivo per i fan: una carta speciale di Disney Lorcana dedicata a Vaiana, protagonista del film.

L’iniziativa di UCI Cinemas che unisce Disney Lorcana e Oceania 2

UCI Cinemas celebra l’uscita di Oceania 2 con un’iniziativa per gli appassionati di cinema e del gioco di carte Disney Lorcana. Chi acquisterà il biglietto per una proiezione del film tra il 27 novembre e l’8 dicembre, attraverso il sito o l’app ufficiale del circuito, riceverà in omaggio una carta esclusiva: “Vaiana — Avventuriera per Terra e per Mare”.

Questa carta, non reperibile altrove, promette di diventare un elemento di grande valore per i collezionisti e i giocatori del gioco di carte che ha per protagonisti i personaggi Disney.

Disney Lorcana, gioco di carte collezionabili basato sui personaggi Disney, ha guadagnato rapidamente popolarità. La carta “Vaiana — Avventuriera per Terra e per Mare” rappresenta un’opportunità unica per i fan di espandere il proprio mazzo con un elemento esclusivo e celebrativo.

Manca sempre meno all’uscita di Oceania 2

La pellicola, diretta da David Derrick Jr., Jason Hand e Dana Ledoux Miller, prosegue le vicende di Vaiana, protagonista del primo episodio del 2016. La storia inizia con un richiamo inaspettato dai suoi antenati, che spinge la giovane esploratrice a intraprendere un viaggio oltre i confini conosciuti dell’Oceania. Ad accompagnarla, il semi-dio Maui e un gruppo di nuovi compagni.

Settimana scorsa Disney Italia ha annunciato che ci sarà anche Giorgia il cast vocale italiano del film. La cantante entra nella squadra di doppiatori, dando voce a Matangi, un nuovo personaggio che porterà una dinamica intrigante al viaggio di Vaiana.

Oceania 2 arriverà nelle sale italiane a partire dal 27 novembre. Nel frattempo potete (ri)guardare il primo film in streaming su Disney+.


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